LEVANTO

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'''Cenni Storici'''
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Così Ursone da Vernazza, notaro, nel "Carmen Ursonis" in mille e sessanta versi latini, nel secolo XIII cantò la rotta di Oberto Pallavicino vicario imperiale in Lunigiana e dei suoi alleati Pisani (1241-42) sotto le mura di Levanto. Qui già furono i romani, ma prima di questi, popolazioni liguri, come testimoniano numerose "tombe a cassetta" dell'età del ferro. La zona viene considerata area di confine tra liguri ed etruschi che successivamente, premuti dai celti si ritirarono. Prima di Levanto c'era Ceula la cui eti mologia è incerta: alcuni (Civardi) ritengono sia un radicale già presente nel Mediterraneo (Koele Siria, Koele Eubea) che significa insenatura, costa frastagliata come forse appariva allora il litorale per un diverso livello del mare. Ceula, o Cebula, e tra i toponimi citati della Cosmographia dell'Anonimo Ravennate, punto di passaggio di un itinerario preistorico, utilizzato poi dai romani ed in epoca cristiana. Presidio dei bizantini risenti della calata di Rotari (640) che probabilmente distrusse Albareto. È da credersi che il Monte Bardellone sia un toponimo residuato dell'epoca, come il Monte Bardi sopra a Sestri e Bardìne in Lunigiana (Bardi da Longobardi) cioè punti di confine tra la Provincia Maritima Italorum ed il dilagare dei barbari. Secondo la tradizione il pago di Ceula fu convertito al cristianesimo da S. Siro, primo vescovo di Pavia, ed a lui è dedicata la chiesa di Montale. Ma il mare, anche se infido per le scorrerie che in tutti i tempi hanno segnato questi lidi, è un elemento di grande attrazione. Allora il mare era più a monte; intatti nella zona detta "Survemà", scavando, sono state trovate colonnine in pietra con anelli del tutto simili a quelle usate per gli ormeggi. La gente cominciò ad affluire al piano e li fondò un nuovo villaggio. Così nacque "via delle Compere" da Compeo, probabilmente una sorta di originario mercato, e "via del Paraxo" a conferma della tradizione di un ipotetico palazzo di Liutprando, re longobardo che saltuariamente avrebbe soggiornato in questi lidi. Altra augusta presenza, e precisamente a Chiesanuova ospite della famiglia Zattera, fu nel 996 l'imperatore Ottone Ill in viaggio per Roma. 1l primo documento certo che fa riferimento a Levanto risale al 1132, il borgo è nuovamente citato nel 1164 in un diploma di Federico Barbarossa indirizzato ad Obizzo Malaspina in cui si parla di "Levantum cum curia”, Feudo dei Malaspina sino al 1140 era sotto la giurisdizione ecclesiastica del Vescovo di Luni; nel 1000, probabilmente per trasformazione di un subfeudo in feudo, troviamo la signoria dei Da Passano.  Nel 1211 Levanto aderì spontaneamente alla Repubblica di Genova e tu da questa considerato per la sua costante fedeltà alla stregua di un libero comune. A dimostrazione della libertà di cui Levanto godette, dal punto di vista amministrativo, sotto la protezione di Genova ebbe "la loggia" costruita nel 1265 e chiamata anticamente "nobile comune". Il podestà nel XIII secolo dimorava ancora presso la pieve di S. Siro a Montale.  Ai Malaspina è comunque dovuto il castello o almeno la prima opera fortificata, successivamente ristrutturata dai Genovesi. A memoria della sua storia medievale una parte di Levanto è ancora cinta da mura ben conservate e su queste dominano interessanti emergenze monumentali, significativa tra tutte la torre detta "dell'orologio". Solo in poche occasioni, e sempre di malavoglia, Levanto cambiò padrone: sul finire del '200 tornarono i Malaspina, nel '300 arrivarono i lucchesi con Castruccio Castracani degli Antelminelli, con i quali tuttavia i rappresentanti di Levanto seppero trattare con accorgimento e prudenza salvaguardando i propri diritti. Poi fu la volta di Re Roberto di Napoli che calò su Levanto con 90 navi e 1000 cavalieri, occupandola e dando alle fiamme le case dei ghibellini. Levanto ebbe anche una fiorente vita religiosa, la più antica chiesa è l'oratorio della Costa che fu dei Da Passano. Del 1200 è la Chiesa di S. Andrea, che fu riedificata nel 1334 e restaurata nel 1719. Appartenente ad una Casaccia era invece l'oratorio di S. Giacomo. Ordini religiosi stabilitisi a Levanto e poi venuti meno o per il volger dei tempi o per le leggi di soppressione napoleoniche o risorgimentali furono gli Agostiniani, il cui primo insediamento fu al Mesco e la cui ultima chiesa era consacrata a S. Antonio Abate, e le Clarisse che rimasero a Levanto dal 1688 al 1808. Ma il convento più noto e tuttora efficiente è quello dell'Assunta retto dai Frati minori francescani, conserva il quadro "S. Giorgio che uccide il drago" opera rinascimentale, asportato dai francesi nel 1810 e restituito ai frati nel 1820 dopo alterne vicende. Dopo tanta storia, gli anni che seguirono l'unità d'ltalia furono anni che videro per Levanto svilupparsi la sua vocazione di centro turistico e culturale di rilievo. Un clima favorevole, temperato dalla brezza di mare, lo rendono particolarmente adatto alla talasso-elioterapia.   
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Così Ursone da Vernazza, notaro, nel "Carmen Ursonis" in mille e sessanta versi latini, nel secolo XIII cantò la rotta di Oberto Pallavicino vicario imperiale in Lunigiana e dei suoi alleati Pisani (1241-42) sotto le mura di Levanto. Qui già furono i romani, ma prima di questi, popolazioni liguri, come testimoniano numerose "tombe a cassetta" dell'età del ferro. La zona viene considerata area di confine tra liguri ed etruschi che successivamente, premuti dai celti si ritirarono. Prima di Levanto c'era Ceula la cui eti mologia è incerta: alcuni (Civardi) ritengono sia un radicale già presente nel Mediterraneo (Koele Siria, Koele Eubea) che significa insenatura, costa frastagliata come forse appariva allora il litorale per un diverso livello del mare. Ceula, o Cebula, e tra i toponimi citati della Cosmographia dell'Anonimo Ravennate, punto di passaggio di un itinerario preistorico, utilizzato poi dai romani ed in epoca cristiana. Presidio dei bizantini risenti della calata di Rotari (640) che probabilmente distrusse Albareto. È da credersi che il Monte Bardellone sia un toponimo residuato dell'epoca, come il Monte Bardi sopra a Sestri e Bardìne in Lunigiana (Bardi da Longobardi) cioè punti di confine tra la Provincia Maritima Italorum ed il dilagare dei barbari. Secondo la tradizione il pago di Ceula fu convertito al cristianesimo da S. Siro, primo vescovo di Pavia, ed a lui è dedicata la chiesa di Montale. Ma il mare, anche se infido per le scorrerie che in tutti i tempi hanno segnato questi lidi, è un elemento di grande attrazione. Allora il mare era più a monte; intatti nella zona detta "Survemà", scavando, sono state trovate colonnine in pietra con anelli del tutto simili a quelle usate per gli ormeggi. La gente cominciò ad affluire al piano e li fondò un nuovo villaggio. Così nacque "via delle Compere" da Compeo, probabilmente una sorta di originario mercato, e "via del Paraxo" a conferma della tradizione di un ipotetico palazzo di Liutprando, re longobardo che saltuariamente avrebbe soggiornato in questi lidi. Altra augusta presenza, e precisamente a Chiesanuova ospite della famiglia Zattera, fu nel 996 l'imperatore Ottone Ill in viaggio per Roma.  
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Il primo documento certo che fa riferimento a Levanto risale al 1132, il borgo è nuovamente citato nel 1164 in un diploma di Federico Barbarossa indirizzato ad Obizzo Malaspina in cui si parla di "Levantum cum curia”, Feudo dei Malaspina sino al 1140 era sotto la giurisdizione ecclesiastica del Vescovo di Luni; nel 1000, probabilmente per trasformazione di un subfeudo in feudo, troviamo la signoria dei Da Passano.  Nel 1211 Levanto aderì spontaneamente alla Repubblica di Genova e tu da questa considerato per la sua costante fedeltà alla stregua di un libero comune. A dimostrazione della libertà di cui Levanto godette, dal punto di vista amministrativo, sotto la protezione di Genova ebbe "la loggia" costruita nel 1265 e chiamata anticamente "nobile comune". Il podestà nel XIII secolo dimorava ancora presso la pieve di S. Siro a Montale.  Ai Malaspina è comunque dovuto il castello o almeno la prima opera fortificata, successivamente ristrutturata dai Genovesi. A memoria della sua storia medievale una parte di Levanto è ancora cinta da mura ben conservate e su queste dominano interessanti emergenze monumentali, significativa tra tutte la torre detta "dell'orologio". Solo in poche occasioni, e sempre di malavoglia, Levanto cambiò padrone: sul finire del '200 tornarono i Malaspina, nel '300 arrivarono i lucchesi con Castruccio Castracani degli Antelminelli, con i quali tuttavia i rappresentanti di Levanto seppero trattare con accorgimento e prudenza salvaguardando i propri diritti. Poi fu la volta di Re Roberto di Napoli che calò su Levanto con 90 navi e 1000 cavalieri, occupandola e dando alle fiamme le case dei ghibellini. Levanto ebbe anche una fiorente vita religiosa, la più antica chiesa è l'oratorio della Costa che fu dei Da Passano.  
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Del 1200 è la Chiesa di S. Andrea, che fu riedificata nel 1334 e restaurata nel 1719. Appartenente ad una Casaccia era invece l'oratorio di S. Giacomo. Ordini religiosi stabilitisi a Levanto e poi venuti meno o per il volger dei tempi o per le leggi di soppressione napoleoniche o risorgimentali furono gli Agostiniani, il cui primo insediamento fu al Mesco e la cui ultima chiesa era consacrata a S. Antonio Abate, e le Clarisse che rimasero a Levanto dal 1688 al 1808. Ma il convento più noto e tuttora efficiente è quello dell'Assunta retto dai Frati minori francescani, conserva il quadro "S. Giorgio che uccide il drago" opera rinascimentale, asportato dai francesi nel 1810 e restituito ai frati nel 1820 dopo alterne vicende. Dopo tanta storia, gli anni che seguirono l'unità d'ltalia furono anni che videro per Levanto svilupparsi la sua vocazione di centro turistico e culturale di rilievo. Un clima favorevole, temperato dalla brezza di mare, lo rendono particolarmente adatto alla talasso-elioterapia.   
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Fonte: Cara Spezia volume 1
Fonte: Cara Spezia volume 1
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Versione attuale delle 15:00, 11 dic 2011

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Cenni Storici

Così Ursone da Vernazza, notaro, nel "Carmen Ursonis" in mille e sessanta versi latini, nel secolo XIII cantò la rotta di Oberto Pallavicino vicario imperiale in Lunigiana e dei suoi alleati Pisani (1241-42) sotto le mura di Levanto. Qui già furono i romani, ma prima di questi, popolazioni liguri, come testimoniano numerose "tombe a cassetta" dell'età del ferro. La zona viene considerata area di confine tra liguri ed etruschi che successivamente, premuti dai celti si ritirarono. Prima di Levanto c'era Ceula la cui eti mologia è incerta: alcuni (Civardi) ritengono sia un radicale già presente nel Mediterraneo (Koele Siria, Koele Eubea) che significa insenatura, costa frastagliata come forse appariva allora il litorale per un diverso livello del mare. Ceula, o Cebula, e tra i toponimi citati della Cosmographia dell'Anonimo Ravennate, punto di passaggio di un itinerario preistorico, utilizzato poi dai romani ed in epoca cristiana. Presidio dei bizantini risenti della calata di Rotari (640) che probabilmente distrusse Albareto. È da credersi che il Monte Bardellone sia un toponimo residuato dell'epoca, come il Monte Bardi sopra a Sestri e Bardìne in Lunigiana (Bardi da Longobardi) cioè punti di confine tra la Provincia Maritima Italorum ed il dilagare dei barbari. Secondo la tradizione il pago di Ceula fu convertito al cristianesimo da S. Siro, primo vescovo di Pavia, ed a lui è dedicata la chiesa di Montale. Ma il mare, anche se infido per le scorrerie che in tutti i tempi hanno segnato questi lidi, è un elemento di grande attrazione. Allora il mare era più a monte; intatti nella zona detta "Survemà", scavando, sono state trovate colonnine in pietra con anelli del tutto simili a quelle usate per gli ormeggi. La gente cominciò ad affluire al piano e li fondò un nuovo villaggio. Così nacque "via delle Compere" da Compeo, probabilmente una sorta di originario mercato, e "via del Paraxo" a conferma della tradizione di un ipotetico palazzo di Liutprando, re longobardo che saltuariamente avrebbe soggiornato in questi lidi. Altra augusta presenza, e precisamente a Chiesanuova ospite della famiglia Zattera, fu nel 996 l'imperatore Ottone Ill in viaggio per Roma.

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Il primo documento certo che fa riferimento a Levanto risale al 1132, il borgo è nuovamente citato nel 1164 in un diploma di Federico Barbarossa indirizzato ad Obizzo Malaspina in cui si parla di "Levantum cum curia”, Feudo dei Malaspina sino al 1140 era sotto la giurisdizione ecclesiastica del Vescovo di Luni; nel 1000, probabilmente per trasformazione di un subfeudo in feudo, troviamo la signoria dei Da Passano. Nel 1211 Levanto aderì spontaneamente alla Repubblica di Genova e tu da questa considerato per la sua costante fedeltà alla stregua di un libero comune. A dimostrazione della libertà di cui Levanto godette, dal punto di vista amministrativo, sotto la protezione di Genova ebbe "la loggia" costruita nel 1265 e chiamata anticamente "nobile comune". Il podestà nel XIII secolo dimorava ancora presso la pieve di S. Siro a Montale. Ai Malaspina è comunque dovuto il castello o almeno la prima opera fortificata, successivamente ristrutturata dai Genovesi. A memoria della sua storia medievale una parte di Levanto è ancora cinta da mura ben conservate e su queste dominano interessanti emergenze monumentali, significativa tra tutte la torre detta "dell'orologio". Solo in poche occasioni, e sempre di malavoglia, Levanto cambiò padrone: sul finire del '200 tornarono i Malaspina, nel '300 arrivarono i lucchesi con Castruccio Castracani degli Antelminelli, con i quali tuttavia i rappresentanti di Levanto seppero trattare con accorgimento e prudenza salvaguardando i propri diritti. Poi fu la volta di Re Roberto di Napoli che calò su Levanto con 90 navi e 1000 cavalieri, occupandola e dando alle fiamme le case dei ghibellini. Levanto ebbe anche una fiorente vita religiosa, la più antica chiesa è l'oratorio della Costa che fu dei Da Passano.

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Del 1200 è la Chiesa di S. Andrea, che fu riedificata nel 1334 e restaurata nel 1719. Appartenente ad una Casaccia era invece l'oratorio di S. Giacomo. Ordini religiosi stabilitisi a Levanto e poi venuti meno o per il volger dei tempi o per le leggi di soppressione napoleoniche o risorgimentali furono gli Agostiniani, il cui primo insediamento fu al Mesco e la cui ultima chiesa era consacrata a S. Antonio Abate, e le Clarisse che rimasero a Levanto dal 1688 al 1808. Ma il convento più noto e tuttora efficiente è quello dell'Assunta retto dai Frati minori francescani, conserva il quadro "S. Giorgio che uccide il drago" opera rinascimentale, asportato dai francesi nel 1810 e restituito ai frati nel 1820 dopo alterne vicende. Dopo tanta storia, gli anni che seguirono l'unità d'ltalia furono anni che videro per Levanto svilupparsi la sua vocazione di centro turistico e culturale di rilievo. Un clima favorevole, temperato dalla brezza di mare, lo rendono particolarmente adatto alla talasso-elioterapia.


Fonte: Cara Spezia volume 1

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