PERCY BYSSHE SHELLEY
Da wikiSpedia.
In agosto insorgeva Napoli: i moti del ’20 –’21! Aveva inizio il Risorgimento italiano! Shelley provò grande gioia ed entusiasmo. Erano infatti quelli i tempi in cui gli uomini più sensibili erano capaci di provare vero entusiasmo per quanto accadeva loro intorno e in cui gli animi “romantici” erano conformati in modo da sentire la causa d’un popolo come la propria, in quanto tutti facenti parte di un medesimo destino di ascesa e di conquista della libertà. Quel medesimo spirito romantico e risorgimentale che aveva spinto lo stesso Lord Byron o il nostro Santorre di Santarosa a lottare per l’indipendenza della Grecia, o i Polacchi per gli Italiani e questi per quelli……, quel medesimo spirito che per un breve periodo affratellò le anime più evolute fece fremere di eccitazione l’animo di Percy Shelley! Ma questi non fu sufficiente la forte speranza di rinnovamento a preservare da quel suo stato di salute sempre precario che ora si evidenziava con nefriti croniche e stati di profonda malinconia, dovuti anche ad una temporanea assenza di Claire. Il ritorno della cognata riportò quello spirito brillante e di attiva partecipazione alle vicende del tempo di cui Percy aveva assoluto bisogno. Inoltre Mary conobbe personalità che introdussero gli Shelley in ambienti frequentati da poeti, letterati irlandesi, esuli liberali greci, tra cui lo stesso capo dei patrioti greci. E tra queste nuove conoscenze vi fu Teresa Viviani, la contessa che a 19 anni fu reclusa in un convento in attesa d’un marito degno di lei. Mary la descrisse molto bella e di grande talento, elegante nello stile dei suoi scritti. Percy ne restò abbagliato fin dal primo incontro. Egli la chiamò Emily e la vide come l’incarnazione del perfetto ideale femminile, quasi una musa quale quelle ammirate nei musei fiorentini. Nel frattempo il medico continuava a consigliargli cure termali e molto movimento: comprare un cavallo sarebbe stato una buona idea! Percy accompagnato dai nuovi amici inglesi Williams andò a Livorno e invece di un cavallo acquistò una barca. Voleva raggiungere Pisa in barca di notte al chiaro di luna. Ma intorno alla mezzanotte la barca si capovolse e Percy, che non sapeva nuotare, fu salvato a stento dagli amici. Al riparo davanti al fuoco acceso d’un casolare, sebbene fisicamente molto provato, il poeta parlava con entusiasmo dell’avventura vissuta vedendola come un buon auspicio. A Pisa, al suo ritorno, trovò la notizia della morte del poeta John Keats, morto a Roma a soli 26 anni; per lui Shelley scrisse: l’elegia rimasta famosa “Adonais”. Intanto il tutore dei figli nati dal primo matrimonio gli intentava causa e il’assegno del nonno gli veniva per4 un certo tempo bloccato. Riparata la barca, egli riprese ad usarla da solo o in compagnia della moglie o di amici. Uscire in barca gli dava molta felicità. Mary ricorda il fruscio della barca tra le canne dei canali… “ Di giorno una moltitudine di efemeri guizzavano avanti e indietro sull’acqua; di notte le lucciole emergevano dai cespugli lungo la riva; nel pomeriggio le cicale stordivano con il loro incessante frinire…” scrisse. In ottobre gli Shelley riuscirono a persuadere l’amico Byron a trasferirsi a Pisa e per lui presero in affitto l’elegante Palazzo Lanfranchi sul Lungarno. La notizia del suo arrivo mise in allarme le autorità della città; Byron era conosciuto come uno stravagante , un protettore di carbonari, un centro di aggregazione di patrioti italiani, greci….. incontrollabile pericoloso sul piano politico… Tuttavia Byron arrivò a Pisa : il primo novembre del 1821 un corteo di cinque carrozze con domestici, cani, cavalli… comparve dinanzi allo sguardo preoccupato e sospettoso dei “tutori dell’ordine”! Palazzo Lanfranchi cominciò a sfavillare di luci notturne e ad animarsi di un via vai di intellettuali, esiliati… italiani, greci, inglesi….personalità di spicco della nobiltà locale, quale Teresa Guiccioli, la donna del poeta, e il fratello Pietro Gamba, importante esponente della Carboneria. Shelley, in presenza della prorompente personalità dell’amico , riprendeva vigore nella salute e nell’umore, rivaleggiava con lui sul palcoscenico della vita mondana e per mantenere un certo primato, durante l’inverno, affrontava l’Arno in piena con la sua piccola barca sotto lo sguardo ammirato di Byron che lo osservava dal balcone di Palazzo Lanfranchi.” Solo Shelley, in questa età d’imbroglioni, osa volgere la prua contro corrente…” scrisse. Giunse dalla Cornovaglia Edward John Trelawny: un avventuriero dal burrascoso passato, stravagante, che si atteggiava a corsaro. Mary ne fu incantata. Trelawny aveva con sé un modellino di una goletta americana. Shilley e l’amico Williams decisero di costruire una barca su quel modellino. E mentre sognava la barca già commissionata a Genova, Shellley assecondava il suo nuovo desiderio, sia perché stanca della chiassosa compagnia che perché desiderosa di ritrovare un po’ di raccoglimento. Così dopo poco i coniugi Shelley con gli amici Williams si trasferiscono a La Spezia. Trovano una casa in riva al mare: Casa Magni, molto vicina a Lerici e a pochi chilometri da un villaggio di pescatori. E in questo luogo ricco di bellezze naturali che lo entusiasmava, il poeta dovette dare a Percy la triste notizia della morte di Allegra. Arrivò finalmente la barca tanto attesa! Arrivò nel Porto di Lerici elegante e veloce sul mare in tempesta. Si chiamava, forse per uno scherzo di Byron, Don Juan; il nome fu cambiato in Ariel. Don Juan era un’opera di Byron, Ariel era un nome che piaceva agli Shelley. Percy era felice, in quella solitaria casa sul mare…. scriveva “Il trionfo della vita”, un’opera potente rimasta incompiuta. Mary aspettava da tre mesi un bambino ma la baia solitaria e l’incessante rumore del mare sotto le finestre la facevano sentire come in una “prigione incantata”. Era inquieta. Il 16 perse il bambino. Fu salvata contro ogni speranza, da Percy, che riempì di ghiaccio la vasca da bagno e vi immerse la moglie bloccando l’emorragia. La vita riprese lentamente ma stupisce il fatto che Percy in una lettera all’amico Trelawny chiedeva una dose letale di acido prussico dicendo che non gli interessava il suicidio ma lo avrebbe confortato il sapere di avere in suo possesso “la chiave dorata per aprire la camera del perpetuo riposo”. All’amico Gisborne , negli stessi giorni, egli scriveva che l’Italia per lui era sempre deliziosa … che il crepuscolo e il mare di Lerici avevano qualcosa di magico… che la sua barca era bella e veloce come una nave… che Williams ne era il capitano e Jane portava la chitarra e che avrebbe voluto dire con Faust all’attimo presente: “Fermati tu, che sei così bello!”. Fu in questo periodo così denso di sensazioni ch’egli scrisse liriche assai famose come” Quando la lampada è infranta” e Versi scritti nella baia di Lerici”. Era giunto in Italia l’amico Leigh Hunt. L’aspettava da tempo. Dunque Percy decise di andare a salutarlo a Livorno. Mary decise di rimanere: il piccolo Percy Florence non stava bene. A Lerici, nelle chiese, si pregava per la pioggia. Faceva molto caldo e non pioveva da tempo. Percy e Williams e il mozzo Charles Viviana partirono per Livorno. I vecchi amici si abbracciarono felici. La barca ripartì da Livorno l’8 luglio. Faceva molto caldo. Improvvisamente comparvero all’orizzonte nuvole nere e si alzò una densa foschia. Da Livorno si vide la barca lottare e dibattersi tra gli assalti di una furiosa tempesta….
Dieci giorni più tardi i tre corpi furono trovati tra Massa e Viareggio.