I LIGURI APUANI
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Pur rimanendo inevitabili controversie ed interpretazioni un pò differenti, si è sostanzialmente arrivati ad alcune conclusioni basilari accettate ormai comunemente. La composizione etnica dei '''Liguri''' è dovuta ad una stratificazione di popolazioni. Su di un antichissimo substrato di genti indigene distribuite grosso modo tra la Liguria attuale ed i Pirenei, si vennero a sovrapporre (1100-900 a. c. circa) popolazioni di ceppo indoeuropeo a seguito della loro prima grande migrazione nella penisola italica. Queste popolazioni, definibili 'protoceltiche', si fusero, con ruolo culturale predominante, con le preesistenti creando le tribù '''liguri''' di epoca storica. In questo senso sono ormai quasi del tutto abbandonate le vecchie teorie che individuavano nei '''Liguri''' un popolo mediterraneo antichissimo senza alcun apporto indoeuropeo tipiche della scuola tedesca degli anni '30 del secolo scorso. Oggi in base a nuovi ritrovamenti, ad uno studio più attento e meditato delle fonti classiche, della toponomastica, dei dialetti più antichi sopravvissuti e perfino delle caratteristiche genetiche degli abitanti della zona apuana (“così alti, così dolicocefali “ li definiva Lombroso), si ammette che le grandi migrazioni celtiche nell'Italia centro-settentrionale (600-400 a.c.) non fecero che accentuare, in tutti i sensi, l'indoeuropeizzazione dei '''Liguri'''. Gli Apuani vengono considerati come appartenenti al gruppo Ligure Orientale ricco di influenze celtiche. Fu, è bene chiarirlo, un popolo bellicoso e con un senso del sacro non indifferente. Privi di una qualsiasi organizzazione di tipo statale, vivevano organizzati in gruppi tribali, in villaggi fortificati (i castellieri) frequentemente costruiti sui crinali in posizione elevata così da controllare il territorio circostante e contemporaneamente fungere da ottima difesa contro i nemici (attualmente sono stati identificati circa venti siti di probabili “castellieri”). Praticavano il rito dell'incinerazione deponendo le ceneri in urne insieme al corredo del morto. Una società basata sulla pastorizia, la caccia, pesca e una rudimentale agricoltura montana. Assai diffuso l'uso del compascuo (anche per motivi religiosi) e la tecnica del debbio (incendio) per fertilizzare i territori. Ma le attività che divennero centrali ad attorno alle quali tutto ruotò per molto tempo furono la guerra e la razzia; il Sereni analizzando, dal punto di vista socioeconomico, gli Apuani degli ultimi secoli prima dell'era volgare, parla di “una vera e propria società organizzata per una guerra permanente”. Gli Etruschi nella fase della loro massima espansione incontrarono, in questa zona, una guerriglia implacabile che ne arrestò l'avanzata. In seguito dovettero far fronte a varie incursioni dei '''Liguri Apuani''' e Friniati (alleati '''liguri''' del vicino Appennino) che li costrinsero a posizionarsi sulla riva meridionale dell'Arno. Rari furono anche gli scambi commerciali fra le due nazioni tanto diverse. Leggendaria e definitiva fu la successiva guerra contro Roma. L'asprissima lotta fu descritta da Livio e altri autori classici, greci e latini, rimasero colpiti dalla tempra e dalla tenacia dei '''Liguri'''. Livio scrisse che in terra Ligure i legionari avrebbero trovato “armi e solo armi ed un popolo che nelle armi aveva riposto ogni speranza...”. Virgilio parla dei robusti '''Liguri''' “avvezzi alla fatica” e ci narra di un guerriero Ligure a nome Cupavo, figlio di Cigno re ligure, che delle penne di tale uccello aveva adornato l'elmo. Nell'antichità il cigno era animale sacro ed associato al misterioso popolo degli Iperborei e al culto dell'Apollo nordico. Tornando al conflitto con i Romani i primi scontri iniziarono verso il 234 a.c.per la conquista della zona di Lucca. In seguito, dopo un periodo di lotte ad esito incerto, i '''Liguri Apuani''' inflissero una sconfitta clamorosa ai romani. Nel 186 a.c. Il console Marcio col suo esercito fu travolto : quattromila uomini uccisi, molti prigionieri, armi ed insegne gettate alla disperata; “si stancarono prima i '''Liguri''' d'inseguire che i Romani di fuggire....” scrive Livio nella sua Storia di Roma. Braccati dalle legioni i '''Liguri Apuani''' si ritirarono sugli aspri monti natii per poi ridiscenderne, nei momenti favorevoli, per spedizioni e razzie (a volte alleati coi soliti Friniati) nel modenese, nel bolognese e nell'agro pisano (Pisa stessa subì l'assedio degli Apuani). I Romani, esasperati, ricorsero infine (180-177 a.c.) a deportazione di migliaia di '''Liguri Apuani''' nel Sannio anche se una buona parte riuscì a fuggire nelle zone più impervie ed inaccessibili. Fu una delle prime guerre “totali”. Villaggi incendiati, bestiame ucciso. Probabilmente ci furono dei tradimenti, degli inganni e delle atrocità perchè Livio, di solito così preciso e pignolo, non ci dice come i Romani riuscirono a deportare parte della popolazione senza che avessero mai vinto una battaglia vera e propria....Ciò nonostante le incursioni degli Apuani nelle pianure circostanti continuarono per un quarto di secolo ancora. La stessa vita della colonia romana di [[:Categoria:LUNI|Luni]] fu resa precaria e quanto mai difficile. L'ultima battaglia dei '''Liguri''' orientali, Apuani in testa, combattuta nel 155 a.c., si risolse con la decisiva vittoria dei Romani. La pacificazione definitiva dei '''Liguri''' avverrà solo molti anni dopo. Come accennato in precedenza, questi rozzi pastori-guerrieri avevano sviluppato anche un ricco patrimonio magico-religioso che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nelle famose [[STATUE STELE|statue stele]] della [[:Categoria:LUNIGIANA|Lunigiana]]. Si tratta di uno dei più grossi ritrovamenti di Menhir in Europa (dal basso bretone Men hir = Pietra lunga). Le statue-stele sono sculture a carattere antropomorfo eseguite su monoliti di pietra. Rappresentano figure femminili e ,soprattutto, maschili quasi tutte in armi. La datazione copre un periodo assai lungo : dalle più antiche risalenti al III millenio a.c. alle più recenti del III secolo a.c.; queste ultime sono anche quelle che presentano una maggior rifinitura. Ne sono state rinvenute, per ora, oltre 60 esemplari sparse in tutta la [[:Categoria:LUNIGIANA|Lunigiana]]. Si calcola che molte siano state distrutte, in passato, dai religiosi cristiani come idoli “pagani” e altre usate come pietre da costruzione da ignari contadini. Le figure femminili potrebbero rappresentare la grande Dea Madre mediterranea, forse eredità culturale di quelle antichissime popolazioni con le quali i Liguri indoeuropei si fusero. Molte delle figure meschili più recenti sono caratterizzate da armamento tipico della cultura di Hallstatt, cuore della primordiale cultura celtica di tutta l'Europa. In particolare le corte spade con impugnatura ad 'antenna' (in realtà antropomorfa), le asce (sul modello della 'cateia' celtica) ed i giavellotti portati a due a due proprio come i “bina gaesa” ricordati da Virgilio a proposito dell'invasione dei Galli nel Lazio. Infine in alcune statue “...si nota sul tronco un triangolo che vuol rappresentare un perizoma; sembra dunque la classica immagine di quei guerrieri che alla maniera celtica erano descritti 'ignudi praecinti'...”(Ambrosi). Segni di un culto della pietra remotissimo e mai venuto meno le [[STATUE STELE|statue-stele]] furono probabilmente utilizzate come “delimitatori” magici di aree sacrali (con funzione di divinità tutelari). Aree consacrate forse a scopo venatorio per favorirne la ricchezza di selvaggina. Aree sacrali dove verosimilmente si svolgevano riti tribali di iniziazione, di fertilità, di guerra (ancora Livio ci informa che le spedizioni militari dei Liguri erano precedute da cerimonie religiose). [[STATUE STELE|statue-stele]] che , forse, servivano per segnare zone-tabù dove si volevano imprigionare forze pericolose e terribili sul tipo di quelle che potevano emanare da un deposito di cadaveri. In ogni caso, simboli indubbi di un fortissimo senso magico-religioso della vita. Spie di una convinzione, diffusa nelle società tradizionali, dell'esistenza di forze sovrumane e invisibili che avvolgono il mondo e ne permeano ogni aspetto essendo presenti in ogni cosa. Forze che dovevano essere controllate e dirette in un senso favorevole alle tribù attraverso tutta una serie di rituali, sacrifici e simboli, autentiche tecniche sacre indispensabili per vivere in armonia con le potenze del mondo che le aspre e severe montagne circostanti dovettero personificare agli occhi dei fieri '''Liguri Apuani'''. | Pur rimanendo inevitabili controversie ed interpretazioni un pò differenti, si è sostanzialmente arrivati ad alcune conclusioni basilari accettate ormai comunemente. La composizione etnica dei '''Liguri''' è dovuta ad una stratificazione di popolazioni. Su di un antichissimo substrato di genti indigene distribuite grosso modo tra la Liguria attuale ed i Pirenei, si vennero a sovrapporre (1100-900 a. c. circa) popolazioni di ceppo indoeuropeo a seguito della loro prima grande migrazione nella penisola italica. Queste popolazioni, definibili 'protoceltiche', si fusero, con ruolo culturale predominante, con le preesistenti creando le tribù '''liguri''' di epoca storica. In questo senso sono ormai quasi del tutto abbandonate le vecchie teorie che individuavano nei '''Liguri''' un popolo mediterraneo antichissimo senza alcun apporto indoeuropeo tipiche della scuola tedesca degli anni '30 del secolo scorso. Oggi in base a nuovi ritrovamenti, ad uno studio più attento e meditato delle fonti classiche, della toponomastica, dei dialetti più antichi sopravvissuti e perfino delle caratteristiche genetiche degli abitanti della zona apuana (“così alti, così dolicocefali “ li definiva Lombroso), si ammette che le grandi migrazioni celtiche nell'Italia centro-settentrionale (600-400 a.c.) non fecero che accentuare, in tutti i sensi, l'indoeuropeizzazione dei '''Liguri'''. Gli Apuani vengono considerati come appartenenti al gruppo Ligure Orientale ricco di influenze celtiche. Fu, è bene chiarirlo, un popolo bellicoso e con un senso del sacro non indifferente. Privi di una qualsiasi organizzazione di tipo statale, vivevano organizzati in gruppi tribali, in villaggi fortificati (i castellieri) frequentemente costruiti sui crinali in posizione elevata così da controllare il territorio circostante e contemporaneamente fungere da ottima difesa contro i nemici (attualmente sono stati identificati circa venti siti di probabili “castellieri”). Praticavano il rito dell'incinerazione deponendo le ceneri in urne insieme al corredo del morto. Una società basata sulla pastorizia, la caccia, pesca e una rudimentale agricoltura montana. Assai diffuso l'uso del compascuo (anche per motivi religiosi) e la tecnica del debbio (incendio) per fertilizzare i territori. Ma le attività che divennero centrali ad attorno alle quali tutto ruotò per molto tempo furono la guerra e la razzia; il Sereni analizzando, dal punto di vista socioeconomico, gli Apuani degli ultimi secoli prima dell'era volgare, parla di “una vera e propria società organizzata per una guerra permanente”. Gli Etruschi nella fase della loro massima espansione incontrarono, in questa zona, una guerriglia implacabile che ne arrestò l'avanzata. In seguito dovettero far fronte a varie incursioni dei '''Liguri Apuani''' e Friniati (alleati '''liguri''' del vicino Appennino) che li costrinsero a posizionarsi sulla riva meridionale dell'Arno. Rari furono anche gli scambi commerciali fra le due nazioni tanto diverse. Leggendaria e definitiva fu la successiva guerra contro Roma. L'asprissima lotta fu descritta da Livio e altri autori classici, greci e latini, rimasero colpiti dalla tempra e dalla tenacia dei '''Liguri'''. Livio scrisse che in terra Ligure i legionari avrebbero trovato “armi e solo armi ed un popolo che nelle armi aveva riposto ogni speranza...”. Virgilio parla dei robusti '''Liguri''' “avvezzi alla fatica” e ci narra di un guerriero Ligure a nome Cupavo, figlio di Cigno re ligure, che delle penne di tale uccello aveva adornato l'elmo. Nell'antichità il cigno era animale sacro ed associato al misterioso popolo degli Iperborei e al culto dell'Apollo nordico. Tornando al conflitto con i Romani i primi scontri iniziarono verso il 234 a.c.per la conquista della zona di Lucca. In seguito, dopo un periodo di lotte ad esito incerto, i '''Liguri Apuani''' inflissero una sconfitta clamorosa ai romani. Nel 186 a.c. Il console Marcio col suo esercito fu travolto : quattromila uomini uccisi, molti prigionieri, armi ed insegne gettate alla disperata; “si stancarono prima i '''Liguri''' d'inseguire che i Romani di fuggire....” scrive Livio nella sua Storia di Roma. Braccati dalle legioni i '''Liguri Apuani''' si ritirarono sugli aspri monti natii per poi ridiscenderne, nei momenti favorevoli, per spedizioni e razzie (a volte alleati coi soliti Friniati) nel modenese, nel bolognese e nell'agro pisano (Pisa stessa subì l'assedio degli Apuani). I Romani, esasperati, ricorsero infine (180-177 a.c.) a deportazione di migliaia di '''Liguri Apuani''' nel Sannio anche se una buona parte riuscì a fuggire nelle zone più impervie ed inaccessibili. Fu una delle prime guerre “totali”. Villaggi incendiati, bestiame ucciso. Probabilmente ci furono dei tradimenti, degli inganni e delle atrocità perchè Livio, di solito così preciso e pignolo, non ci dice come i Romani riuscirono a deportare parte della popolazione senza che avessero mai vinto una battaglia vera e propria....Ciò nonostante le incursioni degli Apuani nelle pianure circostanti continuarono per un quarto di secolo ancora. La stessa vita della colonia romana di [[:Categoria:LUNI|Luni]] fu resa precaria e quanto mai difficile. L'ultima battaglia dei '''Liguri''' orientali, Apuani in testa, combattuta nel 155 a.c., si risolse con la decisiva vittoria dei Romani. La pacificazione definitiva dei '''Liguri''' avverrà solo molti anni dopo. Come accennato in precedenza, questi rozzi pastori-guerrieri avevano sviluppato anche un ricco patrimonio magico-religioso che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nelle famose [[STATUE STELE|statue stele]] della [[:Categoria:LUNIGIANA|Lunigiana]]. Si tratta di uno dei più grossi ritrovamenti di Menhir in Europa (dal basso bretone Men hir = Pietra lunga). Le statue-stele sono sculture a carattere antropomorfo eseguite su monoliti di pietra. Rappresentano figure femminili e ,soprattutto, maschili quasi tutte in armi. La datazione copre un periodo assai lungo : dalle più antiche risalenti al III millenio a.c. alle più recenti del III secolo a.c.; queste ultime sono anche quelle che presentano una maggior rifinitura. Ne sono state rinvenute, per ora, oltre 60 esemplari sparse in tutta la [[:Categoria:LUNIGIANA|Lunigiana]]. Si calcola che molte siano state distrutte, in passato, dai religiosi cristiani come idoli “pagani” e altre usate come pietre da costruzione da ignari contadini. Le figure femminili potrebbero rappresentare la grande Dea Madre mediterranea, forse eredità culturale di quelle antichissime popolazioni con le quali i Liguri indoeuropei si fusero. Molte delle figure meschili più recenti sono caratterizzate da armamento tipico della cultura di Hallstatt, cuore della primordiale cultura celtica di tutta l'Europa. In particolare le corte spade con impugnatura ad 'antenna' (in realtà antropomorfa), le asce (sul modello della 'cateia' celtica) ed i giavellotti portati a due a due proprio come i “bina gaesa” ricordati da Virgilio a proposito dell'invasione dei Galli nel Lazio. Infine in alcune statue “...si nota sul tronco un triangolo che vuol rappresentare un perizoma; sembra dunque la classica immagine di quei guerrieri che alla maniera celtica erano descritti 'ignudi praecinti'...”(Ambrosi). Segni di un culto della pietra remotissimo e mai venuto meno le [[STATUE STELE|statue-stele]] furono probabilmente utilizzate come “delimitatori” magici di aree sacrali (con funzione di divinità tutelari). Aree consacrate forse a scopo venatorio per favorirne la ricchezza di selvaggina. Aree sacrali dove verosimilmente si svolgevano riti tribali di iniziazione, di fertilità, di guerra (ancora Livio ci informa che le spedizioni militari dei Liguri erano precedute da cerimonie religiose). [[STATUE STELE|statue-stele]] che , forse, servivano per segnare zone-tabù dove si volevano imprigionare forze pericolose e terribili sul tipo di quelle che potevano emanare da un deposito di cadaveri. In ogni caso, simboli indubbi di un fortissimo senso magico-religioso della vita. Spie di una convinzione, diffusa nelle società tradizionali, dell'esistenza di forze sovrumane e invisibili che avvolgono il mondo e ne permeano ogni aspetto essendo presenti in ogni cosa. Forze che dovevano essere controllate e dirette in un senso favorevole alle tribù attraverso tutta una serie di rituali, sacrifici e simboli, autentiche tecniche sacre indispensabili per vivere in armonia con le potenze del mondo che le aspre e severe montagne circostanti dovettero personificare agli occhi dei fieri '''Liguri Apuani'''. | ||
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Versione delle 20:27, 10 apr 2012
Pur rimanendo inevitabili controversie ed interpretazioni un pò differenti, si è sostanzialmente arrivati ad alcune conclusioni basilari accettate ormai comunemente. La composizione etnica dei Liguri è dovuta ad una stratificazione di popolazioni. Su di un antichissimo substrato di genti indigene distribuite grosso modo tra la Liguria attuale ed i Pirenei, si vennero a sovrapporre (1100-900 a. c. circa) popolazioni di ceppo indoeuropeo a seguito della loro prima grande migrazione nella penisola italica. Queste popolazioni, definibili 'protoceltiche', si fusero, con ruolo culturale predominante, con le preesistenti creando le tribù liguri di epoca storica. In questo senso sono ormai quasi del tutto abbandonate le vecchie teorie che individuavano nei Liguri un popolo mediterraneo antichissimo senza alcun apporto indoeuropeo tipiche della scuola tedesca degli anni '30 del secolo scorso. Oggi in base a nuovi ritrovamenti, ad uno studio più attento e meditato delle fonti classiche, della toponomastica, dei dialetti più antichi sopravvissuti e perfino delle caratteristiche genetiche degli abitanti della zona apuana (“così alti, così dolicocefali “ li definiva Lombroso), si ammette che le grandi migrazioni celtiche nell'Italia centro-settentrionale (600-400 a.c.) non fecero che accentuare, in tutti i sensi, l'indoeuropeizzazione dei Liguri. Gli Apuani vengono considerati come appartenenti al gruppo Ligure Orientale ricco di influenze celtiche. Fu, è bene chiarirlo, un popolo bellicoso e con un senso del sacro non indifferente. Privi di una qualsiasi organizzazione di tipo statale, vivevano organizzati in gruppi tribali, in villaggi fortificati (i castellieri) frequentemente costruiti sui crinali in posizione elevata così da controllare il territorio circostante e contemporaneamente fungere da ottima difesa contro i nemici (attualmente sono stati identificati circa venti siti di probabili “castellieri”). Praticavano il rito dell'incinerazione deponendo le ceneri in urne insieme al corredo del morto. Una società basata sulla pastorizia, la caccia, pesca e una rudimentale agricoltura montana. Assai diffuso l'uso del compascuo (anche per motivi religiosi) e la tecnica del debbio (incendio) per fertilizzare i territori. Ma le attività che divennero centrali ad attorno alle quali tutto ruotò per molto tempo furono la guerra e la razzia; il Sereni analizzando, dal punto di vista socioeconomico, gli Apuani degli ultimi secoli prima dell'era volgare, parla di “una vera e propria società organizzata per una guerra permanente”. Gli Etruschi nella fase della loro massima espansione incontrarono, in questa zona, una guerriglia implacabile che ne arrestò l'avanzata. In seguito dovettero far fronte a varie incursioni dei Liguri Apuani e Friniati (alleati liguri del vicino Appennino) che li costrinsero a posizionarsi sulla riva meridionale dell'Arno. Rari furono anche gli scambi commerciali fra le due nazioni tanto diverse. Leggendaria e definitiva fu la successiva guerra contro Roma. L'asprissima lotta fu descritta da Livio e altri autori classici, greci e latini, rimasero colpiti dalla tempra e dalla tenacia dei Liguri. Livio scrisse che in terra Ligure i legionari avrebbero trovato “armi e solo armi ed un popolo che nelle armi aveva riposto ogni speranza...”. Virgilio parla dei robusti Liguri “avvezzi alla fatica” e ci narra di un guerriero Ligure a nome Cupavo, figlio di Cigno re ligure, che delle penne di tale uccello aveva adornato l'elmo. Nell'antichità il cigno era animale sacro ed associato al misterioso popolo degli Iperborei e al culto dell'Apollo nordico. Tornando al conflitto con i Romani i primi scontri iniziarono verso il 234 a.c.per la conquista della zona di Lucca. In seguito, dopo un periodo di lotte ad esito incerto, i Liguri Apuani inflissero una sconfitta clamorosa ai romani. Nel 186 a.c. Il console Marcio col suo esercito fu travolto : quattromila uomini uccisi, molti prigionieri, armi ed insegne gettate alla disperata; “si stancarono prima i Liguri d'inseguire che i Romani di fuggire....” scrive Livio nella sua Storia di Roma. Braccati dalle legioni i Liguri Apuani si ritirarono sugli aspri monti natii per poi ridiscenderne, nei momenti favorevoli, per spedizioni e razzie (a volte alleati coi soliti Friniati) nel modenese, nel bolognese e nell'agro pisano (Pisa stessa subì l'assedio degli Apuani). I Romani, esasperati, ricorsero infine (180-177 a.c.) a deportazione di migliaia di Liguri Apuani nel Sannio anche se una buona parte riuscì a fuggire nelle zone più impervie ed inaccessibili. Fu una delle prime guerre “totali”. Villaggi incendiati, bestiame ucciso. Probabilmente ci furono dei tradimenti, degli inganni e delle atrocità perchè Livio, di solito così preciso e pignolo, non ci dice come i Romani riuscirono a deportare parte della popolazione senza che avessero mai vinto una battaglia vera e propria....Ciò nonostante le incursioni degli Apuani nelle pianure circostanti continuarono per un quarto di secolo ancora. La stessa vita della colonia romana di Luni fu resa precaria e quanto mai difficile. L'ultima battaglia dei Liguri orientali, Apuani in testa, combattuta nel 155 a.c., si risolse con la decisiva vittoria dei Romani. La pacificazione definitiva dei Liguri avverrà solo molti anni dopo. Come accennato in precedenza, questi rozzi pastori-guerrieri avevano sviluppato anche un ricco patrimonio magico-religioso che ebbe la sua manifestazione più clamorosa nelle famose statue stele della Lunigiana. Si tratta di uno dei più grossi ritrovamenti di Menhir in Europa (dal basso bretone Men hir = Pietra lunga). Le statue-stele sono sculture a carattere antropomorfo eseguite su monoliti di pietra. Rappresentano figure femminili e ,soprattutto, maschili quasi tutte in armi. La datazione copre un periodo assai lungo : dalle più antiche risalenti al III millenio a.c. alle più recenti del III secolo a.c.; queste ultime sono anche quelle che presentano una maggior rifinitura. Ne sono state rinvenute, per ora, oltre 60 esemplari sparse in tutta la Lunigiana. Si calcola che molte siano state distrutte, in passato, dai religiosi cristiani come idoli “pagani” e altre usate come pietre da costruzione da ignari contadini. Le figure femminili potrebbero rappresentare la grande Dea Madre mediterranea, forse eredità culturale di quelle antichissime popolazioni con le quali i Liguri indoeuropei si fusero. Molte delle figure meschili più recenti sono caratterizzate da armamento tipico della cultura di Hallstatt, cuore della primordiale cultura celtica di tutta l'Europa. In particolare le corte spade con impugnatura ad 'antenna' (in realtà antropomorfa), le asce (sul modello della 'cateia' celtica) ed i giavellotti portati a due a due proprio come i “bina gaesa” ricordati da Virgilio a proposito dell'invasione dei Galli nel Lazio. Infine in alcune statue “...si nota sul tronco un triangolo che vuol rappresentare un perizoma; sembra dunque la classica immagine di quei guerrieri che alla maniera celtica erano descritti 'ignudi praecinti'...”(Ambrosi). Segni di un culto della pietra remotissimo e mai venuto meno le statue-stele furono probabilmente utilizzate come “delimitatori” magici di aree sacrali (con funzione di divinità tutelari). Aree consacrate forse a scopo venatorio per favorirne la ricchezza di selvaggina. Aree sacrali dove verosimilmente si svolgevano riti tribali di iniziazione, di fertilità, di guerra (ancora Livio ci informa che le spedizioni militari dei Liguri erano precedute da cerimonie religiose). statue-stele che , forse, servivano per segnare zone-tabù dove si volevano imprigionare forze pericolose e terribili sul tipo di quelle che potevano emanare da un deposito di cadaveri. In ogni caso, simboli indubbi di un fortissimo senso magico-religioso della vita. Spie di una convinzione, diffusa nelle società tradizionali, dell'esistenza di forze sovrumane e invisibili che avvolgono il mondo e ne permeano ogni aspetto essendo presenti in ogni cosa. Forze che dovevano essere controllate e dirette in un senso favorevole alle tribù attraverso tutta una serie di rituali, sacrifici e simboli, autentiche tecniche sacre indispensabili per vivere in armonia con le potenze del mondo che le aspre e severe montagne circostanti dovettero personificare agli occhi dei fieri Liguri Apuani.