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Già nei giorni immediatamente seguenti l'armistizio con le forze alleate, l'8 settembre 1943,
Paolino Ranieri ed altri antifascisti sarzanesi, appartenenti già da tempo all'organizzazione clandestina, decisero di “salire ai monti” per organizzare gruppi di resistenza armata contro i fascisti e l'invasore tedesco. Fra il Natale 1943 ed il Capodanno 1944 giunse loro la notizia che la X Mas avrebbe organizzato un rastrellamento in zona. Poiché però i partigiani non si ritenevano ancora pronti ad affrontare un simile evento, essi decisero di trasferirsi velocemente nella zona del Parmense, dove, pur agli ordini del loro comandante
Flavio Bertone (Walter), operarono con la brigata Garibaldi - Parma. Ai primi di luglio 1944, dopo la liberazione di Roma, obbedendo alle sollecitazioni del CLN della Spezia, i partigiani sarzanesi rientrarono sulle alture circostanti Sarzana: erano circa una sessantina. La prima loro tappa fu il monte della Nuda, sopra Falcinello. In poco tempo, quei sessanta divennero centinaia; così si presentò la necessità di dare al gruppo una migliore organizzazione. Perciò, il 9 settembre, durante una riunione nel bosco di Faeta, i diversi distaccamenti partigiani della Val di Magra decisero di unificarsi, costituendo la
brigata Garibaldi “Ugo Muccini”.
Gruppo di Partigiani della Muccini Comandante venne nominato Piero Galantini, nome di battaglia "Federico", vice comandante fu "Walter", Flavio Bertone, e commissario politico Paolino Ranieri, "Andrea". Quest'ultimo, però, dovette poco dopo lasciare l'incarico, poiché il CLN aveva deciso che egli svolgesse la funzione di ispettore, spostandosi fra le varie formazioni per controllarne il buon andamento e le necessità. Al suo posto venne pertanto nominato commissario di brigata Dario Montarese, nome di battaglia "Briché". La Muccini affrontò il momento più difficile e critico in occasione del poderoso rastrellamento nazifascista del 29 novembre 1944.
Quando infatti la staffetta giunse nella zona di Canepari, Ponzanello, Carignano, dove erano dislocati i partigiani, per avvisarli, era ormai troppo tardi: i nemici erano già lì, pronti all'attacco. Sino a sera ci furono furiosi combattimenti e, al termine della giornata, i partigiani contarono ben 15 morti e 19 feriti.
I sopravvissuti si dettero appuntamento a Giucano, per la mezzanotte, al fine di decidere il da farsi.
In tale incontro venne stabilito che il grosso della brigata si dirigesse verso le Alpi Apuane, mentre Bertone e Ranieri sarebbero rimasti nascosti nei boschi della zona con i feriti che, solo in seguito, i partigiani sarebbero riusciti a salvare: dapprima facendoli curare per parecchi giorni dal professor Giacomo Bianchi (il dottor "Antonio", medico della brigata) e poi, nonostante i pericoli, trasportandoli all'ospedale di Carrara. Gruppo di Partigiani della MucciniFu proprio durante una delle tante volte in cui Andrea si recava in cerca dei medicinali necessari che, il 14 dicembre 1944, egli cadde in un'imboscata, fu ferito, fatto prigioniero ed incarcerato al XXI Fanteria della Spezia.
Per liberarlo, furono fatti ben quattordici tentativi, ma tutto fu inutile. Bellegoni ed Agnesini tentarono addirittura il rapimento di Aurelio Gallo, esponente di spicco delle brigate nere, ma il tentativo non poté essere messo in atto per l'improvvisa uccisione dei due da parte di un aereo militare alleato che, ovviamente, non sapeva chi fossero. Paolino, così, rientrò a Sarzana solo il 22 aprile 1945, un giorno prima della liberazione della città. A Walter, nel frattempo, era toccato il compito di ricostituire la Muccini, della quale fu comandante fino alla Liberazione: il 23 aprile 1945 fu proprio la sua brigata ad entrare per prima in Sarzana.