ANTICA VIABILITÀ IN VAL DI VARA

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"Signori, si cambia", ogni volta che la corriera, nel suo viaggio attraverso la Valle, arrivava a Borghetto, i passeggeri ubbidivano al comando dell'autista trasferendosi ordinatamente su un altro mezzo diretto in città o sulla costa: un ricordo d'infanzia nemmeno troppo lontano, a dimostrazione del persistere della tradizione che vuole Borghetto il nodo stradale per eccellenza della Val di Vara. Tale tradizione affonda le radici nel Medioevo, quando il paese, forse colonia di cittadini della vicina Brugnato che esercitavano qui la loro attività commerciale, era attraversata da una strada proveniente dal Pontremolese e diretta alla riviera. La via, attraverso la Pieve di Saliceto e Montereggio, giungeva al Passo dei Casoni, toccava Brugnato (dove, sulla riva sinistra del Vara, sorse l'ospedale medievale di S, Lazzaro, vicinissimo al ponte "romano" che consentiva il passaggio sul fiume), Borghetto, Roverano, il ponte di Carrodano sul torrente Malègua e giungeva infine sulla costa. Un percorso secondario si snodava da Padivarma (sede dell'ospedale di S, Prospero) e Bocca Pignone a Ripalta, Cassana, l'ago, per congiungersi alla via precedente nei pressi di Carrodano. La direttrice transappeninica doveva essere già battuta in età preistorica (a Cassana è stata scoperta una caverna ossifera con probabili tracce dell'uomo di Neanderthal) e romana, dato che a Boverano è stata rinvenuta una cassetta litica in cui stava una piccola giara con resti umani cremati e tazze, una delle quali conteneva una moneta d'argento raffigurante Augusto. Inoltre la tradizionale fioritura dell'ulivo, celebrata come miracolo in occasione della festa della Nostra Signora di Roverano (8 settembre) si ricollega ad un culto agrario stagionale diffuso in Lunigiana e probabilmente giunto lì attraverso le vie di maggiore comunicazione. Lungo la direttrice transappenninica si muovevano anche i flussi migratori che, nel XIV secolo, portarono a Borghetto gli Ivani, nobile famiglia veronese sfuggita alle persecuzioni degli Scaligeri e passata in Sarzana a meta Quattrocento, alla quale apparteneva il celebre umanista Antonio lvani. ll centro si sviluppò sulla riva destra del Vara, presso la confluenza col torrente Pogliasca, a fianco di quella che nel Medioevo fu la corte dell'Accola (da cui, secondo la tradizione, deriva l'Abbazia brugnatense) di cui rimane la chiesa ad abside quadrata, trasformata nel tempo in santuario mariano ed oggi cappella cimiteriale affacciata sul tratto di Aurelia diretto a Brugnato. Agostino Giustiniani, nella sua "Descrizione della Lyguria" del 1537, attestava implicitamente il passaggio di una strada di raccordo tra il Bracco e Borghetto, che scendeva "dalla casa del Bracco quasi a modo di arco". Il Targioni Tozzetti, nella settecentesca relazione dei suoi viaggi, citava "Borghetto con settanta fuochi ( nuclei familiari) luogo di posta", distante circa due miglia da Brugnato e 18 da Sarzana. ll paese è ricordato in altri itinerari sei- settecenteschi, quale tappa dislocata sulla strada La Spezia - Parma, lunga 76 miglia, "che i mulattieri nello buona stagione percorrono d'ordinario in tre giorni e mezzo" toccando anche Riccò, Pignone, Pogliasca, Carrodano, Castello, S, Pietro, Varese Ligure. Il tratto stradale Spezia - Borghetto - Carrodano era battuto anche dagli eserciti, come dimostra la descrizione della via costiera Livorno-Nizza, utilizzata dalla cavalleria spagnola "per andare in Lombordia" e di nuovo "per tornare in Spagna"; in questo caso da Carrodano, la strada prendeva la direzione opposta alla precedente, proseguiva cioè per il Bracco e Sestri Levante. Borghetto era la stazione di posta più prossima a La Spezia, dove i viaggiatori potevano pernottare, attendere la diligenza o cambiare i cavalli. Nel tragitto da Sestri Levante a La Spezia, oltre a Borghetto si incontravano altre due tappe per il cambio dei cavalli, al Bracco e a Mattarana: ai due animali di normale dotazione, al Bracco ne veniva aggiunto un terzo per affrontare meglio le salite fino a Mattarana; il terzo cavallo era però tolto nel tratto successivo fino a Borghetto, dove veniva nuovamente aggiunto fino a La Spezia. Data la funzione stradale svolta da Borghetto, il paese era dotato anche di strutture ricettive; al numero 15 della via Provinciale, nella casa Dighero, fino all'inizio del secolo aveva sede l'albergo "Europa" che poteva vantare un ospite illustre, Papa Pio VII che vi pernottò quando, prigioniero dei francesi venne condotto a Savona e a Grenoble. Egli infatti, avendo rifiutato di firmare la rinuncia al potere temporale in favore di Napoleone, fu catturato dai Francesi il 4 luglio 1809; la sera del 10 luglio fu a La Spezia, ospite di Marco Federici, passò la notte seguente a Borghetto, in casa del notaio Gian Domenico Di Negro.

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Si racconta che durante il tragitto in Val di Vara, arso dalla sete, sostò per bere ad una fontana tra Stagnedo e Bocca Pignone da allora detta "del Papa", sulla quale è stata posta una epigrafe a ricordo dell'evento. Ai Pignonesi che mandarono a Borghetto una rappresentanza guidata dall'arciprete Francesco Luciani, Pio VII concesse l'indulgenza plenaria; ai bor- ghettini che benevolmente lo ospitarono donò un baldacchino di seta broccata. In memoria di quell'evento memorabile, nella stanza in cui il Papa pernottò fu apposta una iscrizione: IN QUESTA STANZA / GIA' CASA DI PROPRIETA' DEL NOTARO / DI NEGRO GIAN DOMENICO / PERNOTTO' PIO VII / PRIGIONIERO DI NAPOLEONE I / DIRETTO ALLA VOLTA DI SAVONA / CIRCA IL 27 LUGLIO 1805 / NOTA POSTAVI PER CURA DELL'ARCIPRETE LUIGI FONTANABUONA DI BORGHETTO VARA IL 21 APRILE 1905. Il grande albergo "Europa", nel quale si diceva fosse sceso Giuseppe Mazzini, mostrava le tracce del passaggio di tanti altri viaggiatori, le cui firme si sovrapponevano sull'ardesia dei davanzali, confondendosi con date, proverbi e lazzi diversi. Dell' "Europa" oggi resta solo il ricordo, come pure del borgo medievale che fu distrutto (con le mura, le osterie, l'ottocentesco ponte in mattoni rossi, la chiesa) da un bombardamento durante l'ultima guerra.

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