LE FORTEZZE DEL GOLFO

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Versione delle 15:03, 22 lug 2011

Probabilmente il golfo della Spezia era già una `base navale” all’epoca dei Romani; Lamboglia e Formentini sono d'accordo nel pensare prima ad una presenza militare, dalle Grazie a S. Vito dove tanto Napoleone che Cavour vollero l'arsenale; poi, pacificato il Mediterraneo, luogo di private delizie, come attestano i resti delle ville signorili sparse nella zona di Muggiano e del Varignano. ll golfo della Spezia, dalle sue coste alle sue alture, potrebbe comunque essere un "trattato di architettura militare” dall'epoca dei Romani ai giorni d'oggi,' sono luoghi incantevoli che probabilmente le servitù militari hanno tutelato da una selvaggia speculazione edilizia e riservati nel secondo dopoguerra alle passeggiate romantiche dei fidanzatini, quando il boom dell'automobile non li aveva ancora distolti dalle gite a Porta Isolabella, a Canarbino o al Muzzerone. Ma senza scomodare gli antenati Romani diamo un'occhiata a volo d'uccello ai forti, genovesi e risorgimentali, che fanno corona al golfo, da quello di S. Maria a quello di S. Teresa. Una corona, per usare un 'espressione un tantino retorica, di pietra e di ferro, che dovrebbe essere comunque valorizzata anche nel quadro di un ricuperato interesse ad un ’architettura militare o castellana che probabilmente, c'è da augurarsi, non avra più un seguito negli anni futuri.


La fortezza di Santa Maria sorgeva, protesa sul mare, tra punta Varignano e Punta Castagna, costruita dai genovesi nel 1569; doveva bloccare l'accesso alla rada da ponente. Quando, nei primi anni del XVII secolo, la Repubblica temette un interesse spagnolo nei confronti della Spezia, il Senato inviò nel golfo una delegazione per studiare la difesa e dal programma (1605) ebbe inizio per La Spezia il suo plurisecolare destino di piazzaforte. Come primo provvedimento fu edificato il forte di S. Giovanni Battista o TorreScola, per battere la cala dell'olivo che rimaneva defilata dal castello di Porto Venere ed evitare uno sbarco che avrebbe separato il castello stesso dalla fortezza di S. Maria. Il forte dell'Ocapelata, oggi distrutto, là dove si trova quello di Santa Teresa Alta, avrebbe coperto con l'artiglieria il settore di levante del Golfo. ll forte di Santa Maria ebbe le sue vicissitudini storiche. Durante la Repubblica democratica Ligure (1799) subì l'attacco degli Austro-Russo-Inglesi; le truppe Franco-Liguri fuggite dalla Spezia vi si asserragliarono resistendo per ventiquattro giorni. Nel 1814 venticinque legni agli ordini di Lord Bentinck bombardarono il forte e lo distrussero. L'anno successivo il congresso di Vienna assegnava La Spezia al Regno di Sardegna. Le difese spezzine inieressarono anche la Francia che nel 1748 inviò un osservatore, probabilmente sotto mentite spoglie; era Morel de Conflans che riferì a Luigi XV magniticando il nostro golfo e soprattutto le sue possibilita strategiche. Questo infatti l'anno prima era stato oggetto delle mire del generale austriaco Wochter e l'anno appresso subiva un tentativo di conquista da terra, quando il conte di Broune con quarantamila austriaci calo giù dalle Centocroci. L'impero francese — dichiarato il "golfo di Venere" porto militare (1808) — progettò un forte sul monte Castellana, uno alla Palmaria ed uno a Maralunga. Non ebbe invece seguito l'idea di una batteria galleggiante ancorata all'ingresso del golfo. Con i Piemontesi ed in particolare con Cavour e Chiodo l'architettura militare alla Spezia acquisì un aspetto compiuto e razionale. Chiodo volle la cinta muraria, ancora in parte esistente, nella quale si aprivano cinque porte: Castellazzo ed lsolabella, ancora agibili; Porta Rocca, Genova, Pegazzano, purtroppo smantellate. All'lsola Palmaria furono costruiti il forte Cavour e la batteria Umberto l, quest'ultima con interessanti portali a bugnato e doccioni metallici in forme zoomorfe, inconsuete in opere militari contemporanee. Dopo la baia delle Grazie, verso l'interno del Golfo sorse il Forte del Pezzino Alto, di particolare imponenza per le sue cortine esterne ed i portali dal disegno classico; sul crinale verso il mare aperto, in località panoramica di incomparabile bellezza, che richiama l'aspro sapore di isole greche, il forte del Muzzerone ed oltre, quello della Castellana, già previsto da Napoleone. Superato il forte di Campiglia a cui si accede dalla strada dell'Acquasanta, dopo l'abitato di Biassa si incontrano i forti di Bramapane e del Parodi, legati a ricordi dell'ultima guerra perché sede di batterie antiaeree; infine, sopra le case di Vesigna, il forte Mace, a difesa del valico della Foce per eventuali attacchi provenienti dalla valle del Vara. Proseguendo per la strada panoramica, sul lato nord-est della cinta dei colli, oltre Sarbia e dominante la piana di Migliarina e la bassa valle della Magra, troviamo il forte di Monte Albano, che è tornato a vivere ospitando un centro ippico, riscattando così lo stato di abbandono a cui sembrava condannato nonostante la bellezza del panorama che da esso si gode. Più ad oriente sorge il forte della Bastia, in territorio di Vezzano, opera complessa nella distribuzione volumetrica, che con la batteria di Buonviaggio assicurava la copertura della piazzaforte da eventuali attacchi da nord-est. Chi sale da Fossamastra oltre Pitelli, trova il forte di Canarbino, in territorio di Arcola, posto sul crinale orientale del golfo a difesa degli insediamenti di Muggiano; da qui sulla strada per Lerici si accede alle installazioni di Falconara, che oggi ospita un campo sportivo e ieri era una polveriera distrutta da una disastrosa esplosione, ed al forte di Santa Teresa Alta oggi sede del laboratorio dell'ENEA. Sul mare, presso Santa Teresa Bassa, sorge l'impianto dello stabulatore dei mitili. A mezza costa fu costruita la batteria di Finocchiara, una costruzione di elegante fattura. Superata Lerici ecco il forte di Maralunga, che ci dischiude la vista alle meravigliose calette della costa verso Fiascherino e Tellaro. ln alto, accanto ad un cipresso occhieggia tra siepi di mirto e ligustro la torre di Barbazzano che ci rammenta antiche incursioni saracene, ma il tramonto, ormai imminente dietro il promontorio di Portovenere, induce ad altre fantasie e ricordi.

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