IL MONASTERO DEL TINO

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L’origine del monastero del '''Tino''', affidato ai benedettini, si data poco dopo la metà del secolo XI. I documenti attestano che attorno al 1050 esisteva sull’isola una chiesa, dedicata Santa Maria e [[SAN VENERIO PATRONO DEL GOLFO|San Venerio]], e più tardi ampliata nella forma a due navate e due absidi. All’interno della chiesa del Tino sono visibili due fasci di tre piastrini, presenti sino a circa metà altezza negli angoli della contro facciata, e un altro simile elemento verticale sulla parete destra; in base a questi, parrebbe che l’edificio, nella fase progettuale, dovesse essere diviso in varie campate mediante archi trasversali e copertura a crociere. La facciata esterna presenta una porta più tarda ( probabilmente del XII secolo ) ricavata in un muro addossato a quello della chiesa primitiva che, in un secondo momento, sembra essere stato quasi ritagliato al centro a formare una sorta di apertura arcuata. In alto è visibile la finestra più antica, che era in origine allungata e con più ampia svecchiatura. Le riproduzioni d’epoca attestano anche che sino a prima dell’ultima guerra mondiale la chiesa e l’edifico conventuale erano uniti sul lato interno da muri continui, con uscita attraverso la galleria del chiostro. Il chiostro, addossato sia al monastero che alla chiesa romanica, sembra posteriore ad entrambi ma comunque non oltre la fine del secolo XI. Considerazioni più sicure si possono trarre dall’esame dell’ala occidentale del chiostro, nella quale due arcate sono rimaste immuni da crolli e integrazioni moderne. La galleria si affaccia sul cortile con archi a tutto sesto a doppia ghiera, con alternanza di pilastri e colonnine in marmo romano di impiego. La decorazione architettonica è costituita dai consueti archetti pensili con mensoline aggettanti, tipici del romanico lombardo; la tecnica muraria non pare distaccarsi molto da quella della chiesa monastica. Una datazione non oltre la fine del secolo XI viene anche dall’unico capitello del chiostro in situ, pertinente a un piastrino angolare con semicolonna addossata, in marmo bianco di Carrara. Vi è raffigurato un leoncino passante, con la coda attorcigliata fra le zampe ed il corpo, terminante in un elemento vegetale stilizzato.
L’origine del monastero del '''Tino''', affidato ai benedettini, si data poco dopo la metà del secolo XI. I documenti attestano che attorno al 1050 esisteva sull’isola una chiesa, dedicata Santa Maria e [[SAN VENERIO PATRONO DEL GOLFO|San Venerio]], e più tardi ampliata nella forma a due navate e due absidi. All’interno della chiesa del Tino sono visibili due fasci di tre piastrini, presenti sino a circa metà altezza negli angoli della contro facciata, e un altro simile elemento verticale sulla parete destra; in base a questi, parrebbe che l’edificio, nella fase progettuale, dovesse essere diviso in varie campate mediante archi trasversali e copertura a crociere. La facciata esterna presenta una porta più tarda ( probabilmente del XII secolo ) ricavata in un muro addossato a quello della chiesa primitiva che, in un secondo momento, sembra essere stato quasi ritagliato al centro a formare una sorta di apertura arcuata. In alto è visibile la finestra più antica, che era in origine allungata e con più ampia svecchiatura. Le riproduzioni d’epoca attestano anche che sino a prima dell’ultima guerra mondiale la chiesa e l’edifico conventuale erano uniti sul lato interno da muri continui, con uscita attraverso la galleria del chiostro. Il chiostro, addossato sia al monastero che alla chiesa romanica, sembra posteriore ad entrambi ma comunque non oltre la fine del secolo XI. Considerazioni più sicure si possono trarre dall’esame dell’ala occidentale del chiostro, nella quale due arcate sono rimaste immuni da crolli e integrazioni moderne. La galleria si affaccia sul cortile con archi a tutto sesto a doppia ghiera, con alternanza di pilastri e colonnine in marmo romano di impiego. La decorazione architettonica è costituita dai consueti archetti pensili con mensoline aggettanti, tipici del romanico lombardo; la tecnica muraria non pare distaccarsi molto da quella della chiesa monastica. Una datazione non oltre la fine del secolo XI viene anche dall’unico capitello del chiostro in situ, pertinente a un piastrino angolare con semicolonna addossata, in marmo bianco di Carrara. Vi è raffigurato un leoncino passante, con la coda attorcigliata fra le zampe ed il corpo, terminante in un elemento vegetale stilizzato.
Pur essendo interamente zona militare il 13 settembre, giorno del patrono San Venerio, l’Isola si apre ai visitatori, inoltre è possibile visitarla anche attraverso escursioni organizzate dal [[:Categoria:PARCO NATURALE REGIONALE DI PORTOVENERE|Parco Naturale Regionale di Porto Venere]].
Pur essendo interamente zona militare il 13 settembre, giorno del patrono San Venerio, l’Isola si apre ai visitatori, inoltre è possibile visitarla anche attraverso escursioni organizzate dal [[:Categoria:PARCO NATURALE REGIONALE DI PORTOVENERE|Parco Naturale Regionale di Porto Venere]].
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Versione attuale delle 14:34, 3 nov 2011

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L’origine del monastero del Tino, affidato ai benedettini, si data poco dopo la metà del secolo XI. I documenti attestano che attorno al 1050 esisteva sull’isola una chiesa, dedicata Santa Maria e San Venerio, e più tardi ampliata nella forma a due navate e due absidi. All’interno della chiesa del Tino sono visibili due fasci di tre piastrini, presenti sino a circa metà altezza negli angoli della contro facciata, e un altro simile elemento verticale sulla parete destra; in base a questi, parrebbe che l’edificio, nella fase progettuale, dovesse essere diviso in varie campate mediante archi trasversali e copertura a crociere. La facciata esterna presenta una porta più tarda ( probabilmente del XII secolo ) ricavata in un muro addossato a quello della chiesa primitiva che, in un secondo momento, sembra essere stato quasi ritagliato al centro a formare una sorta di apertura arcuata. In alto è visibile la finestra più antica, che era in origine allungata e con più ampia svecchiatura. Le riproduzioni d’epoca attestano anche che sino a prima dell’ultima guerra mondiale la chiesa e l’edifico conventuale erano uniti sul lato interno da muri continui, con uscita attraverso la galleria del chiostro. Il chiostro, addossato sia al monastero che alla chiesa romanica, sembra posteriore ad entrambi ma comunque non oltre la fine del secolo XI. Considerazioni più sicure si possono trarre dall’esame dell’ala occidentale del chiostro, nella quale due arcate sono rimaste immuni da crolli e integrazioni moderne. La galleria si affaccia sul cortile con archi a tutto sesto a doppia ghiera, con alternanza di pilastri e colonnine in marmo romano di impiego. La decorazione architettonica è costituita dai consueti archetti pensili con mensoline aggettanti, tipici del romanico lombardo; la tecnica muraria non pare distaccarsi molto da quella della chiesa monastica. Una datazione non oltre la fine del secolo XI viene anche dall’unico capitello del chiostro in situ, pertinente a un piastrino angolare con semicolonna addossata, in marmo bianco di Carrara. Vi è raffigurato un leoncino passante, con la coda attorcigliata fra le zampe ed il corpo, terminante in un elemento vegetale stilizzato. Pur essendo interamente zona militare il 13 settembre, giorno del patrono San Venerio, l’Isola si apre ai visitatori, inoltre è possibile visitarla anche attraverso escursioni organizzate dal Parco Naturale Regionale di Porto Venere.

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