SESTA GODANO
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SESTA GODANO
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In Dialetto: | Campìa |
Nazione: | |
Regione: | Liguria |
Provincia: | LA SPEZIA |
Comune: | LA SPEZIA |
Coordinate: | 44°17′37″N 9°40′32″E |
Altitudine: | 242 mt s.l.m. |
Google Maps: | http://tinyurl.com/3b48v2o |
Dialetti: | |
Abitanti: | 1475 |
Densità: | 21,25 ab./km² |
Frazioni: | |
CAP: | 19020 |
Patrono: | SAN PIETRO |
Ricorrenza: | 29 Giugno |
Eventi: | |
Musei: | |
Parchi: | Comune |
Links: | {{{20}}} |
Sesta Godano è un comune di 1.512 abitanti della provincia della Spezia.e ha una superficie di 69,5 chilometri quadrati per una densità abitativa di 22,36 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 242 metri sopra il livello del mare.
Il territorio del comune risulta compreso tra i 122 e i 1.640 metri sul livello del mare.
L'escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 1.517 metri.
I corsi d’acqua principali sono il fiume Vara, il torrente Gottero, il torrente Mangia, il torrente Durla, il torrente Ruschia e il torrente Labora. Il Monte Gottero che sovrasta la Val di Vara ha un’altezza di 1640m. e divide la Val di Vara dalla Toscana e dall’Emilia Romagna.
Si trova sul confine nord orientale della Provincia sulla destra del fiume Vara. Il suo territorio per la maggior parte è costituito da aree montane e pedemontane intersecate da vallate che confluiscono nella valle principale , la Val di Vara.
Le frazioni e località di Sesta Godano sono: Cornice, Groppo, Antessio, Pignona, Chiusola, Airola, Rio, Mangia, Orneto, Scogna, Santa Maria, Bergassana, Godano.
Il comune fa parte della Comunità Montana dell'Alta Val di Vara.
Toponimo
Il toponimo di Sesta Godano ha svariate interpretazioni:
• Una prima spiegazione riguarda la storia romana; infatti anticamente i viandanti percorrendo la strada che da Brugnato conduceva a Sesta , passando da Bozzolo e Cornice sino ad arrivare all’antica Pieve di Robiano si fermavano per riposare e cambiare i cavalli proprio a Sesta, esattamente dopo dieci chilometri cioè “ sei miglia” da dove erano partiti e dove passavano per raggiungere Godano, possedimento dei vescovi – conti di Luni.
• Un’altra spiegazione , si riferisce invece alle caratteristiche geo - morfologiche della zona in cui si sviluppò il paese: luogo esposto al sole di mezzogiorno cioè dell’”Hora Sexta”.
• Per altri il toponimo di Sesta potrebbe derivare da “Sesta” intesa come centina dell’arco e quindi riferendosi al percorso che il sole svolge dall’alba al tramonto.
• Alcuni studiosi ipotizzano che il nome “ Sesta “ derivi dalla parola “ assesta “ che significa piana alluvionale.
Sopra Levanto alla montagna un poco più a Levante vi è la terra di Goano, qual contiene trenta foghi, et la Republica vi manda ogni anno un Podestà il quale ministra giustitia ad ella, et alle ville le quali sono dalla parte di Levante al fiume Votra (Gottera) come appresso: Socogna (Scogna) sottana con quindeci fochi, et Socoqna soprana con altri tanti, Calauria (Calabria) con dieci, S. Maria con quindeci, Oro (Oradoro) con quindeci, Merizo (Merzo) con altri tanti, Pignona con vinti, Àntesso (Antessio) con vinti, Bergagnana (Bergassana) con vinticinque, et dal Ponente del fiume Chiusura (Chiusola) con trenta, Codarino (Codarmo) con dieci, et ultimo Sesta con dodici, et poco più in basso di Sesta la Votra si congionge col fiume nominato Vara posto alle spalle di Monterosso a quatro miglia, in distantia dieci miglia al mare. Così Agostino Giustiniani, vescovo di Nebbio in Corsica, descriveva nel 1537 il territorio dell'odierno comune di Sesta Godano, chiuso verso Nord-Est dai monti Gottero (1630 metri, la cima più alta della Val di Vara) e Antessio (1047 metri) e solcato dai torrenti Gottera e Mangia, affluenti di sinistra del Vara. Dunque i principali abitati del comprensorio ospitavano, nel XVI secolo, circa 200 "fuochi" (ossia nuclei familiari), pari ad un migliaio di abitanti. ll fatto che Godano venga segnalato come il centro più importante della zona e che Sesta sia invece nominata tra le frazioni meno popolose non è casuale, bensì conferma una ben precisa situazione storica nella quale Sesta si configurava come una corte rurale soggetta, fin dal Medio Evo, al potente castello malaspiniano di Godano. Se Godano rappresentava il capoluogo dell'omonimo distretto, Sesta costituiva il punto di convergenza di due importanti percorsi provenienti dal pontremolese — il primo toccava Chiusola, l'altro Godano — che qui si univano fino a raggiungere il Ponte di S. Margherita, dove la strada si biforcava nuovamente: un ramo si dirigeva sulla costa attraverso Carro e Velva; l'altro puntava su Brugnato toccando Cornice e Bozzolo. Da quest'ultima via doveva staccarsi, in località Arsina, un altro tronco diretto a Carrodano e dotato di un ponte i cui resti sono ancora visibili sul greto del fiume.
Cenni storici
Fu proprio lungo le due vie di raccordo tra l'entroterra e la costa che gli Estensi, padroni di Pontremoli, penetrarono nell'XI secolo, insediandosi in posizione strategica nei castelli di Godano e Chiusola, passati poi ai Malaspina. La forte presenza dei Fieschi nella media e alta Val di Vara coinvolse, verso la metà del XIII secolo, il castello di Godano e quelli vicini di Groppo e Rio; ma il dominio fieschino fu breve: nel 1276 il Conte Nicolò li vendeva a Genova assieme ad altri suoi feudi della Liguria orientale; Godano tuttavia tornò in seguito ai Malaspina, Sesta era sede della plebs de Robiano intitolata a S. Maria e S. Marco, nominata nei privilegi papali di Eugenio III (1148), Anastasio IV (1154), Innocenzo III (1203). L'antica pieve della diocesi di Luni, della quale resta solo il ricordo, doveva sorgere sulla sponda sinistra della Gottera, presso l'attuale villaggio di Roggiano, unita alla Sesta dal caratteristico ponte a tre arcate che ancora oggi permette l'attraversamento del torrente; la sua giurisdizione era piuttosto vasta e comprendeva le cappelle di Chiusola, Teviggio, Costola, Groppo, Casale, Cavanatica, Rio. Scriveva il Caselli, appassionato conoscitore ed esploratore della Lunigiana: "Ora Godano e un povero casale, senza voce alcuna nel mondo attuale, e cheto guarda giù nella valle dove si stende la Sesta, sua frazione di un tempo che, per gratitudine verso il padre benevolo, seppe e volle ricordarlo, fondendo i due nomi: Comune di Sesta Godano", L'attuale centro maggiore si stende sulla sponda destra della Gottera, su un altopiano alluvionale; lungo la strada provinciale si allineano villette moderne ed eleganti, diversi negozi e qualche modesto insediamento industriale, mentre a due passi dalla via principale soltanto la "Sesta vecchia", con la silenziosa piazzetta lastricata della "aea da curte", i "caruggi" ed il ponte, testimonia la presenza dell'antico abitato. I prodotti dell'artigianato locale, legnami, funghi essiccati, le pipe di radica di stipa, sono ormai un ricordo, come pure le raffinate ceramiche dipinte dell'architetto e scultore di origine francese Francesco Bontemps che, nella sua casa di Antessio, all'inizio del secolo modellava l'argilla di Sesta Godano e Pignona dipingendola a colori vivi, secondo un particolare procedimento da lui stesso studiato. Alla moderna vivacità del capoluogo si contrappone la silenziosa austerità dei borghi adagiati sulle verdissime alture circostanti, nei quali è ancora possibile assistere alle più tipiche scene di vita contadina: il pascolo, il passaggio della "trazza" trainata dai buoi, la mungitura, la battitura del grano sulle aie pensili. Passando per un "caruggio" di Chiusola o Groppo, percorrendo un sottoportico a Cornice o a Godano(ma ciò è comune a gran parte dei centri della Val di Vara), si avvertono i caratteristici odori e suoni della campagna, il profumo dell'erba falciata e del mosto, il tintinnio delle campanelle ed il muggito dei bovini. All'interno delle case, come nei rituali gesti della gente si coglie un retaggio culturale antico; ma sempre più spesso ai simboli di questo mondo immobile si accostano, in stridente contrasto, quelli del progresso: un'auto parcheggiata sotto un'aia pensile ad Arsina, un telefono pubblico sotto un archivolto a Groppo, una televisione accanto alla stufa a legna in una cucina di Airola. Costante e lo schema tipologico di questi borghi le cui abitazioni, a più piani, sono disposte concentricamente intorno alla chiesa, le une addossate alle altre a formare, con i loro muri, una sorta di cortina perimetrale difensiva; Godano, Groppo, Chiusola, Orneto, Bergassana, Pignona, tutti obbediscono a questa logica costruttiva. Elemento caratterizzante è la pietra nuda delle murature, generalmente utilizzata grezza, appena tratta dalla cava o dal greto del fiume, come nel caso di Mangia. Accanto ai frequenti esempi di architettura "rustica" (case con cantina al pianterreno, stanze civili al piano superiore ed aia pensile antistante), di tanto in tanto si scorge qualche elegante palazzotto dalla facciata sobria e decorata con elementi architettonici in arenaria: stipiti e architravi lavorate, edicole, testine apotropaiche della più pura tradizione valdivarense. Nulla resta degli antichi castelli della zona, ad eccezione del massiccio castello Fieschi di Rio, ormai fatiscente, che incombe severo sulle case del paese. A Godano soltanto tre archi hanno resistito alla distruzione del maniero voluta dal governatore ducale di Pontremoli, Sforzino Sforza, per punire i nefandi crimini perpetrati dai feroci e dissoluti signori Alessandro Malaspina di Mulazzo ed Antonio III suo padre i quali, come gli antenati, pretendevano di esercitare lo jus primae noctis. Per questo motivo nel 1525 gli abitanti esasperati assalirono a colpi di sacchi di arena il Marchese Alessandro, che spirò dopo qualche giorno in Cornice. Fatti storici divenuti leggenda, dunque. Come quello della "rivolta dei rastrelli", che ha lasciato traccia nel nome del valico alle spalle di Antessio. Correva l'anno 1656 e a Genova imperversava una epidemia di peste; gli abitanti di Zeri e Rossano, da tempo in lotta con quelli dell'opposto versante per questioni di confine, col pretesto di impedire il transito sulla "Strada Regia" (arteria importantissima per la vita commerciale della Riviera di Levante) di convogli di merci e persone infette, piantarono dei rastrelli alla Foce Cavagina e alla Foce Crocicchia, che da allora cambiò il suo nome in Passo del Rastrello. Si trattava in realtà di un atto possessorio piuttosto che preventivo e non mancò di scatenare violente conseguenze nei tempi successivi, tanto che nel 1720 un fatto simile si ripetè poco distante, a Pian del Merlo, presso Orneto. Quella volta toccò al celebre ingegnere cartografo Matteo Vinzoni andare ad abbattere i rastrelli, giocando di astuzia per aggirare le sentinelle zerasche ed evitare la morte violenta di cui i "toscani" lo avevano ripetutamente minacciato. L'annoso problema venne risolto solo nel 1780, quando la Repubblica di Genova ed il Granducato di Toscana decisero di installare una serie di termini lungo il confine tra i due territori: i pilastri sul versante pontremolese recavano la sigla T (Toscana), quelli sul versante valdivarense la lettera G (Genovesato).
Tradizioni e leggende
La zona di Sesta Godano è, come del resto tutta l'alta Val di Vara, ricca di leggende, molte delle quali affondano le radici in miti e culti di origine preistorica: la Maimona ad esempio — una vecchia brutta e sporca che guarda la strada del Gottero cui i viandanti devono inchinarsi a baciare le parti posteriori — non è altro che una grande zolla tondeggiante lungo la salita del Mallone (su cui, per la conformazione del terreno, cadono inevitabilmente i passanti) nella quale la fantasia popolare ha personificato la madre terra prosperosa, feconda e degna del massimo rispetto, che ha sempre dato tanto a chi ha saputo rispettarla, basti pensare al legname pregiato della Selva del Gottero, utilizzato dai genovesi per fabbricare le antenne delle navi della Repubblica. Quella stessa terra che produce il gustoso "vino di Montale" cui Mario Soldati ha dedicato un racconto che celebra quel vino che è poi lo stesso prodotto a Rio e Groppo. Da queste parti la vendemmia è ancora un rito; tra settembre e ottobre coloro che hanno lasciato un'attività agricola incerta per un lavoro a stipendio fisso in città, tornano al paese: la vendemmia diventa così un pretesto per rivedere parenti e amici e stare insieme con gioia.