I BARACCONI
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E le code alle attrazioni più gettonate, l’autoscontro, l’ottovolante, il pubblico col naso all’insù ad osservare quei pazzi che roteavano nel vuoto scommettendo su chi sarebbe riuscito, facendosi lanciare il seggiolino da chi stava dietro, a raggiungere e strappare dal suo supporto la quasi irraggiungibile coda di volpe al calcinculo per vincere un giro gratuito, e le battaglie spaziali su quelle improbabili astronavi che scendevano ad una ad una colpite dagli avversari finché non ne rimaneva una sola lassù, sospesa in cielo. Ed il pungiball, la pesca miracolosa, il tirassegno ed il tiro ai barattoli, i flipper rigorosamente meccanici, il castello fantasma e gli specchi deformanti. Ma il fascino assoluto i “Baracconi” per me lo raggiungevano alla mattina, con gli stand chiusi e neppure un’anima viva, in quell’atmosfera grigia e umida dell’inverno spezzino, le luci spente ed il silenzio, solo alcuni gestori delle attrazioni impegnati nelle pulizie e nella manutenzione. Davo una mano a lucidare i vetri dei flipper e mi guadagnavo la mia ora di gioco gratuito tra le decine di attrazioni della sala giochi, aiutavo a sistemare i bersagli e scroccavo qualche tiro col fucile ad aria compressa. Ma il massimo lo raggiunsi quando mi feci amico il gestore dell’autoscontro aiutandolo a parcheggiare le vetture in fila dal lato della pista più vicina alla cassa e a recuperare i gettoni che clienti distratti avevano seminato attorno allo stand. La ricompensa era la magica chiave che, infilata nella fessura, dava l’opportunità di guidare una vettura in una pista vuota e silenziosa. In quei momenti mi sentivo il padrone assoluto dei “Baracconi”.
Tratto dal blogger di Cristiana e Stefano