I BARACCONI

Da wikiSpedia.

(Differenze fra le revisioni)
Riga 1: Riga 1:
[[File:I BARACCONI 01.jpg|360PX|right]]
[[File:I BARACCONI 01.jpg|360PX|right]]
-
Ai primi di novembre [[VIA XXIV MAGGIO|via XXIV Maggio]] si animava; negli anni sessanta era ancora a doppio senso di marcia e, nel tratto compreso tra [[VIA DORIA|via Doria]] e [[VIA GIOVANNI PASCOLI|via Pascoli]], dopo due sole gocce d’acqua, la strada diventava un vero e proprio acquitrino. I primi carri arrivavano di sera e parcheggiavano nell’area sterrata che era dietro al distributore. Di prima mattina entravano nello spiazzo dell’attuale piazzale Kennedy dal varco che era posto in via Doria e cominciavano a prendere posto nei luoghi loro assegnati. Era uno spettacolo vederli aprirsi come ombrelli e trasformarsi in piste, giostre, pagode e stand in pochissime ore. In un giorno o due tutto era pronto ed il Luna Park dei Viotto, anzi i “'''Baracconi'''”, iniziavano a vivere. Suoni, luci, musica riempivano il quartiere: [[:Categoria:MAZZETTA|Mazzetta]] diventava il polo di attrazione di tutta la città. Appena si entrava si era investiti da quell’odore caratteristico di torrone e zucchero filato, misto a polvere e metallo che rimane indelebile nei ricordi. E poi i colori fantasmagorici, i suoni aggressivi precursori di quelli dei videogiochi, le luci abbaglianti, le grida dagli altoparlanti che chiamavano “altro giro, altra corsa”, le risate ed i pianti dei bambini, le urla e gli sfottò dei grandi. <div>
+
Ai primi di novembre [[VIA XXIV MAGGIO|via XXIV Maggio]] si animava; negli anni sessanta era ancora a doppio senso di marcia e, nel tratto compreso tra [[VIA DORIA|via Doria]] e [[VIA GIOVANNI PASCOLI|via Pascoli]], dopo due sole gocce d’acqua, la strada diventava un vero e proprio acquitrino. I primi carri arrivavano di sera e parcheggiavano nell’area sterrata che era dietro al distributore. Di prima mattina entravano nello spiazzo dell’attuale piazzale Kennedy dal varco che era posto in via Doria e cominciavano a prendere posto nei luoghi loro assegnati. Era uno spettacolo vederli aprirsi come ombrelli e trasformarsi in piste, giostre, pagode e stand in pochissime ore. In un giorno o due tutto era pronto ed il Luna Park dei Viotto, anzi i “'''Baracconi'''”, iniziavano a vivere. Suoni, luci, musica riempivano il quartiere: [[:Categoria:MAZZETTA|Mazzetta]] diventava il polo di attrazione di tutta la città. Appena si entrava si era investiti da quell’odore caratteristico di torrone e zucchero filato, misto a polvere e metallo che rimane indelebile nei ricordi. E poi i colori fantasmagorici, i suoni aggressivi precursori di quelli dei videogiochi, le luci abbaglianti, le grida dagli altoparlanti che chiamavano “altro giro, altra corsa”, le risate ed i pianti dei bambini, le urla e gli sfottò dei grandi. <div> E le code alle attrazioni più gettonate, l’autoscontro, l’ottovolante, il pubblico col naso all’insù ad osservare quei pazzi che roteavano nel vuoto scommettendo su chi sarebbe riuscito, facendosi lanciare il seggiolino da chi stava dietro, a raggiungere e strappare dal suo supporto la quasi irraggiungibile coda di volpe al calcinculo per vincere un giro gratuito, e le battaglie spaziali su quelle improbabili astronavi che scendevano ad una ad una colpite dagli avversari finché non ne rimaneva una sola lassù, sospesa in cielo. Ed il pungiball, la pesca miracolosa, il tirassegno ed il tiro ai barattoli, i flipper rigorosamente meccanici, il castello fantasma e gli specchi deformanti. Ma il fascino assoluto i “'''Baracconi'''” per me lo raggiungevano alla mattina, con gli stand chiusi e neppure un’anima viva, in quell’atmosfera grigia e umida dell’inverno spezzino, le luci spente ed il silenzio, solo alcuni gestori delle attrazioni impegnati nelle pulizie e nella manutenzione. Davo una mano a lucidare i vetri dei flipper e mi guadagnavo la mia ora di gioco gratuito tra le decine di attrazioni della sala giochi, aiutavo a sistemare i bersagli e scroccavo qualche tiro col fucile ad aria compressa. Ma il massimo lo raggiunsi quando mi feci amico il gestore dell’autoscontro aiutandolo a parcheggiare le vetture in fila dal lato della pista più vicina alla cassa e a recuperare i gettoni che clienti distratti avevano seminato attorno allo stand. La ricompensa era la magica chiave che, infilata nella fessura, dava l’opportunità di guidare una vettura in una pista vuota e silenziosa. In quei momenti mi sentivo il padrone assoluto dei “'''Baracconi'''”.
-
E le code alle attrazioni più gettonate, l’autoscontro, l’ottovolante, il pubblico col naso all’insù ad osservare quei pazzi che roteavano nel vuoto scommettendo su chi sarebbe riuscito, facendosi lanciare il seggiolino da chi stava dietro, a raggiungere e strappare dal suo supporto la quasi irraggiungibile coda di volpe al calcinculo per vincere un giro gratuito, e le battaglie spaziali su quelle improbabili astronavi che scendevano ad una ad una colpite dagli avversari finché non ne rimaneva una sola lassù, sospesa in cielo. Ed il pungiball, la pesca miracolosa, il tirassegno ed il tiro ai barattoli, i flipper rigorosamente meccanici, il castello fantasma e gli specchi deformanti. Ma il fascino assoluto i “'''Baracconi'''” per me lo raggiungevano alla mattina, con gli stand chiusi e neppure un’anima viva, in quell’atmosfera grigia e umida dell’inverno spezzino, le luci spente ed il silenzio, solo alcuni gestori delle attrazioni impegnati nelle pulizie e nella manutenzione. Davo una mano a lucidare i vetri dei flipper e mi guadagnavo la mia ora di gioco gratuito tra le decine di attrazioni della sala giochi, aiutavo a sistemare i bersagli e scroccavo qualche tiro col fucile ad aria compressa. Ma il massimo lo raggiunsi quando mi feci amico il gestore dell’autoscontro aiutandolo a parcheggiare le vetture in fila dal lato della pista più vicina alla cassa e a recuperare i gettoni che clienti distratti avevano seminato attorno allo stand. La ricompensa era la magica chiave che, infilata nella fessura, dava l’opportunità di guidare una vettura in una pista vuota e silenziosa. In quei momenti mi sentivo il padrone assoluto dei “'''Baracconi'''”.
+
==GALLERIA FOTOGRAFICA==
==GALLERIA FOTOGRAFICA==
{| cellpadding="2" style="border: 1px solid darkgray;"
{| cellpadding="2" style="border: 1px solid darkgray;"
|- border="0"  
|- border="0"  
-
[[File:I BARACCONI 01.jpg|120PX]]
+
[[File:I BARACCONI 01.jpg|120px]]
-
[[File:I BARACCONI 02.jpg|120PX]]
+
[[File:I BARACCONI 02.jpg|120px]
-
[[File:I BARACCONI 03.jpg|120PX]]
+
[[File:I BARACCONI 03.jpg|120px]]
|- align="center"
|- align="center"
|}
|}

Versione delle 20:52, 18 gen 2012

360PX
Ai primi di novembre via XXIV Maggio si animava; negli anni sessanta era ancora a doppio senso di marcia e, nel tratto compreso tra via Doria e via Pascoli, dopo due sole gocce d’acqua, la strada diventava un vero e proprio acquitrino. I primi carri arrivavano di sera e parcheggiavano nell’area sterrata che era dietro al distributore. Di prima mattina entravano nello spiazzo dell’attuale piazzale Kennedy dal varco che era posto in via Doria e cominciavano a prendere posto nei luoghi loro assegnati. Era uno spettacolo vederli aprirsi come ombrelli e trasformarsi in piste, giostre, pagode e stand in pochissime ore. In un giorno o due tutto era pronto ed il Luna Park dei Viotto, anzi i “Baracconi”, iniziavano a vivere. Suoni, luci, musica riempivano il quartiere: Mazzetta diventava il polo di attrazione di tutta la città. Appena si entrava si era investiti da quell’odore caratteristico di torrone e zucchero filato, misto a polvere e metallo che rimane indelebile nei ricordi. E poi i colori fantasmagorici, i suoni aggressivi precursori di quelli dei videogiochi, le luci abbaglianti, le grida dagli altoparlanti che chiamavano “altro giro, altra corsa”, le risate ed i pianti dei bambini, le urla e gli sfottò dei grandi.
E le code alle attrazioni più gettonate, l’autoscontro, l’ottovolante, il pubblico col naso all’insù ad osservare quei pazzi che roteavano nel vuoto scommettendo su chi sarebbe riuscito, facendosi lanciare il seggiolino da chi stava dietro, a raggiungere e strappare dal suo supporto la quasi irraggiungibile coda di volpe al calcinculo per vincere un giro gratuito, e le battaglie spaziali su quelle improbabili astronavi che scendevano ad una ad una colpite dagli avversari finché non ne rimaneva una sola lassù, sospesa in cielo. Ed il pungiball, la pesca miracolosa, il tirassegno ed il tiro ai barattoli, i flipper rigorosamente meccanici, il castello fantasma e gli specchi deformanti. Ma il fascino assoluto i “Baracconi” per me lo raggiungevano alla mattina, con gli stand chiusi e neppure un’anima viva, in quell’atmosfera grigia e umida dell’inverno spezzino, le luci spente ed il silenzio, solo alcuni gestori delle attrazioni impegnati nelle pulizie e nella manutenzione. Davo una mano a lucidare i vetri dei flipper e mi guadagnavo la mia ora di gioco gratuito tra le decine di attrazioni della sala giochi, aiutavo a sistemare i bersagli e scroccavo qualche tiro col fucile ad aria compressa. Ma il massimo lo raggiunsi quando mi feci amico il gestore dell’autoscontro aiutandolo a parcheggiare le vetture in fila dal lato della pista più vicina alla cassa e a recuperare i gettoni che clienti distratti avevano seminato attorno allo stand. La ricompensa era la magica chiave che, infilata nella fessura, dava l’opportunità di guidare una vettura in una pista vuota e silenziosa. In quei momenti mi sentivo il padrone assoluto dei “Baracconi”.

GALLERIA FOTOGRAFICA

I BARACCONI 01.jpg [[File:I BARACCONI 02.jpg|120px] I BARACCONI 03.jpg


Tratto dal blogger di Cristiana e Stefano
Strumenti personali