CARLO FONTANA

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Del sommo poeta, nato a Firenze nel 1265 e morto esule a Ravenna nel 1321, non si intendono ripercorrere in questa sede le vicende della sua travagliata vita, ma dar conto della permanenza di Dante in Lunigiana.

Carlo Fontana carrarese di nascita ma sarzanese di adozione, ha illustrato in modo preclaro la scultura italiana del primo Novecento, lasciando anche proprio a Sarzana una testimonianza importante della sua opera.

Nato il 5 ottobre 1895, mostrò sin da ragazzo l’inclinazione dell’artista, del resto naturale, essendo scultore anche suo padre Ulderico (la madre era Marianna Sparano di Fosdinovo).

Fontana Carlo 01.jpg

Egli cominciò a realizzarla entrando all’Accademia d’arte di Carrara e specializzandosi nella scultura, con ottimi risultati sul bianco marmo statuario della sua terra. Diplomatosi all’Accademia e già più volte premiato in numerosi Concorsi, si trasferì prima a Roma e poi a Napoli, ottenendo in entrambe le città molti incarichi ed altrettanti importanti riconoscimenti.

All’inizio del nuovo secolo, quando viene realizzata la nuova sistemazione di piazza Venezia e del Vittoriano, gli fu affidata nel 1908 la realizzazione di una delle quadrighe bronzee ancora oggi esistenti sull’Altare della Patria, dove fu collocata nel 1927.

É il segno del fatto che Carlo Fontana è ormai uno dei personaggi di maggiore spicco della scultura italiana. Infine si trasferì a Sarzana - divenuta la sua seconda patria - e prese dimora nel palazzo lungo l'ala meridionale di piazza Vittorio Emanuele (oggi piazza Matteotti).

Proprio per la piazza principale del comune realizza nel 1934 il complesso bronzeo monumentale della “Procellaria”, ovvero dell’uccello che vive nella tempesta: il tema è connesso a quello, allora molto frequente - dopo le conclusioni della prima guerra mondiale - dell’iconografia patriottica, della “Vittoria mutilata”, ovvero non riconosciuta sino in fondo, ad onta del valore dei caduti, dalle altre nazioni europee. Il monumento (che in periodi ricorrenti ha fatto molto discutere i sarzanesi circa la sua migliore ubicazione) prese il posto di quello che all’inizio del XVI secolo era stato realizzato in quello stesso punto dallo scultore lucchese Matteo Cividali, e che raffigurava san Giorgio a cavallo che uccide il drago, in omaggio al genovese Banco di San Giorgio, nuovo “protettore” della città. Il munumento del Cividali andò distrutto nel 1797, quando l’eco della rivoluzione francese arrivò in Liguria e verme abbattuta l’antica Repubblica oligarchica di Genova: al suo posto venne piantato per qualche tempo l'“albero della libertà”, ma poi non restò nulla sino appunto all’opera del Fontana, eretta anche a ricordo dei caduti nella grande guerra.

Ma per la “sua” Sarzana, Fontana realizzò anche l’altro importante monumento di piazza, quello dedicato a Giuseppe Garibaldi nella piazza omonima, e che ha per tema il “Titano” (mentre l’immagine dell’eroe dei due mondi è raffigurata nello scudo).

Tra le altre opere , possiamo ricordare il monumento ai caduti alla Chiappa (La Spezia) e quello per i marinai della corazzata di Roma, alla Maddalena.

Negli anni della seconda guerra mondiale diverse sue opere andarono distrutte per motivi bellici, procurandogli grande dolore, ma la sua attività fu sempre molto intensa, sino agli ultimi anni trascorsi a Sarzana. Morì, all’età di 91 anni, il 16 novembre 1956.

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