IL SOMMERGIBILE MACALLÈ

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== ATTIVITA' OPERATIVA  ==
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Il 20 aprile 1937 l'unità passò alle dipendenze di Maricosom per la 23^ Squadriglia di Napoli.
Il 20 aprile 1937 l'unità passò alle dipendenze di Maricosom per la 23^ Squadriglia di Napoli.
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Dopo una breve crociera addestrativa, effettuò, tra il 27 agosto e il 3 settembre 1937, una missione speciale nell'ambito delle operazioni relative alla guerra di Spagna.
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Dopo una breve crociera addestrativa, effettuò, tra il 27 agosto e il 3 settembre 1937, una missione speciale nell'ambito delle operazioni relative alla guerra di Spagna. Nel 1938 fu destinata nella sede della [[:Categoria:LA SPEZIA|Spezia]] e nel 1940, in considerazione delle sue limitate prestazioni operative, fu dislocata a Massaua. Allo scoppio del conflitto il '''Macallé''', al comando del tenente di vascello Dante Morrone, salpò da Massaua per portarsi ad operare in una zona di mare posta circa 8 miglia a levante di Porto Sudan, rimanendo in agguato a circa 30 miglia da tale porto. Il giorno 12 iniziarono a manifes arsi, a bordo, sintomi di avvelenamento da cloruro di metile fra il personale destinato in camera di lancio di prora. Effettuata una ispezione e non constatandosi perdite di gas all'impianto di condizionamento, i sintomi vennero attribuiti a cibi guasti ingeriti, oppure ad altre cause di non rilevante importanza ma non individuate. Vennero comunque ccuratamente ventilati i locali e tenuti sotto controllo gli uomini intossicati. Tuttavia la situazione andò peggiorando e anche il Comandante e gli ufficiali rimasero vittime dalla intossicazione. Nella notte tra il 14 ed il 15 giugno, a causa delle correnti e dell'incertezza della posizione, mai perfettamente determinata a causa dello stato confusionale dovuto all'intossicazione, l'unità si incagliò sui frangenti dell'isolotto di Bar Musa Chebir (a sudest di Porto Sudan). Impennata di prora e sbandata di circa 60° sulla sinistra, l'unità rimase per alcune ore sugli scogli e ciò permise all'equipaggio di trasportare sull'isolotto materiali e viveri. Cifrari e documenti segreti vennero distrutti. Purtroppo, da bordo del Maccallé non fu comunicato a Massaua l'accaduto, probabilmente perché l'avvelenamento da cloruro di metile aveva molto ridotto le capacità di percezione di molti uomini e dello stesso Comandante (come ebbe ad accertare la Commissione d'inchiesta). Successivamente, il Comandante decise di inviare un gruppo di marinai, al comando del guardiamarina Elio Sandroni, in cerca di soccorsi, utilizzando un battellino di salvataggio. Dopo varie peripezie, il pomeriggio del 20 giugno il gruppo riuscì a mettersi in contatto con Massaua. I naufraghi furono poi raccolti, il giorno 22, dal sommergibile Guglielmotti. Al guardiamarina Sandroni fu conferita, sul campo, la M.A.V.M.
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Nel 1938 fu destinata nella sede della Spezia e nel 1940, in considerazione delle sue limitate prestazioni operative, fu dislocata a Massaua. Allo scoppio del conflitto il Macallé, al comando del tenente di vascello Dante Morrone, salpò da Massaua per portarsi ad operare in una zona di mare posta circa 8 miglia a levante di Porto Sudan, rimanendo in agguato a circa 30 miglia da tale porto.
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Il giorno 12 iniziarono a manifestarsi, a bordo, sintomi di avvelenamento da cloruro di metile fra il personale destinato in camera di lancio di prora. Effettuata una ispezione e non constatandosi perdite di gas all'impianto di condizionamento, i sintomi vennero attribuiti a cibi guasti ingeriti, oppure ad altre cause di non rilevante importanza ma non individuate. Vennero comunque accuratamente ventilati i locali e tenuti sotto controllo gli uomini intossicati. Tuttavia la situazione andò peggiorando e anche il Comandante e gli ufficiali rimasero vittime dalla intossicazione. Nella notte tra il 14 ed il 15 giugno, a causa delle correnti e dell'incertezza della posizione, mai perfettamente determinata a causa dello stato confusionale dovuto all'intossicazione, l'unità si incagliò sui frangenti dell'isolotto di Bar Musa Chebir (a sudest di Porto Sudan). Impennata di prora e sbandata di circa 60° sulla sinistra, l'unità rimase per alcune ore sugli scogli e ciò permise all'equipaggio di trasportare sull'isolotto materiali e viveri. Cifrari e documenti segreti vennero distrutti. Purtroppo, da bordo del Maccallé non fu comunicato a Massaua l'accaduto, probabilmente perché l'avvelenamento da cloruro di metile aveva molto ridotto le capacità di percezione di molti uomini e dello stesso Comandante (come ebbe ad accertare la Commissione d'inchiesta). Successivamente, il Comandante decise di inviare un gruppo di marinai, al comando del guardiamarina Elio Sandroni, in cerca di soccorsi, utilizzando un battellino di salvataggio. Dopo varie peripezie, il pomeriggio del 20 giugno il gruppo riuscì a mettersi in contatto con Massaua. I naufraghi furono poi raccolti, il giorno 22, dal sommergibile Guglielmotti. Al guardiamarina Sandroni fu conferita, sul campo, la M.A.V.M.
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[[Categoria:SECONDA GUERRA MONDIALE]]
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IL SOMMERGIBILE MACALLE' 01.jpg
Costruito: Cantiere: OTO
Impostazione: 1 marzo 1936
Varo: 29 ottobre 1936
Consegnato : 1 marzo 1937
Affondato: 15 giugno 1940
Radiazione: 18 ottobre 1946

ATTIVITA' OPERATIVA

Il 20 aprile 1937 l'unità passò alle dipendenze di Maricosom per la 23^ Squadriglia di Napoli.

Dopo una breve crociera addestrativa, effettuò, tra il 27 agosto e il 3 settembre 1937, una missione speciale nell'ambito delle operazioni relative alla guerra di Spagna. Nel 1938 fu destinata nella sede della Spezia e nel 1940, in considerazione delle sue limitate prestazioni operative, fu dislocata a Massaua. Allo scoppio del conflitto il Macallé, al comando del tenente di vascello Dante Morrone, salpò da Massaua per portarsi ad operare in una zona di mare posta circa 8 miglia a levante di Porto Sudan, rimanendo in agguato a circa 30 miglia da tale porto. Il giorno 12 iniziarono a manifes arsi, a bordo, sintomi di avvelenamento da cloruro di metile fra il personale destinato in camera di lancio di prora. Effettuata una ispezione e non constatandosi perdite di gas all'impianto di condizionamento, i sintomi vennero attribuiti a cibi guasti ingeriti, oppure ad altre cause di non rilevante importanza ma non individuate. Vennero comunque ccuratamente ventilati i locali e tenuti sotto controllo gli uomini intossicati. Tuttavia la situazione andò peggiorando e anche il Comandante e gli ufficiali rimasero vittime dalla intossicazione. Nella notte tra il 14 ed il 15 giugno, a causa delle correnti e dell'incertezza della posizione, mai perfettamente determinata a causa dello stato confusionale dovuto all'intossicazione, l'unità si incagliò sui frangenti dell'isolotto di Bar Musa Chebir (a sudest di Porto Sudan). Impennata di prora e sbandata di circa 60° sulla sinistra, l'unità rimase per alcune ore sugli scogli e ciò permise all'equipaggio di trasportare sull'isolotto materiali e viveri. Cifrari e documenti segreti vennero distrutti. Purtroppo, da bordo del Maccallé non fu comunicato a Massaua l'accaduto, probabilmente perché l'avvelenamento da cloruro di metile aveva molto ridotto le capacità di percezione di molti uomini e dello stesso Comandante (come ebbe ad accertare la Commissione d'inchiesta). Successivamente, il Comandante decise di inviare un gruppo di marinai, al comando del guardiamarina Elio Sandroni, in cerca di soccorsi, utilizzando un battellino di salvataggio. Dopo varie peripezie, il pomeriggio del 20 giugno il gruppo riuscì a mettersi in contatto con Massaua. I naufraghi furono poi raccolti, il giorno 22, dal sommergibile Guglielmotti. Al guardiamarina Sandroni fu conferita, sul campo, la M.A.V.M.
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