IL POGGIO
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Scendendo lungo Via del Prione verso il mare, nel cuore della città, all'altezza di Via Indipendenza, se diamo uno sguardo verso l'alto alla nostra sinistra, possiamo penetrare in una nota zona della vecchia Spezia, il Poggio. Il quartiere, situato nella parte più antica della città, ha l'aspetto di un caratteristico borgo ligure, con stretti carugi che serpeggiano tra caseggiati molto vicini tra loro. Già dal lontano 1868 sede di numerose case di tolleranza, nel giro di cinquant'anni il tipico quartiere si ridusse a un nucleo di case degradate e ridotte ad infime condizioni. Irrimediabilmente compromesso dalle distruzioni della guerra e dai rifacimenti ammessi dal piano di costruzione, attualmente il Poggio rientra nel progetto di recupero del centro storico cittadino da parte dell'Amministrazione Comunale. Il quartiere è attraversato dall'omonima via, nella quale un tempo troneggiavano un convento e una chiesa di monaci agostiniani. La chiesa, ingrandita nei secoli successivi, fu demolita alla fine del Novecento e al suo posto oggi vi è un moderno caseggiato. Gli edifici superstiti mostrano, sotto gli intonaci ottocenteschi, impianto e strutture arcaici, come murature in forte spessore, in pietrame misto e cotto di antica fabbricazione, e portali settecenteschi. Alcuni ambienti sono ancora coperti a volta, a padiglione o a crociera e le scale di alcune case hanno un andamento e una impostazione tipica dell'architettura minore secentesca. La zona non è accessibile per la presenza di barriere architettoniche. Sul modesto rilievo del Poggio sorge il Castello San Giorgio, che sovrasta l'antico nucleo urbano, il primo dell'abitato spezzino; era una fortificazione genovese con funzione di protezione del borgo dagli attacchi da terra. Al suo interno si distinguono una parte più antica, quella inferiore risalente al sec. XIV, e quella superiore del sec. XVII. Cessata la funzione militare, fu abbandonato per molti anni; in seguito fu acquistato dal Comune e venne utilizzato anche come canile municipale; restaurato, è stato trasformato nel Museo Civico Archeologico “Ubaldo Formentini”.