SPRUGOLA
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Nell’ambito del golfo della Spezia sono note da tempo (sec. XVII°) alcune tipiche risorgive di acqua dolce che scaturiscono sia dal terreno in pianura sia dal mare. In particolare ad alcune di esse è stato associato il termine dialettale di “sprugola”intendendo delle depressioni acquitrinose superficiali variabili come dimensioni. Tale fenomenologia è ricollegabile ad un sistema artesiano collegato ad una rete idrografica sotterranea di origine carsica che determina la creazione di vie di penetrazione verticali in sedimenti di origine continentale ed alluvionale, spessi anche più di 40 metri. Tra queste sprugole, la più importante per dimensioni ed implicazioni connesse alla protezione civile, è la così detta sprugola dell’arsenale, che era ubicata tra le attuali Via Gramsci (ex via Maria Adelaide) e Viale Amendola ( ex viale Savoia) e si manifestava con due laghi: uno lungo circa 120 m e largo 40 ed un secondo , circolare (detto sprugolotto),di circa 20 metri di diametro. L’evoluzione di questa forma è attestato da alcune cartografie storiche di cui alcuna conservate presso il comune della Spezia. In seguito all’espansione urbana dei secoli XIX° e XX° le sprugole vennero ridotte e colmate, così come il reticolo idrografico che le collegava, finendo per scomparire ma nel caso dello sprugolotto, interventi edilizi poco accorti, hanno facilitato nel tempo il ritorno dello stesso e l’insorgere di problemi statici in alcuni edifici costruiti nelle vicinanze con la recente demolizione (anni 90) di uno di essi.
INQUADRAMENTO GEOLOGICO
Il golfo della Spezia rappresenta il margine sudorientale di una depressione tettonica allungata secondo la direzione appenninica NW/SE, compresa tra due promontori, costituiti ad ovest da una piega rovesciata che coinvolge le formazioni della Falda Toscana, ad est da un’anticlinale in posizione normale in cui sono implicate più Unità tettoniche. Queste strutture sono il risultato di una fase tettonica distensiva, iniziata nel Pliocene medio-superiore e ancora attiva, che ha interessato l’Appennino settentrionale originando sistemi di horst e graben delimitati da faglie dirette allineate circa NW/SE con rigetti anche notevoli, attivatasi su una precedente fase compressiva, culminata nel Miocene superiore, che ha causato una struttura a falde di ricoprimento con sovrascorrimento delle Unità liguridi su quelle toscane.
Una di queste faglie dirette è la discontinuità che dalla Spezia si sviluppa fino a Carrodano (nella carta seguente la località non è compresa, la discontinuità passa vicino a Pignone), raggiungendo nella parte meridionale un rigetto di circa 2000 metri, mettendo a contatto i terreni triassici della Falda Toscana con le formazioni dell’Unità ligure di M. Gottero. All’interno del golfo si rinvengono potenti depositi quaternari di ghiaie, sabbie e argille di origine fluviale e marina.IL FENOMENO DELLA SPRUGOLA
Sui vasti affioramenti calcarei della Falda Toscana, qui rappresentata da sequenze di terreni che vanno dal Trias all’Oligocene, si sono instaurati fenomeni carsici di vario tipo: doline, campi solcati, campi a massi, valloni carsici e quelli di tipo ipogeo: sorgenti, anche marine, voragini, pozzi e caverne. Tra questi fenomeni quello delle “sprugole è piuttosto caratteristico dello spezzino. Il termine sprugola è già presente in un documento del Consiglio della Spezia del 1483, la voce deriva dal latino speluncula che deriva da speluca, spelunca = caverna ed infatti nello spezzino con il termine sprugola si intende una voragine ad andamento verticale. Il vocabolo viene anche impiegato per indicare zone acquitrinose da cui sgorga acqua (AMBROSI-1983). Nell’ambito della piana su cui sorge parte della città della Spezia, formatasi, come detto, per l’accumulo di depositi continentali e marini, in passato erano presenti varie depressioni acquitrinose dalle quali sgorgava acqua e indicate, appunto, con il termine dialettale di sprugola. Il termine è stato impiegato, infine, anche per sorgenti di acqua dolce che sgorgavano in mare di cui quella di Cadimare è senz’altro la più nota (sprugora di Maggiola), citata anche da LANDINELLI (1610) E VALLISNERI (1733) e mappata da (TAGLIAFICHI (1810) che riporta anche i Pantani d’acqua stagnante della zona degli Stagnoni (già indicati da VINZONI - 1747). Questi acquitrini erano alimentati da sorgenti di subalveo ed erano dotati di canali emissari che si sviluppavano nella pianura sfociando nel canale Lagora o direttamente in mare. La più grande di queste sprugole era nota come il “lago delle sprugole”, allungato secondo la direzione NE/SO, misurava 120 metri per 40, con due emissari verso est. All’estremità orientale si trovava una altro laghetto di circa 20 metri di diametro (sprugolotto). L’esistenza di questi “laghi”, immortalata nell’800 da alcuni pittori (Fossati,Cambiaso) è testimoniato anche da reperti cartografici citati in bibliografia. Anche il geologo Capellini, originario del Golfo e noto conoscitore delle “curiosità” locali, nella sua carta del 1863, nonostante la scala adottata non consentisse di scendere troppo nel particolare, ha ritenuto di dovere inserire queste informazioni, inserendo sia la polla di Cadimare che i “laghi” della Sprugola e degli Stagnoni. Nel corso degli anni la Sprugola ha subito una notevole variazione sia nella forma sia nel tracciato degli emissari. Quanto sopra è da riferirsi alla genesi di queste formazioni, dovuta alla risalita di acque dal substrato calcareo, ricoperto da sequenze sabbiose e argillose potenti, in zona, oltre 50 metri. Si è osservato che in concomitanza di periodi di prolungate precipitazioni meteoriche si determina un aumento del carico piezometrico nell’anfiteatro costituito dalle colline che circondano la città, con conseguente [aumento di pressione nei condotti carsici presenti nella roccia calcarea che costituisce il substrato di parte della città (RAGGI - 1992). L’aumento di pressione favorisce la risalita delle acque in superficie con ampliamento deibacini esistenti o apertura di nuovi laghetti. Quanto detto può giustificare la variazione nel tempo del lago della Sprugola, così come è testimoniato da varie cartografie, risalenti al XVIII° e XIX° secolo, in cui appunto le dimensioni della Sprugola cambiano sensibilmente. Una ricerca storica effettuata nell’ambito dello studio idrogeologico svolto dalla GEOCONSULT consente di rimarcare con maggiore precisione questo aspetto, confrontato con l’edificazione attuale.
Lo sviluppo della città ha causato la progressiva bonifica e quindi la scomparsa di questi laghetti, mediante il riempimento con materiale granulare. Anche nel nostro caso si è proceduto all’interrimento. Il primitivo lago è stato smembrato e riempito, sopravvivendo solo due piccoli specchi, attraversati dal canale Lagora, deviato per la costruzione dell’Arsenale. Di questi laghi, quello all’estremità occidentale, all’interno dell’Arsenale marittimo, è stato sfruttato per le esigenze idriche della Marina Militare, captando la sorgente che lo alimentava mediante l’infissione di un tubo lungo 30 metri (vedi foto), l’altro, propaggine orientale, chiamato “sprugolotto Cozzani”, dal nome del proprietario dei terreni limitrofi è stato inglobato nella città che “avanzava”. Anche questo laghetto però è stato sacrificato alle esigenze di sviluppo urbanistico ed è stato riempito per costruire. In questo caso però, nonostante le varie ricariche di cui è stato oggetto, non si è riusciti a bonificare stabilmente l’area, tanto che i modesti manufatti eretti sono stati progressivamente demoliti per le lesioni che si manifestavano. All’epoca si era anche provveduto a regimare le acque assicurando la loro raccolta e allontanamento mediante canalizzazioni artificiali, assicurando pertanto uno sfogo alla defluenza idrica. Il lago è tornato clamorosamente alla ribalta negli anni 70, quando ormai dimentichi del passato, si costruì una nuova palazzina di tre piani, in cemento armato, fondata su pali di grosso diametro lunghi 20 metri. La costruzione probabilmente alterò e/o distrusse parte delle caTalizzazioni, oltre a forare in più punti l’orizzonte semimpermeabile di limi e argille che conteneva la risalita dell’acqua. A metà degli anni 70, dopo abbondanti precipitazioni, lo sprugolotto Cozzani si è manifestato nuovamente causando notevoli apporti di acqua che risalendo in pressione hanno causato il dilavamento e l’erosione degli strati detritici attraversati, determinando la formazione di una cavità con diametro di 7 metri al di sotto dell’edificio e allagando il cortile dello stesso; tutto ciò ha causato il collasso delle strutture portanti dell’edificio, anche per la perdita di funzionalità di alcuni pali immersi nell’acqua. Il fabbricato è stato abbandonato e si sono manifestati segni di assestamento anche nei fabbricati vicini.
INDAGINI
il Comune della Spezia avviò uno studio per comprendere il fenomeno e individuare le aree soggette a pericolo nonché i rimedi possibili. L’indagine sviluppata dallo studio GEOCONSULT s.c.r.l. della Spezia ai primi degli anni 80 si è avvalsa di prospezioni geofisiche (S.E.V. e linee dipolo-dipolo) e sondaggi meccanici in cui sono stati installati piezometri Casagrande e prelevati campioni per analisi di laboratorio per l’interpretazione finale ci si è avvalsi anche dei risultati di due vecchi sondaggi (1894/97) eseguiti nell’area per conto della Marina Militare. Tutte le perforazioni hanno raggiunto la roccia, meno una, e a profondità comprese tra 34 e 60 metri. Più in particolare l’indagine geofisica ha individuato: nell’ambito della copertura detritica una potente formazione, definita unità medio resistiva, acquifera e ad andamento lenticolare; il tetto del substrato roccioso; la probabile esistenza di fratture importanti nell’ammasso roccioso, tra cui una proprio sotto l’edificio lesionato, nonché la distribuzione areale di queste anomalie, le cui direttrici, in parte, tendono a convergere nell’intorno dell’edificio pericolante. I dati hanno consentito la stesura di varie cartografie con la ricostruzione del basamento del substrato roccioso e l’andamento della circolazione idrica sotterranea. Sulla base delle informazioni deducibili dall’indagine geofisica si sono ubicati i sondaggi meccanici; l’insieme delle informazioni, integrate da altri sondaggi e prove penetrometriche statiche eseguite in precedenza, ha permesso di redigere un’interpretazione stratigrafica che ha individuato, in estrema sintesi, la seguente successione di terreni, al di sotto di un orizzonte rimaneggiato di alcuni metri:
- limi sabbie e argille (potente da 10 a 20 metri);
- limi, sabbie e argille con ciottoli (potente da 10 a 25 metri);
- sabbia argillosa compatta con ghiaie e ciottoli (potente da 5 a 15 metri);
- substrato roccioso.
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