PARCO NAZIONALE DELLE 5 TERRE
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L’Ente Parco, nel rispetto delle sue finalità istitutive, si propone di applicare principi di sostenibilità alle proprie attività e a quelle affidate a terzi, e a promuovere gli stessi principi nel territorio protetto, coinvolgendo soggetti pubblici e privati. A tale scopo si impegna, durante lo svolgimento delle proprie attività a: | L’Ente Parco, nel rispetto delle sue finalità istitutive, si propone di applicare principi di sostenibilità alle proprie attività e a quelle affidate a terzi, e a promuovere gli stessi principi nel territorio protetto, coinvolgendo soggetti pubblici e privati. A tale scopo si impegna, durante lo svolgimento delle proprie attività a: | ||
- | + | * perseguire la conformità a tutte le leggi e i regolamenti vigenti in materia ambientale; | |
- | + | * perseguire un miglioramento continuo teso alla riduzione dei propri impatti ambientali e dell’inquinamento; | |
- | + | * adottare strategie finalizzate alla gestione sostenibile del territorio protetto, nell’ottica della salvaguardia dei valori ambientali. | |
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== Muretti a secco == | == Muretti a secco == |
Versione delle 14:09, 2 set 2011
Oggi nel nostro paese vi sono 22 parchi nazionali istituiti e 2 in attesa dei provvedimenti attuativi. Complessivamente coprono oltre un milione e mezzo di ettari, pari al 5 % circa del territorio nazionale. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre presenta, rispetto al variegato panorama degli altri parchi, alcuni elementi di atipicità che lo rendono unico nel suo genere.
Quello delle Cinque Terre infatti, con i suoi 4.226 ettari, è il parco nazionale più piccolo del Paese e allo stesso tempo il più densamente popolato, con circa 5.000 abitanti suddivisi in cinque borghi: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso al Mare.
Ciò che rende speciale questo territorio rispetto agli altri, però, è dato dal fatto che qui l’ambiente naturale è stato profondamente modificato dall’azione dell’uomo.
Per secoli, a partire dall’anno mille, gli abitanti delle Cinque Terre hanno sezionato gli scoscesi pendii delle colline che si gettano a picco sul mare per ricavarne strisce di terra coltivabili; ognuna di queste strette porzioni pianeggianti, detti cià n, sono sorrette da muretti a secco, il vero tratto identitario delle Cinque Terre che le ha rese famose in tutto il mondo. L’intervento dell’uomo ha quindi portato a creare un’architettura di terrazzamenti su di un territorio sviluppato in altezza, rendendo il paesaggio atipico e fortemente antropizzato: ecco perchè è il Parco dell’Uomo.
Il Parco Nazionale pone al centro del suo agire la difesa di questa peculiarità la quale, a causa del fisiologico abbandono dell’attività agricola da parte di ogni società industriale, ha portato a fenomeni di degrado paesaggistico. Se in altre realtà i parchi nascono con la finalità ultima di difendere l’ambiente naturale sottraendolo all’azione quotidiana dell’uomo, qui la ragione ultima dell’ente è quella di riportare l’uomo a intervenire sul paesaggio coltivandolo e prendendosi cura di esso, ricalcando e riscoprendo i gesti antichi di chi, prima di noi, ha fatto delle Cinque Terre un territorio inserito nella lista dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Indice |
Ambiente antropico
L'incontro fra uomo e natura ha portato ad una valorizzazione del territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre. Da circa mille anni l'uomo è intervenuto su queste aspre montagne, a picco sul mare, sviluppando aree coltivate per poter sopravvivere in zone anticamente coperte da un fitto manto boschivo. Generazione dopo generazione, l'uomo ha frantumato la roccia creando con i massi più grossi i muri a secco, dando vita ad un paesaggio “artificiale†costituito da terrazzamenti su cui, dalla coltura della vite, attività molto faticosa data l'asprezza del terreno e le difficoltà logistiche e di trasporto, è derivata una eccellente produzione di vini rinomata per la sua qualità .
Quella della vite non è la sola attività che lega l'uomo alla terra. Accanto ai vigneti si estendono coltivazioni di limoni, oliveti e orti. Un paesaggio coltivato con pazienza e con cura, tanto da aver donato al territorio delle Cinque Terre un aspetto ancor più suggestivo, con i sinuosi terrazzamenti che, come un manto verde, costeggiano e sovrastano il mare. I piccoli borghi confermano quanto il contatto dell'uomo con la natura sia avvenuto senza apportare traumi al territorio. Gli abitati si sono sviluppati nel rispetto dei valori naturali ed ambientali, salvaguardando la zona dal pericolo dell'eccessiva espansione edilizia. Essenziali i tracciati viari, con molte strade e viottoli percorribili solamente a piedi.
Ambiente naturale
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre è un'oasi naturalistica che nel tempo ha preservato intatte le caratteristiche di una natura incontaminata. Il paesaggio, formato da rocce di origine ed età diverse, è contrassegnato da una particolare acclività e dalla mancanza di tratti pianeggianti. La costa, alta e frastagliata, è lineare, scarsamente incisa da insenature e promontori, scavata dal mare in amene e suggestive grotte. Le poche spiagge, sabbiose e ciottolose, sono il risultato di apporti detritici dei corsi d'acqua, di frane o di accumuli di materiali lasciati dall'uomo. La catena montuosa ripara la costa dai venti settentrionali, mentre le correnti calde ed umide provenienti dal mare risalgono i contrafforti montuosi con la conseguente condensazione del vapore acqueo che si trasforma in nebbia sul crinale e in frequenti precipitazioni ad alta quota. Il clima è di tipo mediterraneo, con stagioni estive secche ed inverni particolarmente miti
Flora
La complessità orografica ha portato ad una varietà di microclimi con la conseguente diversificazione della vegetazione. I boschi di leccio sono stati in parte sostituiti con fasce coltivate o con altre essenze arboree quali il pino marittimo, il pino di Aleppo, sugheri e castagni. Negli ambienti litoranei crescono il finocchio di mare e il dauco marino vicino al cappero, in passato attivamente coltivato. Negli ambienti rupestri, accanto alla cineraria marina, il senecio bicolore, la ruta, ed altre varietà ; nelle fessure più ampie della roccia si trovano l'euforbia arborea e numerose specie tipiche della macchia mediterranea. In tutta la zona sono diffusi arbusteti come rosmarino, timo, elicriso e lavandula. Macchia ad erica arborea e macchia mista, formata da lentisco, mirto, terebinto, ginestra spinosa, corbezzolo, fillirea e ginepro rosso, creano una boscaglia densa e intricata di liane, tra le quali la salsapariglia, la robbia, la fiammola, l'asparago, il caprifoglio etrusco e marino.
Fauna
Tra le specie avifaunistiche figurano il gabbiano reale, il falco pellegrino e il corvo imperiale, tra i mammiferi, il ghiro, la donnola, la talpa, la faina, il tasso, la volpe e il cinghiale. Nelle aree boschive è facile ammirare la lucertola muraiola, il ramarro e alcuni serpenti come il biacco, il colubro di Esculapio e la vipera; vicino ai ruscelli vivono rane e salamandre dagli splendidi colori.
Le finalitÃ
- Centralità dell’ elemento umano;
- Centralità della conformazione paesaggistica;
- Centralità della vocazione vitivinicola dell’ area;
Il territorio delle Cinque Terre presenta un’ inconfondibile fisionomia plasmata dall’ intervento dell’ uomo che, nel corso dei secoli, al fine di strappare alla montagna superfici piane da poter coltivare, ha realizzato una fitta rete di terrazze sulle quali si è da sempre coltivata l’uva.
La produzione vitivinicola, dominante nel passato, ne ha caratterizzato, oltre al paesaggio, la struttura sociale, culturale, economica delle popolazioni residenti; in una parola ne ha caratterizzato l’ identità profonda. Poi il sorpasso dell’ attività industriale su quella agricola, dato dalla rivoluzione tecnologica, ha avuto come conseguenza in questo lembo di terra dell’ estremo levante ligure, il costante abbandono dell’ attività vitivinicola, imprimendo così al territorio e alle popolazioni una trasformazione profonda.
Il Parco nazionale nasce come strumento di tutela e salvaguardia del territorio delle Cinque Terre, un'area nei secoli profondamente modificata nella propria fisionomia geografica e morfologica dal duro lavoro dell'uomo.
Gli antichi abitanti di questi luoghi, infatti, senza alcuna imposizione da parte di sovrani tiranni, ma per la ferrea necessità di ricavare spazi coltivati in un ambiente ostile, hanno sostituito l'antica vegetazione naturale di questi ripidi declivi con una fitta tessitura di terrazzamenti coltivati a vite, sorretti da una rete di circa 6.729 chilometri di muretti a secco.
La Politica Ambientale
L’Ente Parco, nel rispetto delle sue finalità istitutive, si propone di applicare principi di sostenibilità alle proprie attività e a quelle affidate a terzi, e a promuovere gli stessi principi nel territorio protetto, coinvolgendo soggetti pubblici e privati. A tale scopo si impegna, durante lo svolgimento delle proprie attività a:
- perseguire la conformità a tutte le leggi e i regolamenti vigenti in materia ambientale;
- perseguire un miglioramento continuo teso alla riduzione dei propri impatti ambientali e dell’inquinamento;
- adottare strategie finalizzate alla gestione sostenibile del territorio protetto, nell’ottica della salvaguardia dei valori ambientali.
Muretti a secco
Il sistema dei terrazzamenti è stato costruito, a partire dall’anno Mille, di sole pietre e terra. Nulla è stato importato. Il materiale costitutivo dei muretti è principalmente arenaria, scavata sul posto e spezzata solo se troppo grande. La poca terra reperibile in loco è stata accuratamente setacciata e accumulata nelle terrazze, sopra ad uno strato di vegetazione interrata al fine di rendere il suolo più ricco. Un tale sistema di livellatura del suolo, oltre a permettere di ottenere strette strisce di terra coltivabili, definiti nell’uso dialettale cià n, ha permesso per anni di regolarizzare i flussi idrogeologici e il naturale corso delle acque meteoriche.
L’area terrazzata nel corso dei secoli ha raggiunto la superficie massima di circa 2000 ettari, ed ha interessato una fascia costiera fino all’altezza di 450-500 metri sul livello del mare, partendo a volte da pochi metri dalla riva. Nonostante le vaste porzioni interessate dalla sistemazione a terrazze poste in essere alle Cinque Terre, le condizioni di lavoro a cui sono stati sottoposti i contadini della zona sono state estremamente dure, a causa anche della difficile, e spesso impossibile meccanizzazione del lavoro agricolo. La vite, l’ulivo e gli agrumi, principali colture dell’area in questione, con una netta prevalenza della viticoltura, sono state coltivate con gli antichi saperi di secoli fa, con pochissime modifiche rispetto alle innovazioni tecnologiche che hanno invece dominato settori agricoli di altre aree d’Italia.
Questa monumentale opera dell’uomo, che ha modellato la verticalità dei pendii in un numero enorme di piccoli e minuscoli appezzamenti di terra sostenuti ognuno da un muretto a secco, è ad oggi minacciata dall’abbandono. Un sistema come questo, se non viene costantemente tenuto in efficienza e mantenuto, subisce un rapido degrado, spesso irreversibile. Per contrastare questo declino il Parco Nazionale delle Cinque Terre, dal momento della sua fondazione, ha avviato una fitta rete di interventi volti alla tutela e conservazione di questa testimonianza storico-culturale.
Sostenibilità ambientale e turistica
Il Parco Nazionale delle Cinque Terre, sin dal momento della sua costituzione, ha impostato la sua politica d’intervento e le sue linee guida di sviluppo su di un modello ad oggi ampiamente adottato: quello dello Sviluppo Sostenibile. Secondo la classica definizione dell’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO – World Tourism Organization) si definisce Turismo Sostenibile “lo sviluppo turistico che soddisfa le esigenze attuali dei turisti e delle regioni d’accoglienza, tutelando nel contempo e migliorando le prospettive per il futuro […]â€.
Il Parco sposa nella sua interezza questa definizione non limitandosi a preservare un territorio di straordinaria bellezza e peculiarità com’è quello delle Cinque Terre, calibrando la sua azione su di un miglioramento continuo della qualità della vita e della sostenibilità dello sviluppo. Partendo dal patrimonio naturale, culturale e paesaggistico attuale, l’obiettivo è quello di ripristinare un equilibrio armonico tra elemento umano e natura.
La centralità dell’elemento umano nel territorio delle Cinque Terre è infatti un tratto distintivo del Parco e della sua filosofia costitutiva. Non si tratta di difendere la natura da un intervento invasivo e distruttivo dell’uomo, bensì di sottrarre dall’ombra della vegetazione infestante e dal dissesto idrogeologico le migliaia di chilometri di muretti a secco realizzati nell’arco di secoli dalle popolazioni della zona. Qui il rapporto si capovolge. La natura, lasciata libera di prosperare a causa dell’abbandono delle terre in piena rivoluzione industriale, si è riappropriata di un territorio profondamente addomesticato e antropizzato dai contadini delle Cinque Terre che con i loro attrezzi hanno per secoli sezionato la montagna al fine di avere strette strisce di terra coltivabili, i cià n: i famosi terrazzamenti.
Nulla vi è di “naturale†nelle Cinque Terre. Tutto racconta di fatica, lavoro e impegno disperato; non solo il paesaggio ma anche la cultura, la tradizione culinaria, gli usi di queste terre raccontano questa fatica. Queste tracce lasciate dall’uomo e cancellate dalla natura richiedono quindi un intervento di preservazione e di recupero in una prospettiva di lungo periodo: questo è ciò che il Parco Nazionale delle Cinque Terre, anche per questo definito Parco dell’Uomo, porta avanti da anni.
La conformazione del territorio delle Cinque Terre quindi richiede una profonda opera di recupero e, nello stesso tempo, di rispetto da parte degli ospiti che, seguendo un trend di costante crescita, vengono a visitare ogni anno le Cinque Terre. Lo sviluppo sostenibile, vero asse portante della politica del Parco, ha determinato tutta una serie di scelte accomunate dall’obiettivo di creare sviluppo, rendendo vivo e partecipato un territorio che ha visto proprio nell’abbandono e nell’allontanamento la causa di maggiore deterioramento del paesaggio, governando al contempo tale processo di miglioramento. Sostenibilità non vuole infatti essere un semplice aggettivo vuoto di significato, bensì una linea da seguire e soprattutto una pratica da applicare.
Il Marchio di Qualità Ambientale
In questo contesto si inseriscono numerose iniziative adottate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre come il Marchio di Qualità Ambientale per le strutture ricettive, che permette di avere, disseminato sul territorio, una rete di strutture rispettose dell’ambiente e, allo stesso tempo, di poter comunicare direttamente con i turisti che alle Cinque Terre soggiornano sensibilizzandoli tramite informazioni dettagliate circa le maggiori problematiche ambientali del territorio e le azioni da mettere in atto per far sì che il soggiorno in loco sia il meno impattante possibile per l’ambiente; o ancora l’introduzione delle Cinque Terre Cards, i cui ricavati vengono reinvestiti per prevenire fenomeni di collasso idrogeologico o per recuperare terre che ad oggi risultano essere incolte e abbandonate.
Area Marina Protetta
L'Area Marina Protetta delle Cinque Terre è stata istituita con il decreto del Ministero dell'Ambiente del 12 dicembre 1997 e comprende i Comuni di Riomaggiore, Vernazza, Monterosso e per una piccola porzione Levanto. L'istituzione delle Aree Marine Protette è prevista da due leggi nazionali: Disposizioni per la difesa del mare (n. 979 del 31 dicembre 1982) e Legge Quadro sulle Aree Protette (n. 394 del 6 dicembre 1991).
La finalità dell' Area Marina Protetta Cinque Terre, che comprende due zone A di riserva integrale e due zone B di riserva generale a Punta Mesco e Capo Montenero e che vanta una ricchezza e varietà straordinaria di specie animali e vegetali, è quella di tutelare e valorizzare le caratteristiche naturali, chimiche, fisiche e della biodiversità marina e costiera, anche e sopratutto attraverso interventi di recupero ambientale, avvalendosi della collaborazione del mondo accademico e scientifico. Per queste ragioni sono costantemente realizzati programmi di studio, monitoraggio e ricerca scientifica nei settori delle scienze naturali e della tutela ambientale, con l'obiettivo di assicurare la conoscenza sistematica dell'area, ma anche per la promozione di uno sviluppo sostenibile dell'ambiente, con particolare riguardo alla valorizzazione delle attività tradizionali, delle culture locali, del turismo ecocompatibile e alla fruizione delle categorie socialmente sensibili.
In questi anni il Parco Nazionale e l'Area Marina Protetta delle Cinque Terre, che dal 1999 sono entrati a far parte del Santuario dei Cetacei, hanno attivato una serie di progetti con numerose aree protette italiane ed europee.
Le ricche acque della riserva marina Cinque Terre, e di tutto il Santuario dei Cetacei istituito nel 1999, costituiscono una zona molto importante dal punto di vista biologico, talmente ricca di elementi nutrienti da essere paragonabile alle acque atlantiche. Ciò in virtù di un favorevole sistema di correnti che garantisce il rimescolamento delle acque con la risalita delle sostanze nutritive depositate in profondità , e dell'azione dei venti invernali che favoriscono a loro volta la distribuzione sulla totalità della colonna d'acqua. E’ per queste caratteristiche che tutte le estati circa duemila balenottere e migliaia di altri cetacei, fra cui delfini, zifii e capodogli, si danno appuntamento nel bacino Ligure – Provenzale,che comprende anche le Cinque Terre, per nutrirsi in vista dell’inverno.
Il Santuario dei Cetacei
Nasce nel 1999 grazie ad una collaborazione tra Francia (Costa Azzurra e Corsica), Principato di Monaco e Italia (Liguria, Toscana e nord della Sardegna). L'accordo è stato poi ratificato dall'Italia con la Legge n° 391del 2001. Il Santuario è stato inserito nella lista delle aree a protezione speciale della Convenzione di Barcellona e, pertanto, è riconosciuto da tutti i paesi del Mediterraneo. Queste acque nazionali e internazionali, che si estendono per 100.000 Km2, sono caratterizzate da condizioni ambientali peculiari che hanno consentito l’instaurarsi di una catena alimentare favorevole ai cetacei. Nell’area del Santuario dei Cetacei si stima la presenza di un migliaio di balene, 30-40.000 fra stenelle, tursiopi e delfini comuni; e ancora grampi, capodogli, zifi e globicefali, oltre a occasionali balenottere minori che in queste acque trovano le condizioni necessarie sia all' approvigionamento del cibo, sia alla riproduzione. Vista la presenza così elevata di cetacei del Mar Ligure è quindi fondamentale salvaguardare il loro habitat; questo compito è svolto anche dalle aree protette terrestri e marine, come quella delle Cinque Terre, che si affacciano su questo tratto di mare che contribuiscono a regolare quelle attività , come traffico nautico, pesca e turismo, che possono arrecare danni o disturbo ai mammiferi marini.
Cetacei del Mediterraneo
Nel bacino del Mediterraneo, delle quasi ottanta specie di cetacei esistenti, ne sono presenti ventuno tra cui la grande balenottera comune (Balaenoptera physalus), il tursiope (Tursiops truncatus), la stenella striata (Stenella coeuruleoalba), il sempre più raro delfino comune (Delphinus delphis) oltre al capodoglio (Physeter macrocephalus). Di queste ventuno specie, otto solamente sono regolarmente avvistate nei nostri mari; sono spesso abituali e abbastanza comuni, annoverano popolazioni avvistabili in tutte le stagioni ed è quindi assodato che siano residenti di questo mare, nel quale si alimentano e si riproducono. Balene e delfini sono maggiormente presenti nelle zone occidentali e centrali del bacino e invece più rari nella zona orientale e nel Mar Nero. Il bacino chiuso del Mediterraneo rappresenta quindi un habitat favorevole per i cetacei: essi occupano i livelli più alti della piramide alimentare, ma sono particolarmente vulnerabili a svariate minacce derivanti per lo più dalle attività umane. Se infatti in mare i cetacei hanno pochi nemici naturali, sono numerosi i rischi provocati dalle attività umane.