CAMPIGLIA
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CAMPIGLIA
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In Dialetto: | Campìa |
Nazione: | |
Regione: | Liguria |
Provincia: | LA SPEZIA |
Comune: | LA SPEZIA |
Coordinate: | 44°04′26″N 9°47′45″E |
Altitudine: | 389 mt s.l.m. |
Google Maps: | http://tinyurl.com/6erhspk |
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Links: | Campiglia.net |
Aneddoti, piccole storie di vita e del lavoro contadino d’altri tempi
di Piero Lorenzelli
E’ interessante conoscere, ai fini storici e di costume, come vivessero nel borgo i nostri antenati Campigliesi, durante il periodo 1850/1930. A questo proposito abbiamo scritti e testimonianze di quell’epoca provenienti: dalla consultazione dell’Archivio parrocchiale (redatto a partire dal 1740), dal testo pubblicato nel Maggio del 1907 dall’antropologo Sittoni intitolato “I viticoltori di Tramonti”, che descrisse così bene lo spaccato di usi e costumi degli abitanti dei paesi di Biassa e Campiglia, ciò che li accomunava e ciò che li divideva, fino alla più diretta testimonianza di storia tramandata oralmente dai genitori ai loro figli, e così via sino ai giorni nostri. Per Campiglia, l’anno 1930 ha rappresentato il periodo di massimo splendore, la sua popolazione contava allora 470 anime, ed era andata fino a quel tempo sempre in crescendo. E' da rimarcare una particolarità: gli abitanti del paese rispondevano a due soli cognomi, Sturlese, in maggioranza, e Canese. La comunità contadina ebbe poi da quella data una lenta ma continua regressione, causata soprattutto dalla comparsa di un piccolo insetto proveniente dalla Francia, un afide, chiamato filossera, che attaccò in misura devastante, distruggendo le prosperose viti che erano state la principale forma di sostentamento della popolazione locale. Da allora è iniziato un lento ma consistente esodo dei residenti del paese verso altri lidi alla ricerca di una migliore forma di vita e sopravvivenza. Consultando gli antichi libri che si trovano in Parrocchia si riscontra come, fino agli inizi del ‘900, un certo numero di Campigliesi fosse analfabeta, prova ne sia che nel registro delle nascite ove era richiesta la firma per esteso del capofamiglia, molti di loro apponevano la croce. Nel passato però il paese ha dato anche i natali a figli che si sono distinti nella vita sociale e politica della comunità. Uno degli antenati campigliesi più rappresentativi è stato Canese Michele, nato agli albori dell’800. Egli ebbe molti incarichi nell’ambito politico locale; fu infatti il primo consigliere eletto a Campiglia chiamato a sedersi fra i membri del consiglio comunale di Spezia: Campiglia era parte integrante del circondario e comune di Spezia, con Genova allora capoluogo della provincia. Fu eletto nel consiglio in base alla nuova legge allora varata, che permise le elezioni con scrutinio separato nelle frazioni rispetto al comune capoluogo. Tra le sue gesta si ricorda che ebbe il privilegio nel 1853 di accompagnare per mano il principe di Casa Savoia Umberto I, allora bimbo di 9 anni, diventato in seguito Re d’Italia, in visita a Campiglia e luoghi limitrofi, proveniente dall’albergo Croce di Malta di Spezia (ai tempi il nome della città veniva indicato senza l’articolo determinativo che ha oggi). Nel 1865 durante la costruzione dell’Arsenale Militare ebbe un encomio scritto dal Generale Domenico Chiodo progettista della grande struttura. Nella motivazione viene ricordato il supporto del Canese per la fornitura di pietre scalpellinate, tratte dalle cave della zona e modellate a mano da specialisti del settore, tutti campigliesi. Un campigliese, questa volta di adozione, tale Carro Pietro di Francesco nato a Spezia il 29 Giugno del 1850 passa senz’altro alla storia del piccolo borgo collinare, per altre motivazioni che vedremo in seguito. Il 5 Maggio del 1877 viene assunto con la qualifica di “operaio di marina” presso l’Arsenale Militare di Spezia: nel 1879 incontra la sua anima gemella a Campiglia, con lei si sposa e si trasferisce ad abitare in paese. Ogni giorno, per innumerevoli anni, fino alla sua pensione, datata 6 Agosto 1908, egli al mattino presto si reca al lavoro laggiù nello stabilimento militare percorrendo la mulattiera, formata da 2050 scalini, a cui vanno aggiunti almeno 3 Km. di viottoli appena tracciati e sconnessi per quell’epoca. Alla sera deve percorrere a ritroso la solita strada che come si ricorderà si inerpica sino a raggiungere un’altitud