FONTE DI REDARCA
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- | La fonte di '''Redarca''', etimologicamente simile all’altra fonte di Capodacqua,e l'omonimo canale si trovano oggi nel comune di Lerici. La fonte, è citata nel documento n.56 del 1328, nel Registrum Vetus, come termine di confine tra i territori di Sarzana e di Ameglia, (...eundo superius usque ad summitatem muntis Castellarii et usque ad campum Aleorum et ab inde citra versus Ameliam et funtem de Redaicha...), territori, il M.Castellazzo e il Campo degli agli, nel distretto del castello di Ameglia. | + | La fonte di '''Redarca''', etimologicamente simile all’altra fonte di Capodacqua,e l'omonimo canale si trovano oggi nel comune di [[:Categoria:LERICI|Lerici]]. La '''fonte''', è citata nel documento n.56 del 1328, nel Registrum Vetus, come termine di confine tra i territori di [[:Categoria:SARZANA|Sarzana]] e di [[:Categoria:AMEGLIA|Ameglia]], (...eundo superius usque ad summitatem muntis Castellarii et usque ad campum Aleorum et ab inde citra versus Ameliam et funtem de Redaicha...), territori, il M.Castellazzo e il Campo degli agli, nel distretto del [[CASTELLO DI AMEGLIA|castello]] di [[:Categoria:AMEGLIA|Ameglia]]. |
- | Un luogo fantastico, un luogo da sogno dove è facile perdersi nell’immaginario. Nel canale si sentono ancora le voci dei folletti, delle ninfe , dei fauni e degli dei che abitano il Monte Caprione. Dall’attuale canale della fonte '''Redarca''', inizia il percorso d’acqua verso la via dei mulini lericina; Ci troviamo nel canale che poi diventa, durante il percorso, il Canale del Romito, nel quale convergono i canali di Bonezzola e dei Sardi. E’ identificato nel codice Pelavicino al n. 493 dell’anno 1218 come canale de Rimaso ( Rivus maior lungo il quale si affianca la storica via ). | + | Un luogo fantastico, un luogo da sogno dove è facile perdersi nell’immaginario. Nel canale si sentono ancora le voci dei folletti, delle ninfe , dei fauni e degli dei che abitano il [[MONTE CAPRIONE|Monte Caprione]]. Dall’attuale canale della fonte '''Redarca''', inizia il percorso d’acqua verso la via dei mulini lericina; Ci troviamo nel canale che poi diventa, durante il percorso, il Canale del Romito, nel quale convergono i canali di Bonezzola e dei Sardi. E’ identificato nel codice Pelavicino al n. 493 dell’anno 1218 come canale de Rimaso ( Rivus maior lungo il quale si affianca la storica via ). In carta, scendendo dalla sorgente, il canale prende il nome di '''Canale di Redarca''', mentre nel gergo popolare è conosciuto con il nome di "Canae der Gorde(n)". Nel 1919 il proprietario della fonte è Bacchioni Antonio, proprietario e costruttore del bottaccio e del primo mulino ancora ben visibile sul lato sinistro del canale, ora trasformato in civile abitazione, proprio sotto l’attuale “Trattoria Redarca”, lungo la strada che conduce al Fodo e a Villa Volpara. In ordine, a scendere, troviamo il mulino dei Conti De Benedetti di [[:Categoria:BARCOLA|Barcola]], di Bracco, di Lupi, i ruderi di un mulino non più in funzione,altri ruderi di mulino non identificato, Conte Pietro De Benedetti, eredi De Benedetti, Bardellini Giovanni, Biaggini Giulio e, dove ora si trova l’attuale Ufficio Postale, l’opificio dei fratelli Lupi. Undici costruzioni, delle quali nove sicuramente funzionanti in quell’epoca dove l’acqua produceva ricchezza . Sotto Redarca, tra il bottaccio e il frantoio, il primo grande arco, da dove inizia la via d’acqua verso Lerici: la Gora. Lungo quel percorso, tra il profumo della macchia e l’odore del sapone, per generazioni,si sono lavati i panni che poi venivano stesi ai lati della via militare per [[MONTE ROCCHETTA|Monte Rocchetta]] e Pianazze. Le notizie sono tratte da una carta del gometra Biaggini Emilio per gli opifici della zona stessa. |
- | In carta, scendendo dalla sorgente, il canale prende il nome di '''Canale di Redarca''', mentre nel gergo popolare è conosciuto con il nome di "Canae der Gorde(n)". | + | Matteo Vinzoni, nel 1773 documenta nella sua carta di [[:Categoria:LERICI|Lerici]], l’ultimo dei suddetti mulini. |
- | Nel 1919 il proprietario della fonte è Bacchioni Antonio, proprietario e costruttore del bottaccio e del primo mulino ancora ben visibile sul lato sinistro del canale, ora trasformato in civile abitazione, proprio sotto l’attuale “Trattoria Redarca”, lungo la strada che conduce al Fodo e a Villa Volpara. In ordine, a scendere, troviamo il mulino dei Conti De Benedetti di Barcola, di Bracco, di Lupi, i ruderi di un mulino non più in funzione,altri ruderi di mulino non identificato, Conte Pietro De Benedetti, eredi De Benedetti, Bardellini Giovanni, Biaggini Giulio e, dove ora si trova l’attuale Ufficio Postale, l’opificio dei fratelli Lupi. Undici costruzioni, delle quali nove sicuramente funzionanti in quell’epoca dove l’acqua produceva ricchezza . Sotto Redarca, tra il bottaccio e il frantoio, il primo grande arco, da dove inizia la via d’acqua verso Lerici: la Gora. Lungo quel percorso, tra il profumo della macchia e l’odore del sapone, per generazioni,si sono lavati i panni che poi venivano stesi ai lati della via militare per Monte Rocchetta e Pianazze. Le notizie sono tratte da una carta del gometra Biaggini Emilio per gli opifici della zona stessa. | + | |
- | Matteo Vinzoni, nel 1773 documenta nella sua carta di Lerici, l’ultimo dei suddetti mulini. | + | |
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|[[File:REDARCA 02.JPG|120px|Cascatella sottostane l'arco della "gora" nel Canale del Redarca]] | |[[File:REDARCA 02.JPG|120px|Cascatella sottostane l'arco della "gora" nel Canale del Redarca]] | ||
|[[File:REDARCA 03.JPG|120px|La sorgente del Canale Redarca]] | |[[File:REDARCA 03.JPG|120px|La sorgente del Canale Redarca]] | ||
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Versione attuale delle 11:38, 5 gen 2012
La fonte di Redarca, etimologicamente simile all’altra fonte di Capodacqua,e l'omonimo canale si trovano oggi nel comune di Lerici. La fonte, è citata nel documento n.56 del 1328, nel Registrum Vetus, come termine di confine tra i territori di Sarzana e di Ameglia, (...eundo superius usque ad summitatem muntis Castellarii et usque ad campum Aleorum et ab inde citra versus Ameliam et funtem de Redaicha...), territori, il M.Castellazzo e il Campo degli agli, nel distretto del castello di Ameglia. Un luogo fantastico, un luogo da sogno dove è facile perdersi nell’immaginario. Nel canale si sentono ancora le voci dei folletti, delle ninfe , dei fauni e degli dei che abitano il Monte Caprione. Dall’attuale canale della fonte Redarca, inizia il percorso d’acqua verso la via dei mulini lericina; Ci troviamo nel canale che poi diventa, durante il percorso, il Canale del Romito, nel quale convergono i canali di Bonezzola e dei Sardi. E’ identificato nel codice Pelavicino al n. 493 dell’anno 1218 come canale de Rimaso ( Rivus maior lungo il quale si affianca la storica via ). In carta, scendendo dalla sorgente, il canale prende il nome di Canale di Redarca, mentre nel gergo popolare è conosciuto con il nome di "Canae der Gorde(n)". Nel 1919 il proprietario della fonte è Bacchioni Antonio, proprietario e costruttore del bottaccio e del primo mulino ancora ben visibile sul lato sinistro del canale, ora trasformato in civile abitazione, proprio sotto l’attuale “Trattoria Redarca”, lungo la strada che conduce al Fodo e a Villa Volpara. In ordine, a scendere, troviamo il mulino dei Conti De Benedetti di Barcola, di Bracco, di Lupi, i ruderi di un mulino non più in funzione,altri ruderi di mulino non identificato, Conte Pietro De Benedetti, eredi De Benedetti, Bardellini Giovanni, Biaggini Giulio e, dove ora si trova l’attuale Ufficio Postale, l’opificio dei fratelli Lupi. Undici costruzioni, delle quali nove sicuramente funzionanti in quell’epoca dove l’acqua produceva ricchezza . Sotto Redarca, tra il bottaccio e il frantoio, il primo grande arco, da dove inizia la via d’acqua verso Lerici: la Gora. Lungo quel percorso, tra il profumo della macchia e l’odore del sapone, per generazioni,si sono lavati i panni che poi venivano stesi ai lati della via militare per Monte Rocchetta e Pianazze. Le notizie sono tratte da una carta del gometra Biaggini Emilio per gli opifici della zona stessa. Matteo Vinzoni, nel 1773 documenta nella sua carta di Lerici, l’ultimo dei suddetti mulini.