LA GROTTA DI QUARATICA

Da wikiSpedia.

(Differenze fra le revisioni)
Riga 1: Riga 1:
Numero catastale:''' Li 235'''<div>
Numero catastale:''' Li 235'''<div>
-
Comune: [[:Categoria:RICCO' DEL GOLFO|'''Riccò del Golfo''']]<div>
+
Comune: [[:Categoria:RICCÓ DEL GOLFO|'''Riccò del Golfo''']]<div>
Cartografia: '''IGM 95 II NO'''<div>
Cartografia: '''IGM 95 II NO'''<div>
Coordinate ingresso : '''44°07’53” 2°41’24”'''<div>
Coordinate ingresso : '''44°07’53” 2°41’24”'''<div>

Versione delle 21:35, 4 dic 2011

Numero catastale: Li 235
Comune: Riccò del Golfo
Cartografia: IGM 95 II NO
Coordinate ingresso : 44°07’53” 2°41’24”
Quota : 320 m slm
Sviluppo : 360 m
Dislivello: –70 m

Indice

STORIA ESPLORATIVA

Il territorio carsico della Lama della Spezia è stato uno dei primi in Italia dove si siano svolte ricerche di tipo idrologico e speleologico, tanto da poter essere considerato la culla della speleologia dell'Italia nordoccidentale. Infatti uno dei primi, forse il primo, trattato di idrologia carsica, "Lezione accademica intorno all'origine delle fontane" di Vallisneri (1726) descrive dettagliatamente i fenomeni carsici spezzini, indicando anche alcune cavità. Negli anni seguenti le ricerche furono portate avanti da Lazzaro Spallanzani e Paolo Spadoni che descrivono le grotte da loro visitate in diversi soggiorni spezzini alla fine del '700.Durante tutto l'800 l'esplorazione scientifica delle cavità prosegue con fini soprattutto paleontologici e faunistici ad opera di diversi studiosi fra cui spicca lo spezzino Giovanni Capellini, autore di numerosi scritti di carattere preistorico e paletnologico. All'inizio del '900 risalgono i primi tentativi di catalogazione catastale ad opera di Carlo Caselli (1919-1920) poi proseguiti dai lavori del Gruppo Speleologico Lunense nel primo dopoguerra. L'ultimo lavoro che raggruppa tutti i dati sulle cavità spezzine fino ad allora catastate è quello di Barbagelata [Catasto delle cavità sotterranee naturali della provincia della Spezia; Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze; Vol. XLVIII-L 1978-1980; 1985], che tuttavia nulla aggiunge alle conoscenze sulla circolazione idrica della zona.

ITINERARIO DI ACCESSO

Dal casello autostradale di Brugnato (autostrada A12 Genova-Livorno) si imbocca la S.S. n° 1 Aurelia in direzione La Spezia. Superati Borghetto Vara e Riccò del Golfo si incontra l’abitato di Campastrino (3 km da Riccò del Golfo); a questo punto si imbocca, a destra, la strada che conduce a Quaratica e si prosegue per circa 1 km fino ad incontrare un gruppo di case in prossimità delle quali è possibile parcheggiare l’auto. Si procede lungo un sentiero che, dal bordo sinistro della strada, scende ripido a gradini attraversando i terrazzamenti sottostanti e giunge nel greto del torrente quasi sempre in secca e spesso ingombro di vegetazione e rifiuti. ( Figure 2.4a e 2.4b). Da qui si risale per un brevissimo tratto il greto e si individua, a destra, l’ingresso, che si presenta come una cavità di ampiezza di circa 1.5 m situata a 2 m dal fondo del canale.

DESCRIZIONE DELLA CAVITÀ

I terreni geologici in cui si sviluppa la Caverna di Quaratica appartengono alla cosiddetta Falda Toscana, una unità tettonica sovrapposta alle sottostanti unità Liguri attraverso una grossa piega coricata che prende il nome di Lama della Spezia. La grotta si apre proprio al nucleo di questa piega anticlinale, all'interno della Formazione di La Spezia di età Retica (Trias superiore) e più precisamente nel Membro di calcari e marne di Monte Santa Croce, costituito da strati calcarei grigio scuri ed intervalli marnosi grigi irregolarmente alternati con intercalazioni di dolomie biancastre. Gli strati immergono grosso modo verso Nord con inclinazioni basse, tra l'orizzontale ed i 25°. Con i suoi 63 Km2, la lama di La Spezia è l'area carsica più estesa della Liguria. La caverna di Quaratica si sviluppa su tre livelli sovrapposti uniti da tratti verticali. Si tratta di condotte di origine freatica impostate lungo una famiglia di fratture subverticali con direzione circa SE-NW. I due livelli superiori sono ormai "fossili", cioè non più percorsi da acqua, mentre il livello inferiore è ancora attivo e viene interamente occupato dalle acque durante le piene. Dall’ingresso un cunicolo conduce ad un pozzetto di circa 2 metri superato il quale si accede ad una galleria più ampia in leggera discesa. Da qui, attraverso un passaggio sulla parete di sinistra si incontra un pozzo da 23 metri che porta nel livello intermedio. Alla base del pozzo si prosegue lungo un meandro interrotto da alcuni passaggi angusti, fino a raggiungere la zona da cui, con due salti successivi, si accede al livello sottostante (punto 6), la parte più profonda della cavità. Una via alternativa, prevalentemente verticale, connette il livello più alto con quello attivo. Si può imboccare poco dopo l’ingresso, proseguendo lungo la galleria principale ed evitando il P23; in questo caso una serie di piccoli pozzi ed un salto finale di 26 metri conducono direttamente al livello più basso della grotta. Il livello attivo, dal punto 6 del rilievo, è percorribile sia in salita fino ad un’ostruzione di massi non calcarei, sia in discesa fino a raggiungere il sifone terminale. Su tale livello è stato recentemente esplorato dagli speleologi del CAI Sarzana un lungo ramo orizzontale che ha più che raddoppiato lo sviluppo della grotta. In più parti della cavità si possono rinvenire ciottoli alloctoni di varie dimensioni. Si tratta di materiale proveniente dalle zone a monte della valle del fosso Crocetta, immesso nel reticolo ipogeo dalle piene. Tutta la grotta è riccamente concrezionata soprattutto dalle colate calcitiche che ricoprono quasi interamente le pareti.

IDROLOGIA

La struttura dei drenaggi profondi risulta ancora poco conosciuta. Sicuramente all'interno di questa grande area esistono diversi sistemi carsici indipendenti, ma i loro limiti sono tuttora incerti in quanto le conoscenze speleologiche ed idrologiche sono piuttosto scarse. Il sistema principale, al quale presumibilmente appartiene la zona di Quaratica, drena le acqua al disotto delle grandi depressioni carsiche di Caresana, Campastrino e San Benedetto verso le sorgenti sottomarine che sgorgavano in passato nel golfo della Spezia. Attualmente tali sorgenti sono invisibili in quanto captate o deviate durante la costruzione dell'Arsenale e del porto militare di La Spezia Bibliografia Società speleologica italiana (1987) - Le nostre grotte Sagep Editrice Genova pp.37-38 Gruppo Speleologico CAI Bolzaneto (2004) - Lo speleomantes italicus Memorie della Accademia Lunigianese di Scienze - Catasto delle cavità sotterranee naturali della provincia della Spezia Ripulire qualche volta.... porta fortuna. Racconto dell'esperienza del Gruppo Speleologico del Cai di 5arzana (GSCS) Non pretendiamo di raccontarvi di una impresa di pulizia totale di una grotta come nell' "Operazione Corno d'Aquila" nella Spluga della Preta, ne' della scoperta di un nuovo abisso più profondo di tutti gli abissi fino ad oggi conosciuti. Vi raccontiamo semplicemente di come la fatica che di ripulire questa piccola, ma ugualmente bella cavità, sia stata ricompensata dalla scoperta di un nuovo ramo che raddoppia di fatto le dimensioni della grotta già nota. La grotta di Quaratica, sita nel Comune di Riccò del Golfo in Provincia di La Spezia, conosciuta da molti anni, descritta come "una grotta piuttosto complessa pur nella sua limitata estensione" (1) [SSI "Le nostre grotte, guida speleologica ligure", SAGEP Editrice, 1987, Genova; pagg. 33-36] e sicuramente interessante anche per la ricchezza faunistica, era diventata impraticabile a causa dei rifiuti accummulativisi all'interno. La colpa delle disastrose condizioni in cui versava la grotta, per questa volta, non era solo degli speleologi, ma anche degli abitanti del paese soprastante che avevano (speriamo che il passato sia il tempo giusto) la riprovevole abitudine di gettare i rifiuti nel greto del torrente su cui si aprivano i due ingressi della cavità. L'idea di ripulirla, senza forse neppure lontanamente immaginare il lavoro che ne sarebbe seguito, è venuta al nostro paladino Benedetto, al quale, ignari, abbiamo risposto in coro.' "Mah!, sì... si potrebbe fare, va bene!". Questo slancio di generosità ci è "costato" 500 ore effettive di lavoro per riportare fuori dalla grotta e su su dal letto del torrente fino alla strada, lamiere arrugginite, plastica, bottiglie , scarpe vecchie, medicinali ancora racchiusi nelle loro originali confezioni, resti di servizi da cucina un tempo forse preziosi e quant'altro la vostra fantasia possa immaginare, per un totale di 10 quintali di roba. Per evitare che il lavoro fatto potesse essere vanificato da una nuova piena del torrente, abbiamo ripulito anche un piccolo tratto del torrente (per farlo tutto ci sarebbe voluta la collaborazione offerta purtroppo solo a parole del Comune e non una decina. di seppur volenterosi disperati), e chiuso con gli stessi sassi del fiume, opportunamente disposti, l'ingresso più basso attraverso il quale le acque di pienatrascinavano fino al sifone terminale (- 70 m) i rifiuti che fuori gli umani abbandonavano: Eravamo felici del lavoro fatto, soprattutto al termine, quando una domenica di settembre avevamo accumulato circa 50 sacchi in uno spiazzo lungo la via che porta al paese che il Servizio di nettezza urbana avrebbe rimosso qualche giorno dopo. David ed Andrea tuttavia fremevano dalla curiosità di ritornare a vedere un punto piuttosto stretto in cui David si era infilato inseguendo la sporcizia e che in quella occasione non era stato forzato. E' stato così che questa grotta ci ha gratificato con quella che annotiamo come la terza scoperta (non pensiate, che le altre siano di portata nazionale) del gruppo G. S. C. S:. Passato lo stretto meandro lungo una ventina di metri si giunge con un breve salto in una - sala con una pozza d'acqua da cui si dipartono due rami percorribili, uno ascendente ed uno più basso, che corrono lungo la stessa frattura. Il ramo più basso (il principale) continua tra sale di varia dimensione, risalite trai blocchi di frana, un pozzo di una decina di metri, un'altra, risalita franosa, una nuova sala un poco più ampia e concrezionata in fondo alla quale, sul lato sinistro, si apre un cunicolo rotondeggiante, liscio, non molto ampio (diametro 60- 80 cm), orizzontale e molto fangoso. La prima volta Andrea arrivato qui da solo, decise prudentemente di non continuare, il rumore di acqua che proveniva dal pertugio, il fango che ne rivestiva le pareti indicavano chiaramente che la zona era soggetta ad allagamenti, e fuori pioveva. Solo qualche giorno dopo, in cinque, ci siamo rotolati nel fango (non lo abbiamo fatto realmente, ma dal risultato nessuno avrebbe potuto pensare diversamente) per una quindicina di metri e siamo finiti, affascinati, ma un po' delusi, in una sala faugosu (tanto per non smentirsi), con un soffitto a volta abbastanza uniforme e ahimè un sifone: "Il sogno di collegarci al mitico Corchia era sfumato!!". La febbre da esplorazione aveva contagiato un po' tutto il gruppo e così abbiamo trovato anche meno pesante fare il rilievo e ritornare qualche decina di volte ad esplorare tutte le possibilità di nuovi passaggi. E stata armata la risalita del pozzo sul quale si apre il meandro iniziale del nuovo ramo, battezzato Luna Park da Mauro, che porta ad una cengia dalla quale si può ripercorrere, più in alto, il ramo Luna Park. Dopo aver passato qualche strettoia e qualche saletta concrezionata (chissà perchè dopo una strettoia un piccolo slargo sembra un salone!) e qualche blocco di frana quasi tutto in orizzontale, si riscende e si ritorna alla saletta dopo il meandro. In pratica, se non avete voglia di fare 20 metri di meandro, vi portate le staffe, risalite circa 15 metri in artificiale, passate qualche strettoia, scendete 3 metri circa, girate su voi stessi e tornate indietro scendendo, semplice no! Abbiamo cacciato il naso in diversi altri punti della grotta, ma non sembra ci siano altre continuazioni degne di nota. Ringraziamo il Sig. Anastasio del supporto logistico che fornisce a noi speleo e per la sua simpatia. Per chi volesse divertirsi riportiamo la scheda d'armo. Vi informiamo che probabilmente verrà messo un cancello all'ingresso per evitare il prelievo indiscriminato di fauna rara che attualmente viene fatto in questa grotta e che le chiavi saranno disponibili sicuramente presso i gruppi di Sarzana e La Spezia. La presente

comunicazione verrà pubblicata su un bollettino ligure di speleologia.
Strumenti personali