MARIO APPELIUS
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La Spezia subì, come è noto, numerosi bombardamenti anche catastrofici, nel corso del Secondo grande conflitto mondiale. Le fortezze volanti inglesi non incontrarono grosse difficoltà nel violare i confini del nostro golfo, e nel colpire i nostri principali obiettivi rappresentati dalle installazioni portuali e dall'arsenale. Nel 1931, esattamente nell'agosto di quell'anno, si svolse una esercitazione aero navale che voleva mettere in evidenza la inviolabilità del nostro porto, sicuramente protetto dalle caratteristiche geografiche e dalla rete della contraerea. In realtà allo scoppio del conflitto per alcuni mesi non si verificarono bombardamenti,e la popolazione sentiva reale un senso di sicurezza legato alle potenti installazioni difensive. La prima incursione colpì Spezia il 29.11.1941, con pochi danni. Nell'aprile del 1943 arrivò, però, a smentire tutti gli ottimisti, un doppio raid (il 13 ed il 19 del mese) condotto da oltre 190 aerei che, da quote elevate per le capacità della contraerea locale, causarono danni ingentissimi e molte decine di morti, civili inclusi. Quello che rimase a lungo nella memoria degli spezzini,proprio nei giorni che avevano preceduto il raid, fu lo sconcertante annuncio radiofonico del giornalista del regime Mario Appelius. Appelius,che fu scrittore e attento osservatore di luoghi e popoli remoti, e quindi noto al pubblico, era lo speaker dei bollettini di guerra:più di una volta dichiarò che gli aerei inglesi sceglievano obiettivi facili,sfidandoli, fra gli scongiuri dei nostri concittadini, a cercare di colpire una fortezza inviolabile come la Spezia! Purtroppo, le difese si dimostrarono assolutamente inadatte e i raid proseguirono a lungo,fino agli ultimi giorni di guerra. Fra i tanti disastri, ricordiamo che il 21.1.1944 le bombe causeranno severissimi danni all'ospedale S.Andrea. L'ultima incursione aerea su Spezia con sgancio di bombe raggiunse la città il 10 aprile 1945, secondo il libro di Umberto Burla Storia della Spezia-Luna editore utilizzato come spunto per queste righe.
Anche l'arcolana Iana, oggi 87 enne, ricorda perfettamente le frasi radiofoniche di Mario Appelius che morirà nel 1946, alla fine dell'epoca che lo aveva visto famoso: e purtroppo ascoltato non solo in Italia,ma anche oltre confine.