FABIO VIRGILIO
Da wikiSpedia.
Versione delle 12:51, 6 set 2011, autore: 62.94.242.91 (Discussione)
Architetto e noto ceramista, nacque alla Spezia il 19 agosto 1922 da Giuseppe e Maria Carpena. Si dedicò anche alla poesia dialettale, ritraendo i bozzetti dell'antica vita spezzina, in cui risaltano le vecchie figure di un tempo, come Luigin o lanpionao nell'omonima poesia qui sotto riportata. Vinse diversi premi letterari, tra cui il Premio Bèla Spèza 1980 e 1981, con le poesie Er me gorfo e Una prece. Morì alla Spezia il 14 giugno 1990.
Lüigin o lanpionao (Luigin il lampionaio)
Dialetto | Italiano | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Quande a Spèza l'ea pecina, | Quando Spezia era piccola, | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
quatro gese e sento ca, | quattro chiese e cento case, | la ne gh'ea na lanpadina | non c'era una lampadina | e dar canfin l'ea 'lüminà. | e coi lampioni a petrolio era illuminata. | Tüt'e see, quande o ciao | Tutte le sere, quando la luce | i sconissa, e o so i ne gh'è, | svanisce e il sole non c'è più, | 'sto Lüigin o lanpionao, | basso e gròsso come 'n bè, | i òci strissi, na meizana | coa visea e cor giaché, | con na scaa e con na cana | i ziava senpre a pe. | Ün pe' ün, adazo adazo, | i assendeva i se lanpion | repozàndosse, mia 'r caso, | pròpio donde gh'ea 'r vin bon. | Ne ste a crede ch'i ea begòto | ma 'nt'o zio dee "sète geze" | s'i beveva quarche gòto | i passava senpre e deze. | Ghe piazeva 'nbüdegàsse | e sicome i ea 'n bürlon | chi na sena i ghe pagasse | i 'n sentiva 'n remes-cion. | Pòi i sortiva, pansa avanti, | scaa 'n còlo, dindonando | i tornava, ne gh'ea Santi, | ao travàgio 'nfin a quando | caminando i 'rivava | 'nfin en fondo a Ciassa Brin | e a smorsae i repiava | perché aoamai l'ea 'nza matin.
Luigin il lampionaio, basso e grosso come un bue, gli occhi strizzati, una berretta
con la visiera e la giacca,
con la scala ed una canna girava sempre a piedi. Uno ad uno, adagio adagio,
accendeva i suoi lampioni,
riposandosi, guarda caso, proprio dove c'era il vino buono. Non crediate che fosse un bigotto,
ma nel giro delle "sette chiese"
se beveva qualche bicchiere andava sempre oltre le dieci. Gli piaceva rimpinzarsi
e siccome era un burlone
se qualcuno gli pagava una cena ne sentiva delle belle. Poi usciva, con la pancia in avanti,
la scala in collo, dondolando
tornava, non c'eran Santi, al lavoro fino a quando, camminando, arrivava
in fondo a piazza Brin
ed incominciava a spegnere, perché ormai era già mattina. |