MONASTERO DI SANTA CROCE DEL CORVO

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Indice

COME ARRIVARE

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Con l'autostrada A12 si esce al casello di Sarzana, si prende la statale numero 432 dopo 12 km, superata Ameglia, si arriva a Bocca di Magra. Ancora pochi kilometri e si è al Monastero, isolato nel verde. In treno si scende alla stazione di Sarzana e si prosegue in taxi o con l'autobus.

STORIA

La presenza religiosa comunitaria sul promontorio di Santa Croce inizia verso il 1000, quando viene costruita una cappella che accoglie un maestoso Crocifisso ligneo leggendariamente attribuito a Nicodemo. Il 2 febbraio 1176 il Vescovo di Luni dona “32 giove di terra” ad un “monacho de Corvo” perchè edifichi un monastero, cosa che avviene celermente. Dieci anni dopo il Monastero passa ai Benedettini di S.Michele in Pisa. Il piccolo monastero non ha vita lunghissima: due secoli dopo viene abbandonato, insieme al Crocifisso, per l’insicurezza del luogo. E’ questa la causa del degrado architettonico. L’abbandono dura per tre lunghi secoli. Solo nel 1600 l’immagine del Volto Santo viene solennemente riportata a santa Croce, e in quell'occasione la chiesa viene parzialmente restaurata con la chiusura e copertura dell’abside che accoglie il crocifisso. Della chiesa originaria restano tratti notevoli delle mura perimetrali, parte della facciata, l’abside semicircolare, il transetto laterale destro, rimaneggiato, e la torre campanaria. L’intervento seicentesco è pressocchè interamente conservato: la chiusura semi-ottagonale dell’abside, la costruzione a forma quadrata edificata sui ruderi del transetto sinistro, probabile abitazione del cappellano o custode del crocifisso. Sul lato destro è dominante l’intervento ottocentesco della famiglia Fabbricotti, con l’edificazione della torre (merlettata) e altre sovrastrutture, anch’esse merlettate. Il Convento ha avuto una sorte meno favorevole. Si sono salvate solo le fondamenta perimetrali e un piccolo fabbricato in angolo al convento stesso.

DANTE

Esiste un documento importante che attesta la presenza fugace di Dante a Santa Croce. E' la lettera di Frate Ilaro a Uguccione della Faggiola, signore di Pisa verso l’anno 1315. In essa frate Ilaro racconta a Uguccione di un pellegrino che venne a bussare al monastero “al quale chiesi che volesse. Poichè egli non rispondeva, ma stava guardando il fabbricato, di nuovo chiesi che volesse o che cercasse… Allora egli disse: pace.” Ne nacque un dialogo e Dante avrebbe lasciato al monaco un manoscritto dell’inferno pregandolo di inviarlo appunto ad Uguccione con qualche nota. L’opinione degli studiosi è contrastante: c’è chi giudica la lettera una invenzione, una “ilariana impostura”, chi invece ne difende l’autenticità. Di sicuro si sa che il Boccaccio la conobbe, la trascrisse e se ne servì per scrivere il “Trattatello in laude di Dante”. Se anche la lettera non fosse autentica non si può escludere che Dante sia stato effettivamente a S.Croce, dal momento che questi luoghi erano frequentati dal grande esule

LA CHIESA

La chiesa di Santa Croce è conosciuta per la presenza al suo interno dello straordinario Crocefisso devozionale e presenta una storia istituzionale ben definita nella documentazione antica e molti studiosi sono concordi sugli aspetti generali della sua scansione cronologica. Dopo una prima fase di occupazione monastica, databile tra la fine del XII e la metà del XIV secolo, la struttura rimase abbandonata fino all’inizio del XVII secolo quando i resti dell’abside della vecchia chiesa vennero trasformati in cappella per ordine del Capitolo di Sarzana. Infine, nella seconda metà del XIX secolo i resti della chiesa e del monastero vennero inglobati e parzialmente trasformati nella residenza della famiglia Fabbricotti, divenuta nel frattempo proprietaria della tenuta. Però, le novità emerse dalle indagini archeologiche effettuate dal 2004 al 2008 hanno portato a una rilettura delle interpretazioni precedenti, da cui compare con evidenza l’importanza di un’epoca feudale a scopo di presidio del sito, molto strategico dal punto di vista della portualità del Basso Medioevo. posizione più elevata sorge il castello dei Conti Fabbricotti edificato, in stile neo medievale verso la fine dell'ottocento, da una facoltosa famiglia di Massa che è andata in rovina, dovette cederlo alle banche. Durante il giorno vi sono momenti di preghiera collettiva per le lodi, i vespri e la Santa messa. Da ottobre a dicembre e da gennaio a giugno si tengono gli esercizi spirituali; incontri di formazione cristiana, studio e preghiera; ritiri spirituali che prevedono il silenzio in tutto il periodo anche a tavola. Si celebra l'esaltazione della Santa Croce con messa solenne e via Crucis il 14 settembre. Riunioni, convegni, congressi e seminari sono organizzati da enti culturali, società e università nell'apposita sala conferenze, dotata di tutte le strutture necessarie. Il Monastero ospita persone che cercano un momento di riflessione e di preghiera. Accoglie i singoli (uomini e donne) e famiglie anche con bambini per periodi non superiori alle tre settimane e non inferiori a sette giorni, da fine giugno a metà settembre. Ci sono 90 camere, nell'ala moderna, con servizi e vista mare. Occorre prenotare per tempo. Per permanenze autogestite vi sono due casette, da 15/25 posti, adatte per gruppi parrocchiali e giovanili.

CROCEFISSO LIGNEO

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Il Crocifisso ligneo custodito nella cappella absidale dell’antica chiesa romanica è il cuore della presenza religiosa in questo luogo. Tutto, anche il nome del sito, si raccoglie attorno al Volto Santo, e ancora attualmente costituisce l’aspetto più misterioso e affascinante per chi frequenta Santa Croce. Le vicende storiche legano quest’opera scultorea a quella del più celebre Volto Santo di Lucca, e le dipendenze storico-artistiche fra le due opere non hanno trovato ancora una parola definitiva. Quel che è certa è la sicura antichità e la notevole qualità artistica. Lo stile e la teologia sottesa al medesimo, lo collocano attorno all’anno mille: le documentazioni storiche si fermano al 1176. La sensibilità artistica della mano che l’ha colpito è alta, a prescindere dal fatto che sia opera originale o copia. La teologia che l’ha ispirato, come in tutti i crocifissi dei quel tempo, ignora il dolore della croce per consegnarci un Cristo ieratico, vittorioso, rivestito delle vesti sacerdotali di Colui che è mediatore di salvezza per tutti.

FAMIGLIA FABBRICOTTI

La famiglia Fabbricotti, industriali del marmo di Carrara, entra in possesso di Santa Croce a metà dell’800, aggregando a Santa Croce anche “la Sanità” e “il Fortino”. Carlo Andrea, figlio di Carlo Francesco detto “Carlaz”, si stabilì in Santa Croce nella primavera del 1892 con la moglie, la cugina Helen Bianca, sposata nel settembre 1891 appena sedicenne. I primi tre mesi li passarono alla Sanità, poi sette anni a Santa Croce, opportunamente rimaneggiata e ampliata, per stabilirsi definitivamente al “Castello” nel 1898, dimora patrizia a forma di castello medievale, ideata dallo stesso Carlandrea e realizzata sotto la sua personale direzione. Fu uomo molto stimato anche dalla gente comune, coraggioso e leale, tutto di un pezzo, generoso verso i povere. Negli affari non fu abbastanza abile, e la rovina totale della sua famiglia lo raggiunse poco prima della sua morte, avvenuta nel 1935. Helen, moglie premurosa e madre tenerissima, diede alla luce otto figli, e morì all’età di 52 anni per una setticemia procurata da una banalissima puntura di zanzara la vigilia di Natale del 1927. Ambedue amarono molto Santa Croce, restaurarono la Cappella, e tennero vivo il ricordo di Dante.

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