TURISMO QUESTO SCONOSCIUTO
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+ | La prima è l’anno in cui venne qua la famiglia reale per i bagni; l’altra è quella del primo colera, quando, assieme agli Spezzini che ce la poterono fare, tutti i turisti si allontanarono in fretta per non tornare più. Ma in quel trentennio venne molta gente dal portafoglio gonfio. | ||
+ | Non avrebbero potuto altrimenti sostenere i costi. | ||
+ | Ce lo confermano gli alberghi, raffinati eleganti sontuosi, eretti in quel torno di tempo: non si fanno costruzioni tanto di lusso per chi ha poco da spendere, va da sé. Il loro emblema furono i due [[CROCE DI MALTA|Croce di Malta]] quello di [[VIA PRINCIPE AMEDEO|via Principe Amedeo]] (oggi ospita la [[FONDAZIONE CARISPE|Fondazione CARISPE]]) ed il successivo degli stessi proprietari che ne esportarono il nome trasferendosi nel viale Mazzini e lasciando al vecchio hotel l'intitolazione di Albergo d’Italia. | ||
+ | Di quei clienti facoltosi le cronache degli antichi periodici locali sono prodighe nel riportare il casato. Oltre al bel mondo italico (la nobiltà, i nuovi ricchi della sorgente alta borghesia settentrionale, qualche intellettuale e, immagino, non poche signore compiacenti) troviamo Tedeschi, Francesi, Russi e molti Inglesi. La loro colonia è la più appetita: pagano con la valuta più pregiata dell’epoca e stazionano per periodi lunghi anche nelle stagioni meno calde. Non è quindi caso che il nuovo Croce di Malta destini una sala a cappella dove officia un pastore anglicano mandato appositamente qua dalla sua Chiesa. | ||
+ | Con il colera la storia bella ha termine, ma non ci fu in quel tempo felice un’industria del turismo. Rispetto ad altre località limitrofe più attente al nascente fenomeno del turismo (Versilia e Ponente ligure), non si crea un sistema ricettivo capace di soddisfare anche le richieste (sarebbero state molte) di chi aveva il borsellino meno pieno. | ||
+ | L'unico che invita a battere questa via, è Stefano Oldoini, un medico che propone ai concittadini di convertire le proprie abitazioni per aumentare la capacità ricettiva. L'indicazione fu però una predica nel deserto: nessuno volle tentare quell'impresa. Le forze imprenditoriali non si lasciano coinvolgere nel progetto, attratte dalle altre realtà presenti sul territorio: l’Arsenale con il suo indotto, la nascente industria, il progetto del porto che procedeva verso la sua realizzazione. Oppure, si investiva sul mattone o sui titoli di Stato, possibilità entrambe meno rischiose e più remunerative. Così, il territorio non scelse la strade del turismo. | ||
+ | Per di più, non si assume alcun provvedimento per sanare la situazione igienico-sanitaria che era quanto mai manchevole. | ||
+ | Il libro illustra questa situazione con un ricco supporto documentario reperito sugli antichi periodici locali, mai utilizzati finora. | ||
+ | Nel testo si ricorda anche che la prima lamentela degli Spezzini verso Marina e lArsenale, rei ai loro occhi d’avere impedito altri modelli di sviluppo, risale all’autunno del 1945, quando le enormi distruzioni dovute ai bombardamenti facevano disperare del futuro. | ||
+ | Ma in precedenza mai si era levata una neanche minima recriminazione, anzi …. | ||
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Versione delle 13:07, 9 ago 2011
TURISMO QUESTO SCONOSCIUTO
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Nazione: | |
Regione: | LIGURIA |
Titolo: | TURISMO QUESTO SCONOSCIUTO |
Autore: | ALBERTO SCARAMUCCIA |
Editore: | EDIZIONI 5 TERRE |
Pubblicazione: | 2011 |
Genere: | STORIA |
Nel periodo fra il 1853 e il 1884 la venuta alla Spezia di turisti facoltosi fu notevole.Le date sono significative. La prima è l’anno in cui venne qua la famiglia reale per i bagni; l’altra è quella del primo colera, quando, assieme agli Spezzini che ce la poterono fare, tutti i turisti si allontanarono in fretta per non tornare più. Ma in quel trentennio venne molta gente dal portafoglio gonfio. Non avrebbero potuto altrimenti sostenere i costi. Ce lo confermano gli alberghi, raffinati eleganti sontuosi, eretti in quel torno di tempo: non si fanno costruzioni tanto di lusso per chi ha poco da spendere, va da sé. Il loro emblema furono i due Croce di Malta quello di via Principe Amedeo (oggi ospita la Fondazione CARISPE) ed il successivo degli stessi proprietari che ne esportarono il nome trasferendosi nel viale Mazzini e lasciando al vecchio hotel l'intitolazione di Albergo d’Italia. Di quei clienti facoltosi le cronache degli antichi periodici locali sono prodighe nel riportare il casato. Oltre al bel mondo italico (la nobiltà, i nuovi ricchi della sorgente alta borghesia settentrionale, qualche intellettuale e, immagino, non poche signore compiacenti) troviamo Tedeschi, Francesi, Russi e molti Inglesi. La loro colonia è la più appetita: pagano con la valuta più pregiata dell’epoca e stazionano per periodi lunghi anche nelle stagioni meno calde. Non è quindi caso che il nuovo Croce di Malta destini una sala a cappella dove officia un pastore anglicano mandato appositamente qua dalla sua Chiesa. Con il colera la storia bella ha termine, ma non ci fu in quel tempo felice un’industria del turismo. Rispetto ad altre località limitrofe più attente al nascente fenomeno del turismo (Versilia e Ponente ligure), non si crea un sistema ricettivo capace di soddisfare anche le richieste (sarebbero state molte) di chi aveva il borsellino meno pieno. L'unico che invita a battere questa via, è Stefano Oldoini, un medico che propone ai concittadini di convertire le proprie abitazioni per aumentare la capacità ricettiva. L'indicazione fu però una predica nel deserto: nessuno volle tentare quell'impresa. Le forze imprenditoriali non si lasciano coinvolgere nel progetto, attratte dalle altre realtà presenti sul territorio: l’Arsenale con il suo indotto, la nascente industria, il progetto del porto che procedeva verso la sua realizzazione. Oppure, si investiva sul mattone o sui titoli di Stato, possibilità entrambe meno rischiose e più remunerative. Così, il territorio non scelse la strade del turismo. Per di più, non si assume alcun provvedimento per sanare la situazione igienico-sanitaria che era quanto mai manchevole. Il libro illustra questa situazione con un ricco supporto documentario reperito sugli antichi periodici locali, mai utilizzati finora. Nel testo si ricorda anche che la prima lamentela degli Spezzini verso Marina e lArsenale, rei ai loro occhi d’avere impedito altri modelli di sviluppo, risale all’autunno del 1945, quando le enormi distruzioni dovute ai bombardamenti facevano disperare del futuro. Ma in precedenza mai si era levata una neanche minima recriminazione, anzi ….