FILIPPO CALANDRINI
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Tale cappella fu infatti commissionata dalla madre del pontefice [[TOMMASO PARENTUCELLI|Niccolò V]] Andreola e dal fratello cardinale Calandrini, all’abile architetto Benedetto Beltrame da Campione e al carrarese Antonio Maffioli cui si deve la fine decorazione marmorea. | Tale cappella fu infatti commissionata dalla madre del pontefice [[TOMMASO PARENTUCELLI|Niccolò V]] Andreola e dal fratello cardinale Calandrini, all’abile architetto Benedetto Beltrame da Campione e al carrarese Antonio Maffioli cui si deve la fine decorazione marmorea. | ||
Nell’interno della splendida cappella di San Tommaso, che oggi costituisce un braccio del transetto della Cattedrale di Santa Maria, fu collocata la grandiosa ancona marmorea dell’Incoronazione della Vergine, opera insigne di Lorenzo Riccomanni. | Nell’interno della splendida cappella di San Tommaso, che oggi costituisce un braccio del transetto della Cattedrale di Santa Maria, fu collocata la grandiosa ancona marmorea dell’Incoronazione della Vergine, opera insigne di Lorenzo Riccomanni. |
Versione attuale delle 14:14, 23 set 2011
La città di Sarzana ha giustamente dedicato al fratello uterino del pontefice Niccolò V, Filippo Calandrini, la piazza antistante la cappella marmorea di San Tommaso. Tale cappella fu infatti commissionata dalla madre del pontefice Niccolò V Andreola e dal fratello cardinale Calandrini, all’abile architetto Benedetto Beltrame da Campione e al carrarese Antonio Maffioli cui si deve la fine decorazione marmorea. Nell’interno della splendida cappella di San Tommaso, che oggi costituisce un braccio del transetto della Cattedrale di Santa Maria, fu collocata la grandiosa ancona marmorea dell’Incoronazione della Vergine, opera insigne di Lorenzo Riccomanni.
Il futuro cardinale Filippo nacque a Sarzana nel 1403 da Tommaso ed Andreola dei Bosi vedova da pochi anni del marito Bartolomeo Parentucelli, morto nella città di Lucca ove si era recato in qualità di medico a curare i malati di peste. Il giovane Filippo seguì la carriera ecclesiastica intrapresa dal fratello maggiore Tommaso, il futuro Niccolò V, che appena divenuto papa lo nominò vescovo di Bologna e cardinale con il consenso del collegio cardinalizio che ne apprezzava le virtù. Il cardinale Filippo continuò, anche dopo la morte del fratello pontefice, a svolgere un ruolo di primo piano nella curia romana ove ricoprì prestigiosi incarichi tra cui quello ambito di penitenziere maggiore. Benché lontano per ragioni del suo alto ufficio, non dimenticava Sarzana, patria dei suoi avi e della sua cara madre Andreola, ove per eternare la memoria del fratello aveva fatto edificare, come si è anticipato, la fastosa cappella di San Tommaso.
Il Calandrini fu il vero artefice della traslazione della sede vescovile dall’antica città romana di Luni al popoloso borgo di Sarzana; sino allora erano stati posti seri ostacoli a questa traslazione perché altre città della Lunigiana contendevano a Sarzana questo onore, in particolare Pontremoli. Il cardinale, con l’appoggio dei Fiorentini che contendevano agli Sforza l’egemonia, destreggiandosi abilmente nella complessa congiuntura politica del suo tempo, ottenne il 21 luglio 1465 dal pontefice Paolo II, creato cardinale da Eugenio IV, la sospirata bolla “Cui super omnes orbis” con cui è trasferito il titolo della sede episcopale lunense alla chiesa di Santa Maria di Sarzana eretta in cattedrale. Nel contempo Sarzana è elevata al rango di città e la diocesi assumerà la denominazione lunense-sarzanese.
La chiesa di Santa Maria doveva anche nell’aspetto esteriore assumere le caratteristiche di una cattedrale, pertanto il Calandrini affidò agli abili scultori della famiglia Riccomanni di Pietrasanta il rivestimento marmoreo della facciata, adornata di uno splendido rosone e il grandioso dossale marmoreo dell’Assunzione della Vergine che fu posto nell’altare centrale. In Sarzana il Calandrini fece edificare il proprio palazzo dall’aspetto signorile che divenne la prima residenza del vescovo cioè sino a quando Antonio Maria Parentucelli, vescovo di Luni-Sarzana, non prese dimora nel nuovo palazzo episcopale da lui fatto costruire nella via centrale (ora via Mazzini) nei pressi della cattedrale. Nel lungo e faticoso viaggio da Sarzana a Roma ormai vecchio il cardinale Calandrini si ammalò gravemente nella città di Bagnoreggio nel Viterbese, dove nel 1476 incontrò la morte. Fu trasportato con tutti gli onori a Roma dove il nipote Giovanni Matteo gli innalzò nella monumentale chiesa di San Lorenzo in Lucina una grandiosa tomba.
FONTE: "Società, economia, avvenimenti, personaggi di Sarzana" Volume II di Lamioni, Salviati, Gastardelli Edito da Pubblica Assistenza "La Misericordia & Olmo" Sarzana e AISM - La Spezia