GIOVANNI TRONFI

Da wikiSpedia.

(Differenze fra le revisioni)
Admin (Discussione | contributi)
(Creata pagina con ''''Emanuele Giovanni Tronfi''' nasce a La Spezia il 26 novembre 1881, da Agostino Tronfi e da Cristina Bertonati, e muore a Firenze negli anni ’50 del secolo scorso. Giovanni T...')
Differenza successiva →

Versione delle 14:24, 25 feb 2013

Emanuele Giovanni Tronfi nasce a La Spezia il 26 novembre 1881, da Agostino Tronfi e da Cristina Bertonati, e muore a Firenze negli anni ’50 del secolo scorso. Giovanni Tronfi aveva un tipico carattere d’artista, era un esteta ed un amante del bello. Era attratto dalle antichità e nel suo studio ne aveva raccolto con passione alcuni reperti. Aveva un’indole schiva e, pur avendo avuto una buona educazione borghese, non era privo di “verve”, sebbene fosse incline a familiarizzare, per un’innata timidezza, solo con pochi amici. Tale riservatezza forse denunzia la ragione più intima della scarsa visibilità e della insufficiente conoscenza della sua opera. Agli inizi, egli fu aiutato nella sua carriera dalla famiglia, una nota dinastia d’imprenditori spezzini, nei limiti delle possibilità dell’epoca, quindi lavorò a lungo alla Spezia e, in seguito, proseguì in Umbria ed a Firenze. Per quanto attiene i suoi lavori più riconoscibili e noti, nel 1928 Giovanni Tronfi terminò le decorazioni dei Quattro Evangelisti all’interno della chiesa di San Michele Arcangelo a Gassano, in provincia di Massa. La tecnica utilizzata è quella della tempera su muro e la scelta iconografica è molto simile a quella che sviluppò in seguito anche nella chiesa di San Michele a Pegazzano. Con ogni probabilità alcuni cartoni preparatori, in particolare quelli relativi ai Santi e ai decori geometrici, utilizzati nella chiesa di Gassano, furono da lui ripresi allorchè mise mano alle tempere nella chiesa di Pegazzano, alla Spezia. Visitando e osservando oggi le sue pitture a Gassano, ancora in buono stato di conservazione, possiamo farci un’idea della luminosità e della varietà cromatica che caratterizzano l’artista. La probabile conoscenza di un sacerdote proveniente dall’Umbria, spinse Giovanni Tronfi, nella metà degli anni ’30, a lavorare in questa regione, dove si soffermò a lungo, alloggiando nel borgo medievale di Fontignano (Perugia), presso una famiglia locale. Al soggiorno umbro appartiene una tavola a olio che rappresenta La Madonna con il Bambino, sul cui sfondo sono raffigurati il convento francescano di San Bartolomeo e il castello di Cibottola. La tavola, datata 1944, è collocata sull’altare maggiore nella chiesa di San Fortunato a Cibottola, comune di Piegaro. In seguito, Giovanni si trasferì in Toscana, a Firenze, dove ebbe modo di stringere amicizie e rapporti con famosi artisti locali, con i quali collaborò e scambiò lavori. Di Giovanni Tronfi si conservano oggi un certo numero di opere, di diverso formato e su diversi supporti (essenzialmente legno e tela), per lo più realizzate con la tecnica dell’olio, prodotte in tempi diversi. I soggetti principali sono nature morte, paesaggi (tra cui alcuni scorci della provincia della Spezia), temi storici e religiosi. Il resoconto amministrativo di Don Calcagno, relativo alla parrocchia di San Michele di Pegazzano, per il periodo 1915-1940 annota che Giovanni Tronfi venne pagato per le sue pitture Lire 8.000. La cronaca cittadina del quotidiano «Il Secolo XIX», il giorno 14 luglio 1929, accenna sommariamente alla presentazione di queste opere a tempera nell’abside della chiesa a Pegazzano: nella volta è dipinto il San Michele Arcangelo circondato dalla schiera degli Angeli, mentre nella parte inferiore sono rappresentati i Quattro Evangelisti, San Pietro e San Paolo con i rispettivi caratteri iconografici.

San Michele è rappresentato come un guerriero: indossa una cotta di maglia, è armato di una lancia, con il simbolo della croce nella parte superiore, e ha le ali. Ai suoi piedi, figurato come un drago con sembianze semi umane, giace Satana nel momento in cui sta per essere ucciso.

Nella volta, sulla base di quello che ancor oggi si riesce a leggere (molto poco), il santo è circondato da alcune delle schiere degli Angeli, tra i quali con sicurezza si possono identificare i Cherubini, i Serafini e le Dominazioni. Erano rappresentate probabilmente altre tre gerarchie, ma il degrado presente nelle zone laterali della volta ha oramai cancellato la loro raffigurazione. In uno dei due medaglioni superstiti (quello sopra la scritta Serafini) si distingue, infatti, un insieme di ali dalle diverse forme e grandezze, che circondavano probabilmente un volto. Nell’altro è rappresentato un Angelo con corona e aureola, che regge una sfera. Nella parte bassa dell’abside sono dipinti, nella parete di sinistra rispetto all’altare maggiore San Marco, San Giovanni, San Pietro e San Paolo con i rispettivi simboli, il leone, l’aquila, le chiavi e la spada; nella parete di destra, San Matteo con l’angelo e San Luca con il toro. Il San Michele della volta (l’unica tempera che non è stata ricoperta da scialbo) è realizzato con un’acuta linea di contorno, quasi ritagliata contro il cielo dello sfondo. La luce trascorre lievemente sul corpo, che ne ricava un risalto volumetrico. C’è nella figura un quieto raccoglimento: San Michele, frontale, nell’atto di uccidere il drago non mostra nessuno sforzo, nessuna concentrazione; sembra quasi in una meditazione profonda e pacata. Caratteristiche simili si trovano, nella parte inferiore dell’abside, nei Quattro Evangelisti, in San Pietro e San Paolo, frontali alcuni, di profilo altri, stagliati su di un fondo monocromo blu. Minor attenzione è però rivolta al risalto cromatico delle vesti e al dettaglio dei volti e dei simboli rispetto alle pitture della volta. Lievi trapassi chiaroscurali e le espressioni dei volti rivelano comunque la serenità dei personaggi. I colori che partecipano al volume dei corpi sono caldi (ocra, gialli, bruni) e stesi su un fondo preparatorio giallo chiaro. La pennellata è corposa, visibile a occhio nudo (soprattutto nella volta dove non ha subito lo scialbo); l’intonaco è formato da molti grumi bianchi (visibili nei distacchi della pellicola pittorica), parti di grassello non ben amalgamate con la sabbia. Le figure sono state eseguite tramite disegno preparatorio a matita, mentre gli elementi geometrici e gli attributi iconografici sono stati trasferiti sull’intonaco tramite spolvero (i residui di carbone si vedono ancora nella parte bassa dell’abside) da cartoni preparatori. Sempre opera di Giovanni Tronfi è probabilmente la decorazione a motivi geometrici nella navata unica della chiesa. Tale lavoro ha subito in breve tempo perdite gravissime, tanto che oggi gran parte della muratura è tornata a vista. La parrocchia, il 25 dicembre 1952, venne spostata in un edificio ottocentesco ceduto dalla Marina Militare, sempre a Pegazzano, in via Nazario Sauro. La Curia aveva preso questa decisione per la degradata situazione strutturale e conservativa della chiesa, che rendeva oltremodo onerosa la sua ristrutturazione, e per l’impossibilità del vecchio edificio di contenere una popolazione in sensibile aumento. L’anno successivo allo spostamento della parrocchia, San Michele Vecchio venne trasformato nella sede di un consorzio agricolo per circa un anno e poi, per lungo tempo, l’edificio fu utilizzato da una falegnameria. Intorno alla metà degli anni Novanta è avvenuto il recupero della facciata (sulle forme precedenti) , del campanile e la ricostruzione del tetto. Infine, nel 2005, in base a un progetto approvato dalla Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio della Liguria e dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico della Liguria, si è svolto un intervento di restauro, affidato alla Scuola Edile Spezzina, che ha interessato l’interno dell’edificio. È stato rimosso lo scialbo nella parte bassa dell’abside, riportando alla luce le decorazioni del 1929 di Giovanni Tronfi. L’intervento ha anche interessato gli altari laterali novecenteschi, che sono stati descialbati, ripuliti e rinforzati dove le armature di sostegno non presentavano più caratteristiche di solidità e sicurezza. L’ultimo intervento di restauro, organizzato dalla Scuola Edile nell’ambito di un corso di addetto al restauro svoltosi dal settembre al novembre 2005, ha riguardato il recupero ed il consolidamento del San Michele Arcangelo affrescato nella volta dell’abside.

Fonte: tesi di Laurea di Borsi Francesca, La chiesa di San Michele Arcangelo a Pegazzano: cenni storici e restauro conservativo, Università di Pisa, Facoltà di lettere e filosofia, corso di laurea in Scienze dei Beni Culturali, A.A. 2006/2007, Relatrice: Prof.ssa Antonella Gioli.



Figura 1 Giovanni Tronfi, La Spezia 1881-Firenze 1950 ca.

Figura 2 San Michele a Pegazzano, G.Tronfi, , San Marco San Giovanni San Pietro San Paolo, 1929, tempera su muro, parete destra dell’abside.

Figura 3, Giovanni Tronfi, 1928 affresco, chiesa di San Michele Arcangelo, Gassano (Massa)

Figura 4 Giovanni Tronfi, San Michele Arcangelo, 1929 tempera su muro, Pegazzano (Sp), chiesa di San Michele A.


Figura 5, Giovanni Tronfi, Madonna con il Bambino, 1944, olio su tavola, chiesa di San Fortunato, Cibottola (PG)

Strumenti personali