CUPÀVO

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Una raffigurazione delle guerre tra i popoli liguri apuani e i Romani

Cupàvo figlio del Re Cigno divenne condottiero al posto del padre e fu sua consuetudine, ornare il proprio elmo, con piume di cigno per ricordare il valore e onorare la memoria del padre. Un giorno Enea chiese a Cupàvo di partire con una nave di uomini armati per scendere nel Lazio a combattere contro i Romani. I Liguri Apuani acconsentirono; la partenza fu organizzata, le armature furono sistemate in modo da affrontare la battaglia e i soldati, infine, si preparavano a salutare i familiari. Cupàvo, con il suo cimiero di piume bianche, si avvicinò alla giovane sposa per darle l’addio. Gli costava molto lasciarla sola, proprio adesso che aspettava un bambino e, per non cedere alla tristezza, e dare il buon esempio agli altri, Cupàvo scese dai monti per primo. Partirono dal porto di Luni verso il Lazio. Sul luogo di battaglia i Liguri Apuani si fecero onore; in particolare Cupàvo che si lanciò con coraggio verso l’esercito nemico, operando strategie militari degne di un vero condottiero. Ad un certo punto però, mentre Cupàvo era rimasto isolato dai compagni, i nemici lo sorpresero e lo trafissero con frecce appuntite; poi gli tagliarono la testa e portarono via il corpo. Grande fu il dolore dei compagni alla vista di ciò che rimaneva del loro grande capo e in silenzio raccolsero la testa di Cupàvo con l’elmo dalle piume di cigno per riportarlo sulle loro montagne. Quando l’esercito giunse sulle Apuane, si formò una mesta processione di uomini che portava solennemente un’urna contenente ciò che rimaneva dello sfortunato soldato. La moglie di Cupàvo, ormai giunta al momento del parto, capì la triste notizia che stava per esserle detta e cadde a terra. Niente sembrava farla tornare in vita; era come se avesse scelto di seguire il suo sposo nell’oltretomba. Ora, era consuetudine dei Liguri Apuani seppellire insieme al corpo, oltre all’armatura, anche un gallo vivo che con il suo canto, al mattino successivo alla sepoltura, risvegliasse il morto nell’aldilà alla vita eterna. Durante la notte, le cime dei monti si accesero di fuochi per onorare il condottiero e illuminargli al strada verso il cielo. Ma all’alba, quando i fuochi e le stelle impallidivano e il silenzio si faceva più profondo per il cessare del vento, un gallo cantò distinto e squillante. Allora, in quel momento, i veglianti videro, luminoso come una nube rischiarata dalla Luna, il corpo di Cupàvo con il suo elmo ornato di piume bianche che saliva solennemente verso il cielo. E quando passò davanti alla sua capanna, dove la moglie era rimasta svenuta per tutta la notte, si udì il grido di un bambino che nasceva. Anche lui divenne un grande condottiero dei Liguri Apuani.

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