TOM STAFFORD
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Purtroppo non conosciamo i nomi dei due spezzini che, appena trasportati nel campo per prigionieri di guerra di una località del Sudafrica, si imbatterono in Tom Stafford. Anche loro, come lui, avrebbero ben meritato di restare agli onori del ricordo. I due, arruolati da coscritti o forse da volontari (chi può saperlo?) nei ranghi del Regio Esercito vennero catturati nei Balcani, e dunque inviati nei campi dislocati nei Paesi alleati della Gran Bretagna, molto lontano dai fronti di guerra. Arrivati insieme dopo un viaggio difficile, uniti ad un gruppo di altri prigionieri provenienti dai più diversi teatri di guerra,badavano bene di non perdersi di vista e,da bravi spezzini,si confortavano mentre subivano le grida con i primi ordini. A un certo punto una specie di Marcantonio, un sottufficiale inglese, si presenta in mezzo al gruppo, mangiando con fare provocatorio una grossa razione di carne in scatola. Uno dei due a voce alta, e in dialetto, dice all'altro: ma mia 'n pò te come i mangia sto lungagnon! E noi? a noi, gnente! Il sergente colossale smette di mangiare, lo osserva fisso e in altrettanto inconfondibile dialetto gli dice . Tei arivà adè, e te cominzi a rompie er belin... Mentre i due spezzini sono prossimi allo svenimento,Tom Stafford- il sergentone- ordina che ai due siano consegnati viveri e generi di conforto. La storia, stranissima e trasportata a Spezia dai due al loro rientro, quindi ripresa da Giancarlo Fusco,infine apparsa anche su 'La Spezia in guerra', si può spiegare facilmente se ricordiamo che Tom aveva trascorso alcuni anni della sua adolescenza a Spezia, figlio dell'ex console britannico. La vicenda, tutto sommato dolce e gentile, ci ricorda anche il ruolo della città negli anni che hanno precedeuto la Seconda Guerra Mondiale se anche Sua Maestà britannica aveva un console in servizio permanente effettivo nel Golfo dei Poeti. Oggi sono presenti in città il Consolato francese, svedese e norvegese, perlomeno secondo le 'Pagine Gialle'...