VIA DOMENICO CHIODO
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Via Chiodo, un tempo “salotto buono” della Città, luogo di ritrovo di giovani ed anziani, sia per il passeggio tardo pomeridiano o domenicale, sia per corroboranti soste al caffè Crastan (prima che fosse distrutto dai bombardamenti), o all’ancora esistente Bar Peola. Quanti “filarini”, sfociati, qualche volta, in fidanzamenti o addirittura in matrimoni sono nati durante le così dette “vasche” che i giovani percorrevano a caccia di fanciulle! Via Chiodo iniziò a nascere attorno agli anni ‘50 dell’800, quando i Doria costruirono il palazzo che, distrutto da bombardamenti aerei, è ora sostituito da uno costruito nel dopoguerra, che ne porta ancora il nome. Il marchese Giorgio Doria, senatore del Regno, vi aveva trasferito la residenza che prima aveva, con la famiglia, nel secentesco palazzo in Via Prione, tra Via Sapri e Via Unione, nel quale è apposta la targa che ricorda il soggiorno di Wagner alla Spezia. Il nuovo palazzo, articolato in due fabbricati uniti da una vasta terrazza panoramica, aveva la colorazione a bicromia bianco nera a strisce, che ai Doria spettava di diritto come benemeriti della Patria (vedi la loro Chiesa a Genova). Nella terrazza erano collocate numerose statue di marmo, distrutte assieme agli edifici dalle bombe aeree. Molte persone ritengono che le statue collocate ai giardini, nella parte detta “Il Boschetto”, negli anni ‘50 siano quelle, invece sono le statue che figuravano sul timpano e sulla scalinata dell’antico Teatro Civico del 1846. Vi furono, in tempi diversi ma vicini, tre alberghi: il primo, Città di Milano od albergo Conti, ora sede dell’Ammiragliato, che fu poi spostato nel palazzo Doria, il secondo l’Hotel Grande Bretagne (palazzo ove ora c’è il Credito Italiano), il terzo l’Albergo Italia, ove ha sede la Banca Passadore. Questi tre alberghi erano nella parte a monte di Via Chiodo; nella parte verso ponente a mare, vi era l’albergo più prestigioso, il “Croce di Malta” (l’antico, da non confondere con quello successivo in Viale Mazzini), edificato nel 1846. La via era percorsa dai due binari del tram – che avevano il capolinea in Piazza Chiodo ed in Via Persio – percorrevano la via e curvavano in Via Principe Amedeo (attuale Via don Minzoni) attraverso Via Manzoni o Via Tommaseo, a seconda che andassero o tornassero al capolinea delle linee di Pegazzano, Migliarina, Muggiano, OTO Melara, Ospedale. Questa via riceve un aspetto di distinzione dall’ampio spazio che, iniziando dall’angolo con Via Cadorna e terminando in Via Persio, è rimasto dedicato alla parte dei giardini, risalente al 1827, detta “Il Boschetto” ed alla successiva, del 1876, del giardino all’italiana (dove c’è il monumento a Garibaldi).