BENEDETTO BRIN
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Benedetto Brin e gli Spezzini
Benedetto Brin (Torino 1833 – Roma 1893) fu ufficiale della Marina Militare, brillante ed innovativo ideatore di navi da battaglia (progettò le due grosse corazzate Duilio e Dandolo) e uomo politico. Resse, infatti, per più volte, anche consecutive, il dicastero della Marina che, si ricordi, venne istituito dopo la raggiunta Unità da Cavour che, oltre ad essere Presidente del Consiglio, detenne la prima direzione di quel Ministero appena creato. Brin era ufficiale del Genio Navale che al tempo utilizzava i gradi dell’Esercito. Per questo, il massimo grado che raggiunse nella sua più che brillante carriera fu quello di Generale, e non di Ammiraglio come a volte capita che lo si definisca. Però, dato che successivamente la Marina ha uniformato la gradazione degli ufficiali a quella standard degli uomini di mare, forse non vale la pena di scandalizzarsene troppo, fatto salvo che per l’esattezza storiografica Brin fu l’una cosa e non l’altra, pur equipollente. È maggiormente interessante invece esaminare il rapporto che Benedetto Brin ebbe con gli Spezzini. La Spezia gli ha dedicato una [[PIAZZA BRIN|piazza], forse la Sua più bella; in un’aiuola di quello slargo non molto tempo fa è stato apposto un cippo in pietra con un medaglione recante la sua effigie; recentemente un disegno a matita che lo raffigurava è stato utilizzato a mo’ di logo, non unico, come testimonial di una manifestazione organizzata dalla Fondazione CARISPE. Per queste cose si potrebbe pensare che il Ministro Brin abbia ispirato sentimenti di simpatia negli Spezzini, ma le impressioni che si ricavano dalla lettura degli antichi periodici spezzini non confermano questa sensazione. Ciò vuol dire che “almeno” una parte della pubblica opinione della Sprugola mostrava un’aperta e decisa antipatia nei confronti del Brin. Va detto anche per correttezza che questo sentimento riguarda solo l’uomo politico, mai il militare, tanto meno il progettista. La Spezia venne colpita dal colera in tre ondate successive per tre anni consecutivi dal 1884 al 1866. Nella prima occasione si registrò il maggior numero di vittime. Il motivo fu che la Spezia venne chiusa dentro un ferreo cordone sanitario che non consentì né entrata, né uscita. Così però si permise al morbo di circolare indisturbato dentro la Città paradossalmente assediata dall’interno e l'epidemia si seminò dovunque: tanto nelle contrade più povere e misere, come nei quartieri bene. Anche per questo, è sbagliato dire che il colera del 1884 “scoppiò” alla Spezia: sarebbe una mistificazione perché il contagio qua lo “scatenarono”. Il cordone, deciso dal governo Depretis, venne comunicata agli Spezzini da Benedetto Brin, ministro della Marina. I giornali locali non risparmiano nelle accuse Brin, incolpandolo di essere sceso in treno nella Spezia malata per un solo giorno, il tempo per decretare il blocco e ripartire lasciando al Comandante la piazza, Luigi Di Monale, il compito dell’applicazione. Gli Spezzini in quei giorni non amarono Benedetto Brin, anzi, ma la loro scarsa simpatia nei suoi confronti risaliva a anni prima. Già prima sui giornali locali troviamo le testimonianze degli umori degli abitanti della Sprugola nei confronti dell’alto militare e uomo politico. L’antipatia data al 1877, se non prima. In quei tempi bisogna costruire l’Accademia Navale e La Spezia con Livorno è candidata ad ospitarne la sede. La scelta cade sulla città labronica e la stampa spezzina se la prende con Brin, ministro della Marina anche in quel momento, accusandolo di avere presentato al Parlamento carte false (nel senso di mappe) per escludere la Spezia. Si dice che il militare si comporta così perché irato con gli Spezzini che non l’avevano eletto come loro deputato in una precedente votazione. Qua non è il caso di verificare l’esattezza delle accuse. Si vuole solo certificare, basandosi su documenti, che Brin non godeva di grandi favori presso gli indigeni che abitavano le rive del Golfo. Eppure, dopo qualche anno gli si dedicò la piazza dell’appena costruito quartiere operaio ed è facile intenderne il perché. Il Potere, avendo preso ben presto coscienza di quanto grave ed erronea fosse stata la sua decisione del cordone sanitario che non ripeterà, infatti, nelle due epidemia successive, agisce in fretta per rimuovere la memoria del blocco e rovesciare le posizioni. Celebra l’alto ufficiale e ministro, e attraverso il suo ricordo elogiativo al limite dell’agiografia, cancella tutto con un bel colpo di spugna ed acquisisce consenso. Riescono invece scarsamente comprensibili i motivi per cui in tempi diversi, ben distanti dalla fine dell’Ottocento, si incensa la figura di Brin. Un possibile motivo è la carente documentazio