LA SPEZIA O SPEZIA
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Altri concittadini, invece, sulla base di personali convinzioni,si affannano nel combattere l'uso dilagante del "di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|La Spezia]]" sostenendo, la giustezza del "della [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]". Alla base dei dubbi e delle querelle accademiche che gravitano intorno all'esatto uso del nome della città, c'è una scelta burocratico-amministrativa che non ha coinciso con il rispetto di una tradizione popolare. Nel 1273, il villaggio sito nel luogo ove ora sorge il centro della nostra città veniva chiamato Spegia, Spedia nel 1407, Specie nel XVI secolo, Spetie nel 1620, anche se numerose fonti letterarie coeve, citavano il nome della città preceduto dall'articolo la. Per tutto il XIX secolo, fino a meno di ottant'anni fa, esisteva il Comune di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] ma, in seguito a discussioni e ad accese polemiche giornalistiche il Consiglio Comunale, su proposta della giunta, nella seduta dell'11 giugno 1926, espresse la volontà che mediante Decreto Reale venisse imposto l'utilizzo del nome [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA| La Spezia]] anche nei documenti ufficiali. Desiderio assai difficile da esaudire visto che esso fu soddisfatto soltanto con il Regio Decreto del 30 settembre 1930. Ma quali furono i motivi che spinsero i nostri nonni ad optare per una scelta così ardita? Essi sostenevano che l'uso del "[[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|La Spezia]]" avrebbe onorato una secolare tradizione letteraria e, di fatto, si sarebbe adeguato all'uso popolare. E così sorsero i nostri problemi. Non si può, difatti, condividere la ragione del rispetto della tradizione letteraria in quanto, come abbiamo visto, [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]], nel corso dei secoli, viene citata sia con l'articolo che senza, nonostante il maldestro tentativo di alcuni spezzini che in passato, attraverso ricerche e pubblicazioni varie palesemente di parte, hanno cercato di far prevalere la tesi della giustezza del LA. Ha invece dell'incredibile la motivazione relativa "all'adeguamento all'uso popolare", tanto che si potrebbe sospettare che la richiesta della rettifica del nome fosse provenuta da una giunta comunale forestiera o quantomeno estranea alla vita ed alla storia di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]. Il fatto è che gli spezzini di oggi, come quelli del Novecento, dicono, dicevano e diranno sempre [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]; "Sono nato a [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]", "A che ora parti da [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]?", "Questi sono muscoli di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]", "Vado a fare un giro a [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]", "Hai la cronaca di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]?"; sono queste le semplici e comuni espressioni, tramandate di generazione in generazione che caratterizzano "l'uso popolare" di un nome. Perché allora non adeguare il linguaggio scritto a quello parlato eliminando una volta per tutte il "LA" da [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]]? Ma anche il punto di vista dialettale concorre all'abolizione del La; alcuni sostengono che la versione dialettale di [[:Categoria:CITTA' DELLA SPEZIA|Spezia]] sia a Spèza; quindi, i ragazzi di [[:Categoria:MIGLIARINA|Migliarina]] avrebbero dovuto cantare "Oh Béla a Spèza"? E' ovvio che il sonetto di [[UBALDO MAZZINI|Ubaldo Mazzini]] A Spèza, l'"A" sia preposizione e non articolo in quanto è la dedica al nome; lo stesso [[UBALDO MAZZINI|Mazzini]] incappa nell'errore utilizzando ripetutamnete il solo Spèza nelle corso delle sue poesie. Il [[O LÜNÀIO DEA SPÈZA|Lunaio dea Spèza]] fino a qualche anno fa si chiamava Lunaio de Spèza: poi, misteriosamente, oppure per per l'evidente intervento di qualche pseudo dotto, ha cambiato nome. L'abolizione del “La” infine eliminerebbe anche tutte le assurde questioni riguardanti la declinazione dell'articolo che, ricordiamolo, continua a non essere declinato nonostante il divieto. E su questo argomento si potrebbe scrivere un'altra pagina. Gli amministratori pubblici dovrebbero ricordare che cambiare il nome ad una città, ad una via, ad una piazza, significa compiere un atto sacrilego nei confronti del patrimonio storico di quel luogo; non vi sarebbe nulla di strano se qualcuno di essi, particolarmente legato al mantenimento delle tradizioni cittadine, si adoperasse per rimediare un errore dei propri predecessori, al fine di riconsegnare ufficialmente alla città il suo vero nome. Forza Spezia! |
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Versione attuale delle 10:27, 26 nov 2011
SI DICE SPEZIA MA SI SCRIVE LA SPEZIA
Quanti spezzini, alla semplice domanda "Di dove sei?" hanno avuto qualche tentennamento per trovare la risposta esatta? La maggior parte risponderebbe "Di Spezia", altri opterebbero per "Di La Spezia" ed infine, una minoranza, direbbe "Della Spezia". Altri concittadini, invece, sulla base di personali convinzioni,si affannano nel combattere l'uso dilagante del "di La Spezia" sostenendo, la giustezza del "della Spezia". Alla base dei dubbi e delle querelle accademiche che gravitano intorno all'esatto uso del nome della città, c'è una scelta burocratico-amministrativa che non ha coinciso con il rispetto di una tradizione popolare. Nel 1273, il villaggio sito nel luogo ove ora sorge il centro della nostra città veniva chiamato Spegia, Spedia nel 1407, Specie nel XVI secolo, Spetie nel 1620, anche se numerose fonti letterarie coeve, citavano il nome della città preceduto dall'articolo la. Per tutto il XIX secolo, fino a meno di ottant'anni fa, esisteva il Comune di Spezia ma, in seguito a discussioni e ad accese polemiche giornalistiche il Consiglio Comunale, su proposta della giunta, nella seduta dell'11 giugno 1926, espresse la volontà che mediante Decreto Reale venisse imposto l'utilizzo del nome La Spezia anche nei documenti ufficiali. Desiderio assai difficile da esaudire visto che esso fu soddisfatto soltanto con il Regio Decreto del 30 settembre 1930. Ma quali furono i motivi che spinsero i nostri nonni ad optare per una scelta così ardita? Essi sostenevano che l'uso del "La Spezia" avrebbe onorato una secolare tradizione letteraria e, di fatto, si sarebbe adeguato all'uso popolare. E così sorsero i nostri problemi. Non si può, difatti, condividere la ragione del rispetto della tradizione letteraria in quanto, come abbiamo visto, Spezia, nel corso dei secoli, viene citata sia con l'articolo che senza, nonostante il maldestro tentativo di alcuni spezzini che in passato, attraverso ricerche e pubblicazioni varie palesemente di parte, hanno cercato di far prevalere la tesi della giustezza del LA. Ha invece dell'incredibile la motivazione relativa "all'adeguamento all'uso popolare", tanto che si potrebbe sospettare che la richiesta della rettifica del nome fosse provenuta da una giunta comunale forestiera o quantomeno estranea alla vita ed alla storia di Spezia. Il fatto è che gli spezzini di oggi, come quelli del Novecento, dicono, dicevano e diranno sempre Spezia; "Sono nato a Spezia", "A che ora parti da Spezia?", "Questi sono muscoli di Spezia", "Vado a fare un giro a Spezia", "Hai la cronaca di Spezia?"; sono queste le semplici e comuni espressioni, tramandate di generazione in generazione che caratterizzano "l'uso popolare" di un nome. Perché allora non adeguare il linguaggio scritto a quello parlato eliminando una volta per tutte il "LA" da Spezia? Ma anche il punto di vista dialettale concorre all'abolizione del La; alcuni sostengono che la versione dialettale di Spezia sia a Spèza; quindi, i ragazzi di Migliarina avrebbero dovuto cantare "Oh Béla a Spèza"? E' ovvio che il sonetto di Ubaldo Mazzini A Spèza, l'"A" sia preposizione e non articolo in quanto è la dedica al nome; lo stesso Mazzini incappa nell'errore utilizzando ripetutamnete il solo Spèza nelle corso delle sue poesie. Il Lunaio dea Spèza fino a qualche anno fa si chiamava Lunaio de Spèza: poi, misteriosamente, oppure per per l'evidente intervento di qualche pseudo dotto, ha cambiato nome. L'abolizione del “La” infine eliminerebbe anche tutte le assurde questioni riguardanti la declinazione dell'articolo che, ricordiamolo, continua a non essere declinato nonostante il divieto. E su questo argomento si potrebbe scrivere un'altra pagina. Gli amministratori pubblici dovrebbero ricordare che cambiare il nome ad una città, ad una via, ad una piazza, significa compiere un atto sacrilego nei confronti del patrimonio storico di quel luogo; non vi sarebbe nulla di strano se qualcuno di essi, particolarmente legato al mantenimento delle tradizioni cittadine, si adoperasse per rimediare un errore dei propri predecessori, al fine di riconsegnare ufficialmente alla città il suo vero nome. Forza Spezia!