FLAVIO TORELLO BARACCHINI

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Versione delle 10:45, 6 ago 2011, autore: Gaina Spesina (Discussione | contributi)
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Una piccola via spezzina, che collega Viale Aldo Ferrari al quartiere di Pegazzano,porta il nome di Flavio Torello Baracchini. Chi era costui? Semplicemente fu, secondo la bella definizione offerta da Gianni Bianchi nella copertina del libro che gli ha dedicato, ‘’il più micidiale asso della caccia italiana’’. Un pilota di aerei del primo conflitto mondiale, di quelli che volavano su attrezzi molto precari, dotati di molto legno, tela, corde, facilmente esposti al fuoco nemico, da terra e dall’aria. Resta di lui un monumento ben visibile a Villafranca Lunigiana ed oltre alla via spezzina, c’è anche qualche testo che lo ricorda per il grande coraggio e talento aviatorio mostrato in guerra. Baracchini era appunto un lunigianese, nato a Villafranca il 28/7/1895,studente alla Spezia dell’Istituto Tecnico che frequentò per intero nel capoluogo e che a 19 anni,appena diplomato, partì con i fratelli come volontario per la guerra contro l’Austria. Il suo incarico era quello, inizialmente , di radiotelegrafista: dapprima affascinato da una modernità inattesa, in un mondo militare che comunicava ancora con i piccioni viaggiatori, si accorse del destino di retrovia che lo attendeva e prestò attenzione proprio ad uno dei messaggi trattati,che chiedeva volontari ‘’per l’Aviazione’’. Da lì al suo trasferimento a Venaria Reale il passo fu breve: Torello (il nonno aveva questo nome particolare) cominciò a studiare la teoria del volo e in attesa delle prime prove pratiche pensò bene,impaziente, di salire non autorizzato su un apparecchio Bleriot della scuola di volo. Da terra lo osservarono ammirati, senza sapere chi fosse alla guida del velivolo:il comandante non lo punì,colpito dalla naturale predisposizione al volo, ed il 31 marzo del 1915 giunse l’agognato brevetto.

Ma solo il 7 febbraio dell’anno seguente, il terribile 1916,Torello raggiunse la sua Squadriglia, la 7° del reparto di Ricognizione e Combattimento, schierata sul versante dell’Isonzo,con la qualifica di ‘’Aspirante’’. La prima missione di guerra (accompagnò un tenente ricognitore) arrivò il 1 aprile e già nella seconda uscita un guasto definitivo al motore esaltò le sue capacità, subito definite eccezionali, perché Baracchini riuscì a ritornare oltre le proprie linee solo planando,senza spinta, mitragliato da terra e dall’aria. In questi mesi Torello sviluppò una tattica particolare,durante i primi scontri con gli apparecchi austriaci. Era quella di salire in alto e piombare sull’avversario all’improvviso, come un falco,alla guida del suo Voisin. E in questo modo il 15 maggio Baracchini superò il suo primo avversario,il pilota di un Brandeburg austriaco: la prima vittoria ufficiale di una lunga serie. Baracchini riuscì a abbattere un numero impressionante di apparecchi nemici in un tempo relativamente brevissimo. A Francesco Baracca, l’asso degli assi della intera formazione aviatoria italiana durante la prima guerra mondiale,furono assegnate 34 vittorie in tre anni di attività. Flavio Torello Baracchini abbattè 31 apparecchi nemici in soli sei mesi. La fama del pilota lunigianese in quel tempo era veramente moltissima. La stampa lo esaltava come ‘’il D’Artagnan dell’aria’’ e il suo velivolo,ora uno SPAD, sul quale Torello aveva scelto come emblema le carte da gioco classiche raffiguranti i quattro assi, era conosciuto anche dal nemico e molto temuto. Fu insignito della Medaglia d’oro al valor Militare, la prima in assoluto attribuita ad un pilota della ‘’Caccia’’:poi arrivarono due medaglie d’argento al Valor Militare e la decorazione all’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro,il più giovane ad averla mai ottenuta. Due severe ferite limitarono il suo ciclo operativo: la prima fu una raffica al mento che lo ferì seriamente in volo, e durante il suo ricovero all’ospedale ‘’Volpe’’ di Udine, ricevette,nel giorno di Ferragosto 1917,la visita del Re Vittorio Emanuele III, accompagnato dal Presidente dell’alleata Repubblica di Francia, Poincarè. Davanti al letto di Torello, il Re spiegò al presidente francese, ammiratissimo, le gesta del lunigianese: Baracchini era molto famoso in Francia : le sue azioni temerarie ed il suo soprannome (‘’D’Artagnan’’) lo rendevano amato dagli alleati d’oltralpe. Curioso fu il siparietto finale: da pochi giorni Baracchini aveva ricevuto in ospedale, direttamente dal comandante dell’aviazione generale Mangiarotti, la notizia della decorazione massima: la medaglia d’oro al valor militare (terzo aviatore italiano in assoluto, primo -come detto- della neonata specialità ‘’caccia’’). Il presidente Poincarè volle quindi assegnare la ambita medaglia francese della Croce di guerra con palme. Il Re Vittorio, per non esser da meno -come ricorda Gianni Bianchi nel suo libro- volle ‘’motu proprio’’, attribuire un ulteriore riconoscimento, una medaglia d’argento al valor militare! Scherzando coi compagni di camera Baracchini disse: ’’…per fortuna non mi sono venuti a trovare il presidente americano o il Re d’Inghilterra: avrei avuto tante medaglie da non saper dove appuntarle!’’ Dalla Lunigiana la mamma Zaira e il fratello Enea si spinsero fino ad Udine per trovare Flavio proprio in quei giorni. Tornato a volare, riprese la collezione di successi ma una nuova ferita all’addome (un colpo sparato probabilmente da terra, come avvenne nell’abbattimento fatale di Baracca) lo costrinse a sospendere i voli. Nel 1918 fu nominato tenente effettivo per meriti di guerra, e nel 1919 fu promosso capitano. Nel complesso egli ottenne una medaglia d'oro, due d'argento, il cavalierato dei SS. Maurizio e Lazzaro, tre promozioni per merito di guerra, la Legion d'onore, e altre onorificenze straniere di assoluto prestigio.

Due volte venne espressamente ricordato nel Bollettino di guerra del Comando Supremo:fu il Generale Armando Diaz a citare il pilota di Villafranca Lunigiana il 23 ed il 26 giugno 1918, con queste parole:

Comando Supremo,23.6.1918:

‘Gli aviatori nostri ed alleati proseguono con non diminuito ardore la lotta……il tenente Flavio Baracchini raggiunse la sua 29° vittoria..’’

Comando Supremo,26.6.1918:

‘’vennero abbattuti sette velivoli avversari…..il tenente Flavio Baracchini ha raggiunto la sua trentunesima vittoria’’.

Il Corriere di Napoli del 26.6.1918, a firma Ettore Vincelli, scrisse al riguardo: ‘’Quando Baracca è caduto, il 19 u.s., Baracchini contava già 24 apparecchi abbattuti. In quattro giorni ne ha collocati in serie altri cinque e si è guadagnata la citazione personale sul bollettino di guerra!!...I giovani sono sempre le energie vive della Nazione…Ma Flavio Torello Baracchini è qualcosa d’altro:è un autentico eroe’’.

Si può ipotizzare che il Comando Supremo volesse immediatamente superare lo shock della morte dei Francesco Baracca con la (motivata e corretta) esaltazione delle gesta di un validissimo successore.

Va detto che nella graduatoria ufficiale delle vittorie aeree omologate ai piloti italiani della prima guerra mondiale, l'asso lunigianese figura soltanto al quarto posto con 21 successi, dopo Francesco Baracca (primo assoluto con 34 vittorie), Silvio Scaroni (26),e Pier Ruggero Piccio (24).

La graduatoria ufficiale comprende infatti solo quelle vittorie per le quali si raggiunsero tutte le prescritte prove di accertamento e verifica (fra queste un rilievo fotografico),e nel caso di Torello ne rimasero escluse anche quelle attendibili, per le quali non fu possibile ottenere una completa prova documentale.

Morì nell’agosto del 1928 a Roma, a seguito delle ferite riportate il 28 luglio di quell’anno, rimasto coinvolto in una esplosione nella sua fabbrica di materiali per l'aeronautica (‘’Stabilimento Pirotecnico Baracchini’’, in Via Portuense), materiali che progettava direttamente. Fu una lunga, lenta agonia che, come spesso avviene con gli ustionati, lasciò Torello Baracchini lucido fino quasi alla fine. Ai funerali di Stato, con il corpo dell’asso di Lunigiana posto sull’affusto di un cannone, presro parte il Re, Mussolini,vari ministri e moltissimi combattenti di ogni arma, oltre a una folla sterminata.

Seppellito al Verano,il 20.6.1965 Flavio Torello Baracchini è tornato a casa,al cimitero di Villafranca Lunigiana, da dove- molti anni prima- aveva preso il via una vita molto speciale.

Uno degli aerei su cui volò Baracchini, un Hanriot HD. 1, bellissimo con i suoi quattro assi dipinti sulla fragile fusoliera,è conservato presso il Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, sul lago di Bracciano.

Il ricordo di questo asso deve riportare necessariamente la motivazione della MOVM e della MAVM, assegnata motu proprio dal Re durante la sua visita in ospedale ad Udine:come si nota, il tempo di riferimento di questa assegnazione coincide con lo stesso periodo a cui fa riferimento la prima.

MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE A FLAVIO TORELLO BARACCHINI

«Abilissimo e arditissimo pilota di aeroplano da caccia, con serena noncuranza del pericolo e indomito coraggio in 30 giorni di servizio al fronte sostenne brillantemente 35 combattimenti aerei, riuscendo ad abbattere 9 velivoli avversari.» — Cielo del basso e medio Isonzo, 15 maggio - 22 giugno 1917

MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALOR MILITARE A FLAVIO TORELLO BARACCHINI

Valoroso tra i valorosi, dopo aver conseguito la medaglia d'oro al valor militare per le sue eroiche gesta nei perigliosi cimenti dell'aria, continuò con perseverante tenacia nelle gloriose imprese, compiendo molti voli di guerra e abbattendo in numerosi combattimenti ancora quattro apparecchi nemici. L'8 agosto 1917, ferito gravemente alla faccia e grondante di sangue, continuò ad attaccare l'avversario, ritornando al campo solo quando lo vide precipitare al suolo, colpito dalla sua arma infallibile.» — Cielo del medio e basso Isonzo, 23 aprile - 8 agosto 1917


Infine, un ricordo personale. Chi ha scritto queste righe ha conosciuto alla fine del secolo XX alcuni familiari del pilota di Villafranca, e fra questi un fratello dotato della stessa grinta e tenacia, se si pensa che a oltre 90 anni non disdegnava di affrontare lunghi viaggi in auto.

I familiari hanno conservato, ovviamente, il ricordo dell’asso,molto materiale e anche ritagli di giornali dell’epoca: fra questi molto particolare è la pagina che la Gazzetta dello Sport, già in versione rosea, dedicava (nel tempo di guerra) agli assi della Caccia dell’aria, gestendo a tutti gli effetti gli abbattimenti con un sistema di classifica assolutamente identico a quello di competizioni sportive….naturalmente il nome di Flavio Torello Baracchini era sempre presente, e rimarcato con grande frequenza.

Fonti: ‘Flavio Torello Baracchini -un fulmine dal cielo. La storia del più micidiale asso della caccia italiana’’ di Gianni Bianchi 2005 ‘Cronaca e storia di Val di Magra’- centro aullese di ricerche e di studi lunigianesi- Aulla 1996

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