CONFUOCO
Da wikiSpedia.
Riga 1: | Riga 1: | ||
- | Una sopravvivenza dei culti pagani trasferiti nel contesto cristiano è il rito del fuoco connesso con il solstizio d’inverno, data dalla quale il sole riprende il suo corso apparente innalzandosi sull’orizzonte. Orbene, una traccia di questo rito si trova nell’usanza del | + | [[File:CONFUOCO 01.jpg|360px|right]] |
+ | Una sopravvivenza dei culti pagani trasferiti nel contesto cristiano è il rito del fuoco connesso con il solstizio d’inverno, data dalla quale il sole riprende il suo corso apparente innalzandosi sull’orizzonte. Orbene, una traccia di questo rito si trova nell’usanza del '''Confuoco''', in uso a Genova già dal 1307 e, alla [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]], nello stesso secolo. Nei registri della comunità spezzina se ne ha notizia dal 1403, ma è da ritenersi che esistesse da prima, perché se ne parla come di una cerimonia da tempo in atto, il che non è possibile documentare perché i registri comunali antecedenti il 1403 sono andati perduti. Il '''Confuoco''' consisteva nel bruciare un ceppo di alloro, offerto dalla comunità spezzina al Capitano (poi Vicario, Podestà, Governatore) sulla “Piazza di Corte” ove sorgeva l’antico palazzo comunale, distrutto dai bombardamenti. L’alloro era il simbolo di gloria, il fuoco di prosperità, di amicizia, di vita e vigore. Ma, oltre al ceppo di alloro, la comunità offriva al Vicario dei doni consistenti, da principio, in dolciumi e candele, cose di poco conto date come omaggio. Ma i maggiorenti della comunità si accorsero che le autorità desideravano qualcosa di più consistente; quindi, dal 1466, le modeste regalie furono integrate dal sostenimento delle spese natalizie del Vicario e famiglia, cavallo compreso. Nel 1470 furono offerti due maiali di 64 Kg. ciascuno, candelotti, dolciumi e torce da servire per la cerimonia del '''Confuoco'''. I generi alimentari venivano consumati la vigilia di Natale sotto la loggia del palazzo di corte, il che provocò inconvenienti di una certa gravità causati da chi, a bocca asciutta, assisteva a quella mangiata, talché, dal 1497, fu deliberato che la colazione fosse consumata nel palazzo comunaale, “propter evitandis malis consuetidinibus”. | ||
Nei secoli seguenti quello che era un grazioso omaggio divenne un vero e proprio obbligo, finché il tutto cessò nel 1797, con la fine della Repubblica di Genova. | Nei secoli seguenti quello che era un grazioso omaggio divenne un vero e proprio obbligo, finché il tutto cessò nel 1797, con la fine della Repubblica di Genova. | ||
Versione attuale delle 10:55, 15 nov 2011
Una sopravvivenza dei culti pagani trasferiti nel contesto cristiano è il rito del fuoco connesso con il solstizio d’inverno, data dalla quale il sole riprende il suo corso apparente innalzandosi sull’orizzonte. Orbene, una traccia di questo rito si trova nell’usanza del Confuoco, in uso a Genova già dal 1307 e, alla Spezia, nello stesso secolo. Nei registri della comunità spezzina se ne ha notizia dal 1403, ma è da ritenersi che esistesse da prima, perché se ne parla come di una cerimonia da tempo in atto, il che non è possibile documentare perché i registri comunali antecedenti il 1403 sono andati perduti. Il Confuoco consisteva nel bruciare un ceppo di alloro, offerto dalla comunità spezzina al Capitano (poi Vicario, Podestà, Governatore) sulla “Piazza di Corte” ove sorgeva l’antico palazzo comunale, distrutto dai bombardamenti. L’alloro era il simbolo di gloria, il fuoco di prosperità, di amicizia, di vita e vigore. Ma, oltre al ceppo di alloro, la comunità offriva al Vicario dei doni consistenti, da principio, in dolciumi e candele, cose di poco conto date come omaggio. Ma i maggiorenti della comunità si accorsero che le autorità desideravano qualcosa di più consistente; quindi, dal 1466, le modeste regalie furono integrate dal sostenimento delle spese natalizie del Vicario e famiglia, cavallo compreso. Nel 1470 furono offerti due maiali di 64 Kg. ciascuno, candelotti, dolciumi e torce da servire per la cerimonia del Confuoco. I generi alimentari venivano consumati la vigilia di Natale sotto la loggia del palazzo di corte, il che provocò inconvenienti di una certa gravità causati da chi, a bocca asciutta, assisteva a quella mangiata, talché, dal 1497, fu deliberato che la colazione fosse consumata nel palazzo comunaale, “propter evitandis malis consuetidinibus”. Nei secoli seguenti quello che era un grazioso omaggio divenne un vero e proprio obbligo, finché il tutto cessò nel 1797, con la fine della Repubblica di Genova.