LA SPEZIA
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Versione delle 10:47, 22 set 2011
LA SPEZIA
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In Dialetto: | Speza |
Nazione: | |
Regione: | LIGURIA |
Provincia: | LA SPEZIA |
Comune: | LA SPEZIA |
Coordinate: | |
Altitudine: | |
Google Maps: | |
Dialetti: | SPEZZINO |
Abitanti: | |
Densità: | |
Frazioni: |
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CAP: | 19100 |
Patrono: | SAN GIUSEPPE |
Ricorrenza: | 30 NOVEMBRE |
Eventi: | |
Musei: | |
Parchi: | |
Links: | COMUNE |
CENNI STORICI
Cenni storici La struttura attuale della città è riconducibile alla sua vocazione militare già individuata durante l’epoca napoleonica. Nonostante le costruzioni ottocentesche necessarie per trasformare La Spezia in piazzaforte marittima abbiano comportato la rimozione di testimonianze dell’antico passato, alcune di esse sono ancora visibili nel tessuto cittadino. Ben poco rimane però del più antico periodo storico di insediamento in questa parte del Golfo, con segni di presenza umana già dalla preistoria e poi dall’età del ferro. Le testimonianze maggiori risalgono ad epoca romana, quando nacquero nel Golfo nuovi insediamenti, tra cui le Ville del Muggiano ad est e quella del Varignano ad ovest. Un insediamento in località San Vito venne invece scoperto durante i lavori di costruzione dell’Arsenale. Corredi, oggetti d’uso e altri reperti sono visibili nel Civico Museo Archeologico, ospitato nel Castello di San Giorgio, nell’area dell’originario insediamento cittadino, insieme alle testimonianze dell’antica civiltà della Lunigiana. Alla fine dell’Impero Romano la zona del Golfo con i suoi insediamenti rimane ai Bizantini che proprio in quest’area incardinano il loro limes, linea fortificata da vari castelli con funzione di difesa e protezione della via del Passo della Cisa verso la Pianura Padana e della Tuscia (odierna Toscana), che percorre tutta la Lunigiana storica e parte della Riviera. Di quest’epoca rimangono testimonianze nel primo impianto della Pieve di San Venerio. Nell’alto medioevo inizia a formarsi il potere religioso ma anche territoriale dei Vescovi-Conti di Luni, tra i maggiori feudatari e quelli con più autorità. Non da meno è il monastero di San Venerio sull’Isola del Tino, che giunge a controllare un vasto territorio sulla terraferma. Tra queste due potenze si inseriscono i feudatari locali di nomina regia tra cui alcune famiglie nobili: quelle dei Vezzano, dei Passano, dei Lavagna. La Spezia intorno al Mille è ancora un piccolo borgo sotto la sovranità del castello di Vesigna, appartenente alla corte vescovile di Vezzano. Si afferma il centro di Carpena, all’interno del Golfo, mentre Porto Venere è in piena ascesa, dopo l’arrivo di Genova all’inizio del XII secolo. Nel secolo successivo cresce la potenza di Genova anche con l’acquisto di Lerici, sul lato opposto del Golfo. Ma nonostante questa presenza La Spezia è coinvolta nel tentativo della potente famiglia nobiliare dei Fieschi di crearsi uno stato feudale nella Riviera di Levante. L’ancor piccolo ed oscuro borgo sale così alla ribalta della storia quando lo stato dei Fieschi, fattosi troppo potente, viene invaso dai genovesi e ricondotto alla loro sovranità diretta nel 1276. Già nel 1273 La Spezia entra nella podesteria di Carpena, nel quadro del nuovo ordinamento delle terre del dominio di Genova. Questo periodo è contrassegnato dall’espandersi dell’economia del borgo, terminale di numerosi percorsi dell’economia del tempo, semplice ma ricca di prodotti del suolo, come i rinomati vini, l’olio pregiato e soprattutto il sale, generi tutti richiesti da un entroterra che già configura quello dei secoli futuri, proiettato oltre la Lunigiana storica verso la Pianura Padana. Con lo sviluppo arriva l’autonomia amministrativa, quando Specia nel 1343 diventa anch’essa sede di podesteria; si crea un rapporto di rivalità con Carpena maldisposta a perdere il controllo di un’area dalle ricche potenzialità, scontro che porterà Carpena all’aperta ribellione e nel 1411 alla distruzione del suo castello da parte dei genovesi. Il borgo si cinge di mura e inizia un’epoca di prosperità grazie anche alla lavorazione e spedizione del sale, estratto con semplici ma efficaci saline dal Golfo e dalla Riviera, che crea un ricco commercio lungo le cosiddette vie del sale, dove carovane di muli risalgono le valli di Vara e Magra portando all’interno il prezioso alimento. Testimonianza di tale prosperità è appunto il primo tracciato delle mura che cingono il borgo, insieme con la ristrutturazione nel 1371 della principale emergenza cittadina, quel Castello di San Giorgio che nei secoli seguirà lo sviluppo urbano; nella stessa data La Spezia diventa sede del Vicariato della Riviera di Levante avendo giurisdizione su un territorio prossimo a quello dell’attuale provincia; gli Statuti cittadini del 1407 sono volti a dare un’organizzazione a una realtà sempre più complessa, ricca di fermenti e di iniziative. Così è per il periodo tra XV e XVI secolo. Successivamente la rigida politica protezionistica di Genova, sempre più orientata alle grandi operazioni finanziarie, lascia deprimere i commerci. Uno sviluppo fatale per la successiva ripresa si ha solo con l’arrivo delle armate di Napoleone. Viene avviato un ambizioso piano di lavori pubblici che toglieranno il borgo dal suo isolamento, quali i tracciati delle strade carrozzabili che in futuro costituiranno la Via Aurelia, quella della Cisa e per Porto Venere. Lo stesso Imperatore in persona considera il Golfo sede ideale di una piazzaforte navale. Ma il destino militare appare ancora lontano a un centro che, sia pure ancora di piccole dimensioni, viene colto da un gran fervore di iniziative, sullo sfondo delle idee “francesi” si sviluppa una borghesia attiva e illuminata. Non si può dimenticare quel periodo a metà del XIX secolo, quando La Spezia diventa un punto nodale della nuova moda dei soggiorni marini, accogliendo personalità di grande prestigio, tra cui l’intera corte dei Savoia, nuovi regnanti dal 1815. Fino all’avvento di Cavour che vuole dotare il Regno di un porto militare efficiente, in sostituzione dei vecchi impianti di Genova, non più adatti allo sviluppo della marineria militare. Sotto la sua accorta regia, con l’opera infaticabile del maggiore del Genio Domenico Chiodo, nel 1857 viene approvato il trasferimento dell’Arsenale da Genova alla Spezia. Un progetto grandioso che porta nel giro di pochi anni a moltiplicare la sua popolazione. Si richiede così la costruzione di nuovi quartieri che vanno ad occupare lo spazio lasciato libero ad ovest tra l’Arsenale e le colline, e inizia anche lo sviluppo, tuttora in corso, ad oriente. Attratto dalle commesse belliche si forma anche, nella parte nord-orientale del Golfo, un nucleo di industria militare in rapida espansione, che, con continui ridimensionamenti, continua ad operare tutt’oggi. Ad inizio novecento la città, grazie alla sua borghesia in ascesa e aperta ai nuovi fermenti artistici, si arricchisce di architetture liberty ancor oggi visibili e diventa luogo simbolo per gli artisti futuristi: il Premio del Golfo voluto da Filippo Tommaso Marinetti nel 1933 è ancora attivo all’interno di quel Museo di Arte Contemporanea (il CAMeC) da lui auspicato; mentre Ettore Cozzani editava la rivista “L’Eroica”. Per le sue caratteristiche di piazzaforte militare La Spezia dovette subire gravi danni per i bombardamenti della seconda guerra mondiale, che hanno lasciato la città semidistrutta anche nel suo tessuto edilizio più antico. La città venne poi coinvolta nella crisi delle industrie pesanti a partecipazione statale e dei cantieri di demolizione navale, cercando una nuova strada nei servizi di eccellenza alla nautica e nel terziario, riaprendosi inoltre al turismo, con la formazione del Sistema Museale e con lo sviluppo di attività ricettive; non ultima occasione, l’arrivo delle navi da crociera, per cercare un nuovo sviluppo anche compatibile con la bellezza del Golfo.